La capo segreteria di Schillaci è la fedelissima della premier al ministero. Intanto il presidente dell’Iss Bellantone, parente del sottosegretario Fazzolari, punta all’Agenas sfidando l’altro meloniano, il capo di gabinetto alla Salute, Marco Mattei
La salute è la prima cosa. Lo sanno bene dentro Fratelli d’Italia. Tant’è che Giorgia Meloni ha subito affilato la propaganda in occasione della Giornata nazionale delle professioni sanitarie. «Abbiamo scelto di destinare alla sanità stanziamenti record, portando nel 2025 il Fondo sanitario nazionale a 136,5 miliardi di euro e ad una spesa pro-capite di 2.317 euro», ha detto la presidente del Consiglio. Aggiungendo l’elogio alla «detassazione delle retribuzioni per le prestazioni aggiuntive che servono ad abbattere i tempi delle liste d'attesa».
Ancora una volta la comunicazione che travalica la realtà per un governo che, in proporzione al Pil, ha ridotto l’investimento sulla sanità. E anche sulle liste d’attesa i tagli dei tempi per le visite restano alla voce “promesse mancate”.
Fratelli coltelli
Intanto, intorno alle poltrone della salute si scontrano diversi mondi di Fratelli d’Italia. La presidenza di Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) è vacante dopo le dimissioni di Domenico Mantoan, andato in pensione. Al suo posto sarebbe pronto Marco Mattei, capo di gabinetto di Orazio Schillaci e commissario liquidatore di Esacri (ente della Croce Rossa), esponente di spicco del partito di Meloni nella zona dei Castelli Romani. Ma la strada non è spianata.
Sull’Agenas, secondo quanto raccontano a Domani, ci sarebbero anche le mire di Rocco Bellantone, dal dicembre 2023 alla guida dell’Istituto superiore della sanità (Iss), noto pure per la parentela con il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. Negli uffici ministeriali si racconta di un grande attivismo di Bellantone per cercare sponde anche nella Lega, nello specifico dall’uomo forte delle nomine per il partito di Matteo Salvini: Claudio Durigon. Un modo per provare a superare la concorrenza di Mattei in un derby tutto in casa FdI.
La “presa” della Salute è comunque completa per Fratelli d’Italia. Arianna e Giorgia Meloni hanno blindato l’organizzazione del ministero, affidandosi a una fedelissima, Rita Di Quinzio, capo della segreteria del ministro Orazio Schillaci. Che, però, è molto di più. È la longa manus meloniana sul dicastero di Lungotevere Ripa. Per alcuni è l’equivalente alla Salute di Patrizia Scurti, la collaboratrice più potente e ascoltata a palazzo Chigi.
Di Quinzio dà “del tu” da tempo alle sorelle Meloni: le incontra e le chiama senza dover fare anticamera. In più di qualche occasione, peraltro, la premier e la sorella hanno partecipato a eventi privati della dirigente. Tra loro c’è un legame di amicizia di vecchia data, risalente addirittura ai tempi in cui Meloni era ministra della Gioventù nel governo Berlusconi.
Di Quinzio, nel 2009, è stata nominata in una commissione per assegnare risorse nell’ambito di progetti sulla sicurezza stradale.
I pieni poteri alla Salute
Certo, la premier ha fiducia nel ministro Schillaci, sponsorizzato in quella casella da Arianna Meloni e Francesco Lollobrigida. Ma è pur sempre considerato un tecnico d’area. Per questo è stato “affiancato”. Non c’è nomina o provvedimento che non venga passato ai raggi X da Di Quinzio, pronta a riferire eventuali problemi o dubbi direttamente alla presidente del Consiglio o alla sorella Arianna.
Sotto il suo sguardo, e con il suo assenso, è passata addirittura la nomina a capo dipartimento della prevenzione di Maria Rosaria Campitiello, attuale compagna di Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri, meloniano di lungo corso. Il semaforo verde è arrivato, però, senza problemi vista la comune appartenenza politica.
Uno sforzo premiato. Il compenso da capo segreteria è stato rafforzato in confronto al passato. Per la stessa casella si percepivano intorno agli 80mila euro all’anno. La remunerazione attuale ammonta a quasi il doppio, esattamente 154mila euro annui.
Di Quinzio è diventata la dirigente che ha «pieni poteri», secondo quanto si racconta negli uffici ministeriali. E il suo presenzialismo e una certa ingerenza nelle decisioni non passano inosservati. Inevitabilmente sta facendo crescere i malumori. Ma è un’intoccabile.
Nella sua carriera non ci sono incarichi strettamente politici, a differenza di altri componenti dell’inner circle meloniano: nel curriculum ci sono con ruoli tecnici nella regione Lazio. Di sicuro sa maneggiare la macchina dell’apparato pubblico. Tra le altre cose, il ministero l’ha indicata (come le spetta da statuto) nel cda di Sport e salute, la società pubblica che elargisce i contributi alle federazioni sportive, presieduta da un altro amico di vecchia data delle sorelle Meloni: l’imprenditore Marco Mezzaroma. Ormai un feudo di FdI.
Di Quinzio beneficia così di un’aggiunta di poteri e, cosa che non guasta mai, di uno stipendio in più. Ai 154mila euro si sommano infatti i 16mila spettanti ai componenti del cda di Sport e salute. Raggiungendo un reddito complessivo di 170mila. E così Di Quinzio è indicata come la vera plenipotenziaria che può dirimere la vicenda della nomina in Agenas.
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