No alla Finlandia nella Nato, no alle armi all’Ucraina. Sì invece al pagamento del gas in rubli sul fronte estero. «Pace fiscale», «famiglia» e «no allo sballo» per l’Italia. Questa la posizione di Matteo Salvini espressa nella convention “È l’Italia che vogliamo”, la giornata della Lega orchestrata dal fidato (e imputato per corruzione) Armando Siri, per preparare il programma in vista del 2023. Con una Lega sempre più scontenta ma che secondo Salvini resterà unita.

Dai discorsi di ieri è emerso che il partito ha idee che vanno d’accordo con le compagnie più potenti d’Italia: Eni, Enel e Terna, tutte presenti a un panel della kermesse, senza contare il tifo per il termovalorizzatore e il no «alla decrescita felice». Un leghista di governo ha assicurato che, nonostante le fibrillazioni, la Lega non metterà a rischio la tenuta dell’esecutivo: «Non succederà niente». Intanto il segretario ha detto che chiederà a Draghi «un incontro per lunedì», contro un ipotetico quarto invio di armi all’esercito di Kiev. Un no su cui è coordinato con il Movimento 5 stelle, involontariamente a quanto pare: «Non ho sentito Giuseppe Conte», il presidente dei Cinque stelle.

Il nodo dell’energia

La kermesse ha visto la partecipazione di associazioni che vanno dai sindacati (Ugl e Cisl) all’Associazione dei commercialisti cattolici. Dalle 10 alle 19 con pausa pranzo. Il pezzo forte sono stati i panel a tema energia, anche se i big hanno partecipato collegandosi in streaming. Il tema del gas russo è stato toccato da tutti. Il ministro Roberto Cingolani ha ribadito ancora una volta che entro quest’anno al massimo compenseremo quattro miliardi di metri cubi dei 29 che importiamo dalla Russia, ed è necessario riempire le riserve. Claudio Descalzi, ad dell’Eni, ha rassicurato: «Stiamo riempiendo gli stoccaggi».

E ha ribadito che Eni è il più grande acquirente di Gazprom, i contratti dureranno fino al 2036: «Se non ci sono sanzioni chiare, noi non possiamo interrompere il contratto». Francesco Starace, l’amministratore delegato dell’Enel, è arrivato addirittura a parlare dei «fratelli dell’Eni», ricordando che «fermare l’industria italiana che utilizza il gas è un grande pericolo». Per buona misura sia da Eni sia da Enel, e infine da Salvini, è arrivato il via libera al nucleare. Anzi, Starace, ingegnere nucleare, si è premurato di ricordare che nella sua tesi si è occupato di «un reattore di filiera sovietica».

Il gas e i rubli

Cingolani non ha parlato del pagamento del metano di Mosca. Ma dopo l’apertura del presidente del Consiglio Draghi a Washington, a dare un contributo deciso ci ha pensato Salvini. Se Eni pagherà il gas in rubli con un conto apposito presso Gazprombank per il segretario della Lega non ci sarà alcun problema: «Fanno bene. L’importante è che continui ad arrivare il gas metano. Se pagano in soldi del Monopoli, in dollari o scellini facciano loro. A me interessa che le famiglie e le imprese italiane abbiano gas metano». Non sembra un cedimento a Putin? «Fare a meno del gas è un’assurdità», ha risposto eludendo parte della domanda.

Se la postura della Lega non è filo Putin, non va certo contro il presidente russo: «Putin ha altri problemi che ascoltare Salvini», ha detto il leader leghista in chiusura. L’intervento dell’ex sindaco di New York, nonché avvocato di Donald Trump e noto per le sue tesi cospirazioniste, Rudolph Giuliani, era tra i più attesi: «Hanno inventato una falsa collusione tra Trump e la Russia, ma sono accuse false, tutte fandonie» («Mi domando se Trump fosse presidente se saremmo in questa situazione», ha detto dimostrando rimpianto Salvini).

L’uscita più eclatante di Salvini è stata quella contro l’ingresso della Finlandia nella Nato: «Quello che avvicina la pace va fatto subito, quello che allontana la pace va messo in lista di attesa. Portare i confini della Nato ai confini con la Russia avvicina la pace? Lascio a voi giudicare...». Poi bisogna «costringere Ucraina e Russia a parlarsi» ed è «pronto ad andare a Istanbul a piedi» per la pace se la Turchia sarà il paese mediatore.

Il nuovo partito

Salvini, rimasto per tutte e nove le ore, ha detto di aver preso appunti come «durante il processo Open Arms», che lo vede imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per non aver permesso a 147 migranti di sbarcare lasciandoli in mare per quasi 20 giorni. Se questa linea «di ascolto» avrà successo politico ancora però è presto per dirlo, soprattutto visto che sullo sfondo «azzurro Italia», colore tema della kermesse, resta la spaccatura interna della Lega.

Luca Zaia, il governatore del Veneto, è intervenuto in streaming, così come il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti. In presenza il presidente della Lombardia Attilio Fontana. A sorpresa però è intervenuto Alberto Samonà, assessore alla Cultra siciliano. Al tavolo con loro la ministra forzista degli Affari regionali Maria Stella Gelmini. Roberto Calderoli, esponente storico del partito, non esclude che l’avventura del nuovo simbolo “Prima l’Italia” possa diventare un partito. Il referendum sulla giustizia, se non fosse per la sua maglietta, non sembra più la priorità della Lega. Quella di ieri è solo la prima tappa, la prossima, ha annunciato Siri, sarà a Genova. Ce ne sarà una per regione.

La profezia di Apicella

Sul futuro di Salvini è arrivata la profezia di Mariano Apicella, noto al grande pubblico per aver interpretato le canzoni di Silvio Berlusconi. Per lui è «probabile che si arrivi a un partito unico. Chi vivrà vedrà». Che potrebbe essere il terzo: visto che al momento ci sono la Lega nord e la Lega per Salvini premier.

«Governo e potere per qualcuno sono un fine. Per me un mezzo per rendere migliore il mio paese», ha detto Salvini. E assicura che la Lega non sarà divisa da nessuno: «L’autonomia unisce. Spero che Maria Stella, Attilio e Luca trovino la quadra». E ha chiesto spirito di unità per il centrodestra e la «capacità di fare un passo indietro». Un messaggio per Giorgia Meloni, per poi chiudere con un appello alla pace internazionale a «fermare le armi per salvare vite».

© Riproduzione riservata