«Sono passati vent’anni da quella legge che ha istituito il Giorno della Memoria», ha ricordato al Quirinale il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Auschwitz – che simboleggia e riassume tutto l’orrore e la lucida follia del totalitarismo razzista - racchiude in sé i termini di un tragico paradosso. Si tratta, infatti, della costruzione più disumana mai concepita dall’uomo. Uomini contro l’umanità». Si è svolta al Colle la cerimonia per la Giornata della Memoria delle vittime dell’olocausto, che Mattarella ha tenuto come punto saldo della sua agenda nonostante l’urgenza di avviare le consultazioni dopo le dimissioni del presidente del consiglio, Giuseppe Conte.

Nel pomeriggio partiranno gli incontri, ma questa mattina il presidente della Repubblica ha messo in guardia contro il fascismo: «Il fascismo, il nazismo, il razzismo non furono funghi velenosi nati per caso nel giardino ben curato della civiltà europea. Furono invece il prodotto di pulsioni, di correnti pseudo culturali, e persino di mode e atteggiamenti che affondavano le radici nei decenni e, persino, nei secoli precedenti».

Il presidente della Repubblica ha voluto dare risalto al valore della testimonianza. Ha ricordato Nedo Fiano, lo scrittore sopravvissuto all’olocausto: «Rivolgo un pensiero a Nedo Fiano, scomparso qualche settimana addietro, di cui abbiamo ascoltato poc’anzi un pensiero coinvolgente e fortemente impegnativo» ha detto Mattarella, e ha aggiunto: «Un ringraziamento davvero speciale a Sami Modiano. Non è la prima volta che lo ascoltiamo al Quirinale. Ma la sua testimonianza sempre limpida e ferma, scolpita nella sua personale esistenza, coinvolge, commuove e fa riflettere ogni volta che lo ascoltiamo. Grazie di essere venuto anche questa volta».

Totalitarismi contro la civiltà

«I totalitarismi della prima metà del Novecento – e le ideologie che li hanno ispirati - hanno arrestato la ruota dello sviluppo della civiltà, precipitando larga parte del mondo nella notte della ragione, nel buio fitto della barbarie, in una dimensione di terrore e di sangue» ha detto Mattarella.

Adesso «Ricordare e far ricordare a tutti il sacrificio di milioni di vittime innocenti – ebrei in maggior parte, ma anche rom e sinti, omosessuali, oppositori politici, disabili – esprime dunque un dovere di umanità e di civiltà, che facciamo nostro ogni volta con dolorosa partecipazione».

Non è accaduto per caso

Per il presidente della Repubblica niente è accaduto per caso, e ha parlato della storia per rivolgersi al presente: «Faremmo un’offesa grave a quegli uomini, a quelle donne, a quei bambini mandati a morire nelle camere a gas, se considerassimo quella infausta stagione come un accidente della storia, da mettere tra parentesi. Se, insomma, rinchiudessimo soltanto nella memoria quei tragici accadimenti, chiudendo gli occhi sulle origini che hanno avuto e sulle loro dinamiche».

Tutto è partito da una leggerezza: «Nei salotti di tante parti d’Europa, dove a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, si conversava, con irresponsabile civetteria, di gerarchia razziale, di superiorità ariana, di antisemitismo accademico, forse nessuno avrebbe pensato che si sarebbe poi arrivati un giorno a quella che fu crudelmente chiamata soluzione finale, ai campi di sterminio, ai forni crematori». Per questo avverte: «Ma le parole, specialmente se sono di odio, non restano a lungo senza conseguenze». L’uso «abile e spregiudicato dei mezzi di comunicazione più moderni del tempo e l’instaurazione di un regime di terrore, che stroncava ogni forma di dissenso, completarono quell’opera nefanda».

Il consenso

Il presidente della Repubblica ha fatto un’analisi del consenso di cui hanno goduto i totalitarismi. «La circostanza che i dittatori trovino nelle loro popolazioni, per qualche tempo, larga approvazione e ampio consenso non attenua per nulla la responsabilità morale e storica dei loro misfatti. Un crimine, e un crimine contro l’umanità, resta tale, anche se condiviso da molti, aggiungendo alla infamia la colpa di aver trascinano in essa numerosi altri».

Questa constatazione «persino ovvia – ma talvolta posta in discussione - ci obbliga piuttosto, ancora una volta, a fare i conti senza infingimenti e con coraggio, con la storia nazionale. E a chiamare gli eventi con il loro vero nome». La Costituzione Repubblicana, «nata dalla Resistenza», ha rimarcato, «ha cancellato le ignominie della dittatura. Ma non intende dimenticarle. Non vanno dimenticate. Per questa ragione la memoria è un fondamento della Repubblica che si basa sui principi di uguaglianza, di libertà, di dignità umana, con il riconoscimento, pieno e inalienabile, dei diritti universali dell’uomo, di ciascuna persona. Contro la barbarie dell’arbitrio, della violenza, della sopraffazione».

La memoria, ha proseguito, è «un sentimento civile, energico e impegnativo». Nei giorni scorsi «Edith Bruk ha detto che “sull’Europa intera sta tornando una nuvola nera”. Confido che non sia così, anche per la fiducia nella grande, storica costruzione di pace rappresentata dall’Unione Europea, nata dando centralità alla persona umana, sulla base dell’amicizia tra i popoli del Continente e mettendo in comune il loro futuro. Ma quell’appello, quell’avvertimento non va dimenticato».  Per questo «sta a noi impedire che quel che di così turpe è avvenuto si ripeta» e inoltre «sta a noi vigilare e guidare gli avvenimenti e trasmettere alle future generazioni i valori della civiltà umana».

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