La presidente del Consiglio ha incassato il «forse» del presidente Usa Donald Trump a incontrare il Consiglio europeo. Dal vertice alla Casa Bianca l’impegno per «scambi reciproci e giusti»
Visibilmente distesa e in completo rosa, Giorgia Meloni ha accolto sorridente il vicepresidente americano J.D. Vance a palazzo Chigi. Dopo la sfida del giorno prima alla Casa Bianca e il quarto d’ora di domande senza rete con i giornalisti seduta vicino a Donald Trump, l’incontro con il suo vice – per di più in casa – è stato quasi un passeggiata.
Anche perché l’esito era di fatto già scritto: difficile aggiungere qualcosa rispetto a quanto già detto nello studio ovale, dove il principale risultato è stato quello di dimostrare al mondo il rapporto privilegiato dell’Italia con l’amministrazione Usa. «Italia e Stati Uniti continuano a rafforzare la loro cooperazione su tutti i principali dossier internazionali. Un’amicizia solida, una partnership strategica», ha twittato la premier al termine dell’incontro, che ha avuto come esito una dichiarazione congiunta dei due paesi che riprende i punti in discussione alla Casa Bianca.
La cooperazione
Italia e gli Stati Uniti hanno messo nero su bianco la «cooperazione per la sicurezza», in cui si sottolinea che «la guerra in Ucraina deve finire, e si sostiene pienamente la leadership di Donald Trump nell’intermediazione per un cessate il fuoco e una pace giusta e duratura» e l’Italia si impegna a «rafforzare la capacità industriale».
Nessun accenno sui dazi nel capitolo sulla «cooperazione per una prosperità condivisa», se non una generica affermazione di accordo «di lavorare per fare in modo che gli scambi tra Usa ed Europa siano reciproci, giusti e producano benefici per entrambi». In chiaro, invece, è stato esplicitato «l’aumento delle esportazioni del gas naturale liquefatto in Italia» e, in cambio, ha trovato spazio anche il Piano Mattei, su cui «faranno leva» i due paesi per cooperare in progetti infrastrutturali. L’ultimo capitolo di cooperazione ha riguardato la tecnologia – questione sensibile e di grande interesse per Elon Musk – in cui l’Italia si è impegnata a «usare solo venditori fidati» per proteggere le infrastrutture sensibili.
Nel documento, il passaggio finale è l’unico che Meloni può utilizzare per definire la sua missione americana una vittoria nella logica di rafforzare il suo ruolo di pontiera: nell’accettare l’invito a una visita ufficiale in Italia, Trump «tiene in considerazione di poter tenere, in quella occasione, un incontro tra Usa ed Europa». Non una certezza, ma un passo avanti nell’avvicinare il tycoon alla all’Ue, mentre fino a ora Trump ha privilegiato la logica del dividi et impera. Unica precisazione: l'organizzazione di un eventuale summit riguarderà il Consiglio europeo, quindi il presidente António Costa, e non la Commissione guidata da Ursula von der Leyen.
I rapporti con l’Ue
Del colloquio avuto alla Casa Bianca, Meloni ha del resto immediatamente aggiornato von der Leyen con una «buona telefonata», riferiscono fonti europee, che hanno anche riportato un giudizio «positivo» sulla missione della premier «seppur nel rispetto dei ruoli» e un «passo avanti per un ponte politico diretto tra Ue e Usa».
L’asse tra Roma e Bruxelles, dunque, rimane solido in questa fase: la premier ha mantenuto la promessa di spendersi per ammorbidire le asperità di Trump nei confronti europei, senza scavalcare l’Unione europea in una improbabile trattativa sui dazi ora sospesi. Intanto, le interlocuzioni tra Ue e Stati Uniti continuano, a livello tecnico. La postura dell’Unione, per il momento, rimane ferma: si negozia con Washington e parallelamente si lavora sulle contromisure da far scattare nel caso in cui le trattative falliscano e lo stop temporaneo dei dazi venga revocato.
Il clima tuttavia sembra più disteso, almeno a parole: «Stiamo avendo importanti negoziati commerciali non solo tra Italia e Stati Uniti ma con tutta l’Unione europea, ne abbiamo parlato a lungo ieri con il presidente e daremo seguito a quelle conversazioni», ha infatti detto Vance da palazzo Chigi, anche se formalmente la sua visita ha avuto al centro i principali dossier di politica internazionale.
I due giorni di fuoco della premier, dunque, si sono conclusi con un sospiro di sollievo e qualcosa per cui sorridere. Scampati i rischi della conferenza stampa pubblica e incassati i complimenti di Trump, con Vance Meloni ha sopperito anche all’assenza di traduttore facendo tutto da sola. L’immagine plastica della «relazione speciale» tra i due paesi, dunque, è riuscita. Tanto che Meloni ha voluto condividere lo spazio con i suoi due vice, Antonio Tajani e Matteo Salvini, che hanno preso parte al pranzo di lavoro a base di pesce con il vicepresidente. «Presto ci sarà una missione del Mit a Washington: su infrastrutture e trasporti ci sono molti dossier di interesse comune e le eccellenze italiane possono e devono essere protagoniste», ha scritto sui social il segretario della Lega – che per primo ha invitato Vance in Italia per le Olimpiadi Milano-Cortina – che non ha rinunciato a far sapere di voler instaurare un rapporto autonomo con l’amministrazione americana ma ha dovuto limitarsi a incontrare il vicepresidente a margine di quello con la premier. Dettagli di poco conto per la premier, che ora potrà godersi una Pasqua più serena, in attesa che la data del possibile viaggio europeo di Trump venga fissato.
Dal punto di vista concreto, tuttavia, resta la mancanza di un risultato tangibile da poter rivendicare oltre le strette di mano. Il calendario scorre inesorabile e il conto alla rovescia per il ripristino dei dazi non si è fermato e a questo stanno tentando di far fronte – pur nella grande incertezza – tutte le imprese italiane.
© Riproduzione riservata