La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha aperto l’intervento durato circa un’ora al meeting di Rimini di Comunione e liberazione definendolo la «piazza del dialogo per eccellenza», anche nei periodi di «massima polarizzazione politica». 

Ha cominciato con la similitudine tra Thomas S. Eliot – poeta scelto per il titolo del meeting di quest’anno – con Atreju, il protagonista della Storia infinita a cui è intitolata la manifestazione giovanile di Fratelli d’Italia.

«Costruire con mattoni nuovi significa saper calare in quel tempo il proprio sistema di valori», ha detto, «assaltando le paludi che si trovano sul percorso, soprattutto in Italia», elencando i preconcetti ideologici e la burocrazia.

«Non ci  muoviamo nel campo delle ideologie e delle utopie», ha detto parlando dei suoi tre anni di governo, «il campo che abbiamo scelto è il campo del reale», «mettendo nelle nostre decisioni quella concretezza di chi non perde il contatto con il mondo reale».

Come successi, ha elencato la «postura internazionale», definita «una missione di fare in modo che l’Italia si riappropri del posto che le spetta nel mondo, in modo autorevole, e sono fiera che sia vista cosi e non sia più la grande malata d’Europa ma un modello di stabilità di governo», tanto che i tassi di interesse sul debito sono gli stessi della Francia, l’Italia è la prima per spendita delle risorse del Pnrr, e la stampa internazionale la considera una «anomalia positiva». Meloni attribuisce il merito del successo «alla consapevolezza della grande nazione che guidiamo, e questa è la vera differenza col passato».

Crisi internazionali

«Dobbiamo credere al dialogo verso una pace giusta» e la chiave di volta «sono robuste garanzie di sicurezza per l’Ucraina, è il presupposto non scontato stabilito a Washington», ha detto ricordando il vertice della settimana scorsa, rivendicando la proposta italiana «ispirata all’articolo 5 del Trattato Nato».

Pace con giustizia e sicurezza è l’obiettivo anche a Gaza. «Noi non abbiamo esitato a sostenere il diritto all’autodifesa di Israele dopo il 7 ottobre e che rimarrà nella coscienza dei terroristi, ma non possiamo tacere ora rispetto a una reazione che è andata oltre il principio di proporzionalità, mietendo vittime innocenti» e che sta «mettendo in crisi la prospettiva storica dei due stati». Meloni ha anche condannato l’uccisione dei giornalisti a Gaza.

«Chiediamo a tutte le forze politiche per fare ogni pressione possibile su Hamas per liberare gli ostaggi e chiediamo a Israele di cessare gli attacchi e di porre fine all’occupazione a Gaza e il pieno accesso degli aiuti nella Striscia», ha detto.

Poi ha ricordato che l’Italia è la nazione che più si è adoperata per gli aiuti, e ha ringraziato il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Siamo la nazione non mussulmana che più a agito coi corridoi umanitari».

Unione Europea

Meloni ha dato ragione a Mario Draghi per quanto detto nel suo intervento al meeting: «Molte critiche sentite sull’attuale Ue le condivido così tanto da averle formulate molto spesso, venendo aspramente criticata anche da chi oggi si spella le mani. Ma sapevo che avrebbero dovuto fare i conti con la realtà».

Poi ha parlato di opportunità da cogliere «se l’Ue riscoprirà le proprie radici, anche quelle religiose colpevolmente negate anni fa. Se non sai chi sei non puoi nemmeno definire il tuo ruolo nel mondo e nella storia».

Tornare protagonisti della storia «non è facile, non è indolore, non è gratis. Bisogna essere disposti a pagare il prezzo della propria indipendenza, dopo che per decenni abbiamo appaltato agli Stati Uniti la difesa europea», ha detto rivendicando l’aumento della spesa Nato in difesa.

Ha ribadito che «bisogna ripartire dalla politica, rifiutando la burocrazia» e ha elencato il problema demografico, quello della competitività delle imprese e dell'ideologia ambientalista.

Il dibattito «non è più o meno Europa, ma di una Europa che faccia meno e faccia meglio, che non annulli le identità ma le sublimi. “Uniti nella diversità è il motto dell’Ue” a cui dovremmo ispirarci davvero». La casa a cui aggiungere mattoni è «l’Occidente, inteso come sintesi di valori».

