Un miliardo e centocinquanta milioni di euro in più per speso la macchina di palazzo Chigi nel 2023 con le uscite che in totale superano i 5 miliardi di euro. A tanto ammonta l’aumento dei costi, riportato nel bilancio di previsione, nel primo anno da presidente del Consiglio di Giorgia Meloni. L’indirizzo è chiaro fin dalle consulenze. Crescono, infatti, gli esborsi per gli uffici di diretta collaborazione, i vari profili giunti a palazzo Chigi per chiamata fiduciaria: per la loro remunerazione c’è un incremento di oltre 400mila euro rispetto all’èra Draghi. La cifra supera però il milione considerando contributi e oneri fiscali.

Addio fondo natalità

Ma non mancano sorprese nei tagli. È stata infatti cancellata l’assegnazione per il fondo di sostegno alla natalità, che nel 2022 aveva ricevuto cinque milioni e 595mila euro. Un controsenso per un governo che ha garantito di volersi concentrare sulla questione demografica. Il tema della natalità è stato posto al centro dell’incontro tra la presidente del Consiglio e papa Francesco.

Certo, l’esecutivo ha accentrato le risorse, seguendo quanto fatto dal governo precedente, sull’assegno unico alle famiglie. Per questa voce è stato previsto uno stanziamento di 409 milioni di euro in Legge di Bilancio. Ciononostante non passa inosservato l'azzeramento delle risorse per la natalità che trascinano la riduzione complessiva delle risorse destinate al dipartimento della Famiglia, affidato a Eugenia Roccella. Il saldo è di meno 3 milioni e 350mila euro.

Tagli ai giovani

Foto LaPresse

Nemmeno i giovani ricevono particolare attenzione dal governo. Un altro paradosso per una premier che in passato è stata ministra della Gioventù. Tra i tagli di palazzo Chigi figura quello di ben 200 milioni di euro al servizio civile universale.

Mentre poco meno di 10 milioni di euro sono decurtati alle politiche per la gioventù, un'ampia voce che riguarda tra le varie cose anche le misure di contrasto al disagio giovanile.
In materia di sport c’è poi un gioco di specchi: l’aumento della dotazione è di 113 milioni di euro, con 50 milioni dati all’Istituto per il credito sportivo «per esigenze di liquidità a favore di enti sportivi».

Donne e associazioni dilettantistiche, però, non sorridono affatto. Il motivo? Sono stati cancellati i quasi quattro milioni di euro del fondo «professionismo negli sport femminili» ed è passato da 20 milioni ad appena un milione e mezzo di euro l’erogazione destinata alla «promozione dell’attività sportiva di base».

Soldi nello spazio

Al machete usato su determinati settori, fanno da contraltare aumenti su altri capitoli. In particolare nel bilancio di previsione spiccano le spese per le politiche spaziali e aerospaziali, accentrate sulla presidenza del Consiglio da una riforma voluta da Mario Draghi. Per questo è stato istituito un centro di responsabilità a palazzo Chigi, chiamato a gestire quasi un miliardo e quattrocento milioni di euro.

Una parte, 692 milioni, è attinta da altre strutture della presidenza del Consiglio, che prima si occupavano di questo capitolo, come il segretariato generale e il fondo complementare del Pnrr per le tecnologie satellitari ed economia spaziale. Ma altri 726 milioni di euro sono stati stanziati appositamente.

Circa un terzo dell’investimento, 499 milioni di euro, è assorbito dall’Agenzia spaziale italiana (Asi). Il resto viene riversato su varie voci, a conferma di un grande interesse sul dossier, in passato molto vicino all’attuale ministro della Difesa, Guido Crosetto, ex presidente dell’Aiad, realtà che metteva insieme la aziende dell'aerospazio.

Al progetto internazionale Artemis, elaborato dalla Nasa e rientrante tra gli intervento finanziati dai bilancio di Palazzo Chigi, partecipano due colossi italiani del comparto, come Thales Alenia Space e Leonardo, federati dell’Aiad. 

Meloni vede lievitare poii le disponibilità economiche degli uffici che fanno direttamente riferimento alla presidenza. Il costo aggiuntivo è di 47 milioni di euro per coprire tra le varie cose le spese di rappresentanza e i compensi degli esperti convocati dalla presidenza.

C’è poi l’aumento di risorse, sottolineato con enfasi dal sottosegretario Alfredo Mantovano, al Dipartimento di protezione civile. La struttura guidata da Fabrizio Curcio vede diminuire l’erogazione diretta dei fondi di 5 milioni di euro. Di contro, però, il fondo per le emergenze nazionali, affidato alla Protezione civile, arriva a 490 milioni di euro mentre dai precedenti 335 milioni e lo stanziamento destinato alla ricostruzione delle zone colpite dal sisma passa da 15 milioni e 300 mila euro a quasi 63 milioni di euro.

© Riproduzione riservata