La premier a palazzo Madama ha partecipato al question time, rispondendo alle domande dei gruppi. «Avanti sul premierato e giustizia» ha detto e ha aggiunto di «essere favorevole alle preferenze»
La premier Giorgia Meloni, al Senato per il question time, ha risposto alle domande dei senatori. Seduta tra i ministri, ma all’inizio senza i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani (che la ha raggiunta a discussione iniziata), prima avrebbe pranzato con il presidente del Senato Ignazio La Russa.
La prima è stata proposta di Carlo Calenda di Azione, che ha chiesto aggiornamenti sulla situazione della difesa, visto il diverso orientamento dentro il governo in materia.
«L’Italia e l’Ue devono rafforzare le loro difese per far fronte alle sfide geopolitiche in atto», ha detto Meloni, che si è definita «patriota che ha sempre sostenuto che la libertà ha un prezzo e, se un altro paga la tua sicurezza, devi sapere che non sarai tu a decidere del tuo destino».
Ha parlato di «complementarietà strategica» e sottinteso che un rafforzamento in difesa darà spinta anche all’industria. Ha ricordato l’importanza del fronte sud e confermato che rispetterà i parametri Nato di un aumento della spesa «raggiungendo il 2 per cento entro il 2025», «un impegno internazionale» ma anche «coerente con il programma con cui il governo si è presentato agli italiani».
Matteo Renzi, invece, la ha incalzata sulle riforme: il premierato «dalla madre di tutte le riforme è diventata la suocera di cui non parla più nessuno» ha detto.
Meloni ha parlato di «situazione complessa da sistemare una ad una» con rispetto alle privatizzazioni, sul premierato «non dipende da me ma dal parlamento ma la maggioranza intende procedere spedita, così anche sulla giustizia. Voglio poi introdurre le preferenze in legge elettorale».
Sulla politica estera ha detto che «ha avuto un protagonismo che ha smentito chi aveva preconizzato un isolamento italiano» e si è detta «soddisfatta del messaggio mandato col G7» e del «tentativo di tenere uniti Europa e Stati Uniti». E «siamo a fianco dell’Ucraina, sostenendo gli sforzi americani per una pace duratura con garanzie di sicurezza efficaci per il popolo aggredito». Quanto al Medio Oriente e Israele, «i paesi arabi sono la chiave per la soluzione del conflitto, anche per tracciare un quadro regionale di pace e sicurezza, che deve comprendere la possibilità di due stati». Ha poi anticipato di stare lavorando a una missione nell’indo-pacifico e in Cina.
La premier si è presa più tempo per rispondere alle domande della maggioranza, invece ha risposto stizzita in particolare a Renzi.
Incalzata sugli accordi con gli Stati Uniti sul gas, «mi sono limitata a fare una ricognizione degli investimenti già programmati e lo ho usato per ricordare quanto le nostre economie sono interconnesse», rifiutando la cifra dei 40 miliardi indicati da Avs. «Importante per l’Italia avere varie fonti di forniture, ma non ci sono impegni in questo senso, ma iniziando una strategia non iniziata da questo governo».
Quanto all’economia, su cui la ha interrogata Forza Italia, Meloni ha ricordato «l’innalzamento del rating su Standard and Pours» è «una smentita di chi aveva preconizzato effetti catastrofici sui conti pubblici» che «hanno registrato un andamento migliore delle attese nonostante la situazione ereditata», ha detto lanciando una frecciata alle opposizioni.
Molto duro l’intervento del Movimento 5 Stelle, che ha battuto ancora sugli investimenti italiani in Usa, cui Meloni ha risposto che «raccontiamo una nazione che va meglio di quando governavate voi». Sulla produzione industriale ha ricordato la contingenza globale e ha ricordato prestazioni italiane migliori di altri Stati, ha ribadito le colpe della «transizione ecologica incompatibile con i nostri sistemi produttivi». Poi ha «riconosciuto l’efficacia di Industria 4.0, fatto da chi ha lavorato prima di me» e ha ribadito che «non intendiamo usare i fondi di coesione per il piano della difesa».
La Lega ha invece presentato una interrogazione sulla situazione del lavoro, ricordando i dati positivi su occupazione e Pil ma anche i dati delle morti sul lavoro. Meloni ha detto che si tratta di «priorità sia dal punto di vista sociale che macro economico» e alla luce di questo «investiremo ancora».
Rispondendo all’interrogazione del senatore del Pd Francesco Boccia, Meloni ha fatto un passaggio sulle liste di attesa: «Devo fare un appello alle regioni, perché noi ogni anno stanziamo quelle risorse che però vengono gestite dalle regioni per le liste d’attesa». Per questo motivo «abbiamo fatto un decreto» per «intervenire, eventualmente, con dei poteri sostitutivi quando non si riesce a governare le liste d’attesa. Le regioni su questo non sono d’accordo, ma gli italiani sappiano che abbiamo queste difficoltà».
«Sui prezzi dell’energia», ha proseguito, «ci si accusa di non prendere una posizione chiara sul disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’energia. Questo però non è vero: il disaccoppiamento è una questione che il governo ha posto sin dal suo insediamento. La materia è di respiro europeo, ma perché su questo non facciamo una battaglia insieme, maggioranza e opposizione, in Europa? Potremmo lavorare tutti insieme per arrivare a delle soluzioni che interessano i nostri cittadini. Io sono disponibile».
Lucio Malan, di Fratelli d’Italia, ha chiesto alla premier di focalizzarsi sul dossier migranti: «La strategia a tutto campo» del governo, ha risposto Meloni, «ci ha permesso di abbattere drasticamente gli ingressi irregolari e ridurre i morti e i dispersi in mare, e questo ci rende orgogliosi perché non c’è niente di più importante che salvare una vita o strapparla dalle grinfie degli schiavisti». Per la premier è un’«ottima notizia» la lista comune dei paesi sicuri dell’Unione europea. Sul protocollo Albania, «stiamo andando avanti», ha detto, sostenendo che «alla fine di questa settimana oltre il 25 per cento» dei migranti trattenuti «sarà già rimpatriato».
© Riproduzione riservata