Ha rivendicato anche il successo del modello del piano Mattei: «Non ci interessa sfruttare il continente africano, ma che l’Africa prosperi insieme a noi processando le sue risorse e abbiamo lavorato con questo approccio».

immigrazione

«Vogliamo combattere le cause profonde che costringe ad affrontare viaggi potenzialmente letali alla ricerca di una vita migliore che quasi mai le nostre società sono in grado di garantire»; ha detto Meloni, dicendo di voler difendere il diritto a non emigrare e non volere «manodopera a basso costo».

Per questo ha citato le scelte del governo sulla migrazione come «esempio di coraggio e determinazione», per ridurre «il numero di morti in mare e di partenze». «Ogni tentativo di voler governare questo fenomeno con serietà e determinazione verrà rispedito al mittente: non c’è giudice, politico  o burocrate che potrà impedirci di garantire la sicurezza dei cittadini, di combattere gli schiavisti del terzo millennio e salvare vite umane». Il riferimento è ai protocolli con l’Albania, fermati dopo alcune decisioni giudiziarie.

Ha citato il modello Caivano, il cui intervento ha «dimostrato che lo Stato sa mantenere la parola data, perché è questo che i cittadini si aspettano dalla politica. L’ostinata determinazione a servire il bene comune e in particolare i bisogni dei più deboli».

Meloni ha parlato di messaggi chiari: «Avuto il coraggio di dire cose banali, come che la droga fa schifo e ti promette cose che non può darti e mentre lo fa ti riduce a uno schiavo. ma anche che se cadi nella dipendenza non sei perduto e se chiedi aiuto troverai qualcuno disposto a prenderti per mano», e ha citato San Patrignano.

Crisi demografica e società

«Il declino non è l’unico scenario possibile e la nostra scelta è combattere quel declino. La nostra battaglia è quella di sostenere la famiglia e la genitorialità», ha detto Meloni, sottolineando il ruolo «insostituibile» della famiglia e che la priorità, da realizzare insieme a Matteo Salvini, «è un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie».

«Non c’è nulla di moderno nell’affitto dell’utero di una donna povera, nel far crescere un figlio senza un padre o una madre, o che i figli non vanno messi al mondo perché inquinano», ha detto, e ha rivendicato il record di occupazione femminile: «É nella realizzazione del lavoro che si comprende il proprio valore». Per molto tempo «si è confuso il diritto al lavoro nel diritto al reddito, rifugiandosi nell’assistenzialismo», ha detto riferendosi al governo precedente. «Noi pensiamo che i sussidi come il reddito di cittadinanza deresponsabilizzano le persone, la sussidiarietà mobilita le persone». e ha fissato l’obiettivo di un milione di posti di lavoro a tempo indeterminato, ricostruendo i rapporti «tra lavoratori e datori di lavoro, fondati sulla condivisione e non sullo scontro». Il primo mattone è stato la partecipazione dei lavoratori alla gestione d’impresa, approvata in parlamento.

Il costo dell’energia «pesa come un macigno sulla competitività italiana» ha detto riferendosi ai costi di produzione e su cui intende incidere, insieme «al merito come unico ascensore sociale».

Meloni ha parlato di educazione e università e di «portare le famiglie con minore possibilità economica a poter esercitare la libertà educativa», ha detto riferendosi alla equiparazione nell’accesso tra scuole pubbliche e cattoliche.

Riforme

Meloni ha concluso con le riforme: «Andremo avanti con le tre grandi riforme, prima tra tutte quella del premierato perché la elezione diretta del premier è l’unica garanzia di stabilità, fattore di competitività per la nazionale e per assicurare la piena corrispondenza tra mandato popolare e composizione del governo».

Ha detto che si procederà anche con l’autonomia differenziata e di Roma capitale e con la riforma della giustizia, «nonostante le invasioni di campo di una minoranza di giudici politicizzati che provano a sostituirsi al parlamento e alla volontà popolare. Andremo avanti non per sottomettere il potere giudiziario a quello politico, come dice chi è in malafede, ma per rendere più efficiente la giustizia per i cittadini e per liberarla dalla malapianta delle correnti».

Ha concluso parlando del meeting: «Non sono qui a cercare consenso ma a chiedervi una mano, perché senza luoghi di società viva la politica non ce la può fare».

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