Se ne sono andati la Volkswagen, Bmw, Warner Bros, Ikea, Disney e decine di altre grandi aziende di tutto il mondo, italiane comprese. L’Europa moltiplica le sanzioni nei confronti della Russia e la Rai ha richiamato a Roma i suoi giornalisti.

Ma l’Enit, l’ente italiano del turismo, fa storia a sé e tiene aperto il suo ufficio di Mosca. Perché? La risposta che lo stesso Enit fornisce attraverso il ministero del Turismo guidato dal leghista Massimo Garavaglia è spiazzante: non chiudiamo perché oltre al turismo russo quella sede si occupa pure delle vacanze di molti paesi confinanti, dall’Ucraina alla Bielorussia.

Come se, a parte i bombardamenti a Kiev, Leopoli e Mariupol, in quell’area del pianeta ci si potesse ancora dedicare serenamente alla pianificazione dello svago.

O come se gli aerei potessero atterrare e decollare da Mosca con destinazione tutto il mondo e lo spazio aereo russo non fosse invece chiuso. O come se, infine, l’ufficio del turismo di Mosca e l’Enit fossero enclave libere di decidere a piacimento.

Nell’ufficio Enit di Mosca lavorano sei persone, tutti russi, e si trova a villa Berg, dentro l’ambasciata italiana guidata da qualche mese da Giorgio Starace, l’ambasciatore che nei giorni passati ha fatto molto parlare di sé.

In contrasto con le indicazioni della Farnesina, Starace avrebbe riunito 300 imprenditori per invitarli a rimanere in Russia nonostante la guerra e le sanzioni dell’Europa. Tra conferme diplomatiche e smentite di circostanza è rimasta comunque l’impressione che non ci sia proprio uniformità di vedute tra il ministero di Roma e il rappresentante dell’Italia a Mosca.

Area vasta

L’area di competenza dell’ufficio Enit della capitale russa è molto vasta. In prima fila c’è il turismo russo che negli anni prima del Covid e della guerra rappresentava una fetta ampia nell’ambito di quel 13 per cento del Prodotto interno lordo italiano generato dal turismo.

La media era di quasi 2 milioni di presenze annuali in Italia distribuite da nord a sud su tutta la penisola e caratterizzate da una forte propensione alla spesa, superiore addirittura a quella dei turisti americani.

L’ufficio Enit di Mosca cura inoltre il turismo ucraino, quello bielorusso e di questi altri paesi: Azerbaijan, Armenia, Georgia, Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan, Moldavia, Turkmenistan, e da gennaio 2009 anche quello dei paesi baltici, Estonia, Lettonia, Lituania. In totale circa 220 milioni di persone, di cui 144 milioni russi.

Ma mentre il turismo russo è intenso e spendaccione, i turisti degli altri paesi sono quasi mosche bianche. Gli ucraini in questo momento si muovono purtroppo a milioni non per le vacanze, ma per scappare dalla guerra, mentre i bielorussi sono con un piede dentro il conflitto.

I paesi baltici hanno paura della Russia, si sentono minacciati dalle mire espansionistiche di Putin e non ci pensano nemmeno un istante a rivolgersi all’ufficio Enit di Mosca per organizzare viaggi di piacere, ammesso che a qualcuno venga in mente di farli.

Gli altri paesi su cui l’Enit russo ha competenza sono in genere assai poveri, con un reddito pro capite modesto, non sufficiente per pensare a lunghi viaggi verso l’Europa e l’Italia.

Tranne forse il Kazakistan che si trova appoggiato su giganteschi giacimenti di gas che negli ultimi anni hanno fatto circolare un po’ di ricchezza tra gli abitanti.

Cieli chiusi

Anche ipotizzato per assurdo che ci siano turisti vogliosi di venire a vedere le bellezze dell’Italia proprio in questo momento tragico, c’è da tener presente che non potrebbero perché non ci sono voli.

I cieli della Russia sono chiusi e da quelle nazioni vicine alla Russia si vola invece verso l’Europa e l’Italia facendo quasi obbligatoriamente tappa a Mosca. E ciò vuol dire che in questo momento i collegamenti sono interrotti.

Considerato tutto questo è difficile capire perché l’ufficio italiano del turismo di Mosca resti aperto dal momento che, anche messe da parte le conseguenze politiche della guerra e delle sanzioni, si fa fatica a trovare motivazioni economicamente valide per prolungarne l’attività.

A meno che non si arrivi alla conclusione che le scelte dell’Enit siano sempre all’insegna di una certa approssimazione. Dopo mesi di incertezze, per esempio, si trascina ancora per tribunali la faccenda di chi sia l’amministratore dell’ente.

Il ministro Garavaglia è stato costretto a nominare due volte la professoressa Roberta Garibaldi dopo aver allontanato a ottobre Giuseppe Albeggiani, il candidato scelto da lui stesso appena pochi mesi prima.

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