Maxi tagli ai fondi per gli affitti. Ora Meloni pensa agli sfratti

Il piano casa, vagheggiato dal vicepremier, Matteo Salvini, non c’è. In compenso il governo ha già pronto il “piano sfratti”, addirittura un decreto ad hoc. La guerra della destra ai poveri è iniziata con l’insediamento di Giorgia Meloni a palazzo Chigi. Il primo passo è stato l’azzeramento delle risorse per sostenere il pagamento degli affitti ai meno abbienti: oltre 350 milioni di euro cancellati con un tratto di penna. Via i fondi Andiamo con ordine. La prima legge di Bilancio, firmata dall’esecutivo (a dicembre 2022), non ha previsto il rifinanziamento del Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione, noto come Fondo affitti. Gli ultimi presidenti del Consiglio avevano sempre trovato il modo di garantire un plafond: il governo Conte II aveva stanziato 200 milioni di euro nel 2020, diventati 210 milioni l’anno successivo. Non solo la villa di Meloni: al catasto serve una riforma Il governo Draghi aveva fatto uno sforzo ulteriore e messo a disposizione un totale di 320 milioni di euro il 2022. Con Meloni a palazzo Chigi la musica è cambiata: il fondo è rimasto totalmente a secco. A questo taglio si è aggiunta la cancellazione dei 50 milioni di euro previsti per il fondo per la morosità incolpevole. La misura, introdotta dal governo Letta, era pensata per le persone che si trovano in una condizione di indigenza per cause improvvise, come la perdita del lavoro o addirittura l’arrivo di una malattia. Il totale, dunque, era di 370 milioni di euro pubblici per tendere una mano a chi deve pagare un affitto e non sempre riesce con facilità. Salvini, nel 2023, aveva cercato di mettere una toppa dicendo: «Chiederemo di finanziare questa voce nella legge di Bilancio del 2024». Quella manovra è passata senza un euro aggiuntivo sul capitolo abitativo. Solo nella finanziaria, approvata lo scorso dicembre, la destra ha fatto un gesto simbolico: stanziare 30 milioni di euro, 10 milioni per l’anno in corso e gli altri 20 milioni di euro per il 2026. Un pannicello caldo rispetto alla voragine creata dal governo Meloni. Polizia, casa e opere pubbliche. Una manovra tutta tagli e tasse Piano sfratti Salvini ha spesso difeso la scelta di ridurre i finanziamenti con la volontà di trovare delle soluzioni strutturali. Solo che, dopo oltre tre anni, l’esecutivo non ha provveduto a varare un progetto reale. Esistono solo gli slogan, come quelli agitati da Meloni a Fenix, la festa della giovanile di Fratelli d’Italia. In quella sede la presidente del Consiglio ha rivendicato di aver messo a disposizione 670 milioni di euro per l’acquisto di una casa per le giovani coppie. Ma, in media, rispetto al predecessore a palazzo Chigi, ha tagliato 50 milioni di euro all’anno. I costi esorbitanti dei centri estivi. Un aumento che pesa sui più poveri Se in passato ci sono stati tagli, per il futuro non si intravede l’inversione di rotta. La manovra stanzia 600 milioni di euro per il piano casa, ma solo dal 2027. Mentre sugli sfratti si procede a colpi di decreto. Nei fatti «siamo di fronte a una legge di Bilancio che non prevede nulla per il fondo affitti, per gli studenti fuorisede e per il problema abitativo delle famiglie a basso reddito. Ma il governo sposta l’attenzione sulla questione degli affittuari morosi», dice senatore del Pd, Daniele Manca. Dopo aver spazzato via le risorse, quindi, è spuntata l’operazione securitaria, che sposta sul piano esclusivamente giudiziario un problema sociale, come quello della morosità e più in generale dell’emergenza abitativa. Il testo del decreto in preparazione prende in parte spunto da un disegno di legge depositato a palazzo Madama dal senatore di FdI, Paolo Marcheschi. Il ddl prevede solo uno stanziamento di 15 milioni di euro per garantire l’applicazione della legge. Sfrattato, si suicida. Le conseguenze della crisi abitativa Tra le varie cose è prevista l’istituzione dell’Autorità per l’esecuzione degli sfratti (Aes). Qualsiasi forma di sostegno ai più poveri viene rimandata sine die. «Una proposta miope», la definisce Valentina D’Orso, deputata del Movimento 5 stelle, che parla di «ennesima arma di distrazione rispetto a quella che è l’essenza dell’emergenza abitativa, ovvero il venir meno di ogni forma di sostegno per chi non ce la fa a pagare l’affitto». Insomma, per la destra meloniana l’importante è cacciare via le persone, colpendo anche i morosi loro malgrado. «Non servono scorciatoie per le esecuzioni di sfratto, non serve derubricare la questione sfratti a questione di ordine pubblico», sottolinea la segretaria dell’Unione inquilini, Silvia Paoluzzi. «Occorre che governo e amministrazioni locali», aggiunge, «pongano in essere programmi e finanziamenti per dotare l’Italia di un parco alloggi pubblici a canone sociale che affronti la precarietà abitativa e il caro affitti». “Una casa per tutti”, in Italia cresce l’emergenza abitativa. La Danimarca ci insegna un altro modello possibile Per ora il ministro delle politiche per la Coesione, Tommaso Foti, ha parlato di 890 milioni di euro da prendere dalle risorse europee per le regioni. Al momento sono parole, che ricordano i miliardi promessi per far fronte ai dazi imposti dagli Stati Uniti. Utili soprattutto allo storytelling anti occupazioni abusive.