Durante le comunicazioni in vista del Consiglio europeo, la premier ha elogiato il «successo» di Trump in medio oriente e ha parlato del possibile riconoscimento dello stato palestinese oltre che dei prossimi passi per l’Ucraina
Giorgia Meloni è pronta a mandare in medio oriente i Carabinieri e a partecipare alle conferenze per il futuro di Gaza – anche nel board della fondazione che se ne occuperà, probabilmente sotto la guida di Tony Blair – e alla ricostruzione. La presidente del Consiglio l’ha detto durante le comunicazioni in vista del Consiglio europeo, promettendo un passaggio ad hoc sul medio oriente e auspicando sulle misure che propone il consenso di tutte le forze parlamentari.
La premier ha parlato anche dell’Ucraina, per la quale – dice la premier – non ha visto «la stessa indignazione suscitata da altri scenari». La presidente del Consiglio è tornata a dire che non invierà in Ucraina soldati italiani.
Altro nodo controverso che Meloni tenta di sciogliere: l’impiego degli asset russi al momento congelati. Al vertice Ue si affronterà il tema «riteniamo, e non siamo i soli, che sia necessario rispettare il diritto internazionale, il principio di legalità, tutelare la stabilità finanziaria e e garantire la sostenibilità di ogni passo che dovesse essere intrapreso».
Il medio oriente
Per Meloni, il presidente americano Donald Trump ha dedicato «energie straordinarie per ottenere quello che è un suo indiscutibile successo».
«Ci troviamo di fronte a una prospettiva credibile di una pace giusta e duratura in Medio Oriente. (...) L'equilibrio è fragile e sottoposto a rischi quotidiani. La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra ancora una volta chi sia il nemico principale dei palestinesi, ma la nuova rappresaglia israeliana è un'altra scelta che non condividiamo» ha avvertito Meloni. «Il piano del presidente Trump riconosce l'aspirazione all'autodeterminazione del popolo palestinese» ha continuato.
E poi, una frecciata alle opposizioni, considerato che per la presidente «la maggioranza dei cittadini sa ancora distinguere tra il cinismo sbandierato a favore di telecamera e la solidarietà vera e silenziosa».
La premier ha parlato anche del possibile riconoscimento dello stato palestinese. "Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e nel futuro Stato palestinese, e deve essere disarmato, per impedire che continui a rappresentare una minaccia per la stabilità regionale. Abbiamo avuto, anche in questi giorni, prova della ferocia di questa organizzazione anche nei confronti degli stessi palestinesi, in una pericolosa serie di esecuzioni sommarie che consideriamo inaccettabili».
«Sono queste le precondizioni necessarie anche per il riconoscimento da parte dell'Italia dello Stato di Palestina, come anche da indicazione di questo Parlamento. Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate» ha aggiunto.
L’Europa
Meloni ha fatto un passaggio anche sulla flessibilità europea a disposizione degli investimenti in difesa: «Diventino strutturali» ha chiesto la premier. E poi, il green deal: «L’Italia non appoggerà proposta revisione legge clima senza un cambio di approccio». La premier vuole «obiettivi realistici» compatibili con «il limite tecnico» dell’automotive, per il cui futuro «non può esistere solo l’elettrificazione».
Anche sui migranti, per la presidente del Consiglio ormai l’aria è cambiata in Europa: «La fermezza» è diventata la linea prioritaria nell’Unione.
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