La diplomazia Ue al lavoro per un incontro con Trump a margine del funerale del papa. Lui: «A Roma vorrei incontrare tutti i leader». Il sì all’intervento da 3 miliardi per le bollette lascia fredde le imprese: «Inefficace e incompleto»
I vertici del governo italiano continuano a negare ogni possibilità ma i movimenti della diplomazia europea e americana sono troppo chiari per essere ignorati. È un fatto che il funerale di papa Francesco porterà a Roma tutti i vertici europei e anche il presidente Donald Trump e che sia un’occasione utile per un incontro se non risolutivo sui dazi, almeno distensivo del clima.
Basti leggere a distanza di più giorni le dichiarazioni fatte dai portavoce della presidente della Commissione Ue, che inizialmente hanno negato l’ipotesi di un incontro, ieri invece hanno parlato di «valutazione sull’opportunità di incontrarci, anche se al momento non c’è nulla di confermato».
Certo, l’obiettivo principale è il funerale del pontefice, ma «se si presenteranno altre opportunità, a margine del funerale, allora saranno, ovviamente, d'aiuto». Se questa non è una conferma, poco ci manca.
Del resto, quando un presidente degli Stati Uniti libera l’agenda per un viaggio lampo nel Vecchio Continente, difficilmente lo scopo è uno solo e risolvere positivamente la questione dazi – che torneranno in vigore l’8 luglio se non ci sarà un accordo – è certamente una delle priorità di Trump.
Se è più che probabile che a un incontro Usa-Ue si stia lavorando, altrettanto evidente è anche come l’Italia non venga considerata parte in causa. Anche il presidente Trump, senza fare riferimento esplicito all’Ue, ha confermato che si terranno bilaterali.
«Mi pare complicato organizzare un vertice internazionale in occasione del funerale del Papa. Anche un bilaterale mi sembra difficile, sono tutti qui per una cerimonia funebre, non so se questo è il momento giusto», ha ancora una volta ripetuto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un tentativo di frenare qualcosa che però passa sopra le teste del governo italiano. Del resto, in questo momento in campo sono scese le due vere diplomazie – quella dell’Unione europea e quella statunitense – e quella italiana non è parte in causa.
Così, per ora, al governo non resta che dedicarsi ai problemi interni. Il Senato ha approvato in via definitiva il decreto Bollette, che mette in campo tre miliardi di investimento «per sostenere famiglie e imprese di fronte al caro energia», ha twittato la premier.
Concretamente, si tratta di un bonus straordinario di 200 euro per le famiglie con un Isee fino a 25mila euro, che è sommabile al “bonus bollette” solo per le famiglie con redditi più bassi. Per le imprese, invece, sono previsti 600 milioni di euro per il finanziamento del fondo per la transizione energetica nel settore industriale e l'azzeramento per un semestre di una delle voci di costo in bolletta dell’energia.
La misura è stata accolta tutt’altro che positivamente da Confindustria, che da tempo chiede al governo di intervenire sul costo dell’energia per le imprese, considerato il principale freno alla loro concorrenzialità perché le imprese pagano dal 35 all'80 per cento in più rispetto agli altri Paesi europei.
Un decreto «inefficace», è stato definito da Confindustria, perché i correttivi che erano stati promessi non sono stati inseriti e le misure non ridurranno il costo energetico del mondo industriale, mentre del finanziamento da 600 milioni potranno beneficiare solo alcune imprese.
«Non ci fermiamo qui», ha assicurato la premier. Tuttavia le imprese sono sul piede di guerra perché nessuna delle loro richieste è stata accolta nel dl, nemmeno quelle a costo zero, parole sempre di Confindustria su il Sole24ore che ha definito «una pazzia» e «incompleto» il decreto. In serata, palazzo Chigi ha lasciato trasparire tutto il suo fastidio per le dichiarazioni di Confindustria, sostenendo che un confronto in realtà ci sia stato.
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