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Mes, Recovery e 5 stelle, il premier Conte è sempre più fragile

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte rientra a Palazzo Chigi dopo una conferenza stampa nel cortile Foto Roberto Monaldo / LaPresse
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte rientra a Palazzo Chigi dopo una conferenza stampa nel cortile Foto Roberto Monaldo / LaPresse

La rivolta di 67 parlamentari Cinque stelle sul fondo Salva stati ricorda quella del 2019 sulla Tav, una settimana prima della crisi

  • Rientra la protesta M5S, ma non del tutto. E se i grillini che si autoaffondano sono un’ipotesi dell’irrealtà, il voto del 9 dicembre resta incerto. Stavolta tutto dipende da come Conte saprà governare la maggioranza.
  • Il Pd non rinuncia alla possibilità di chiedere il Mes sanitario, anche se ormai non ci crede più nessuno. Il ministro Amendola e Vito Crimi al lavoro per far rientrare il dissenso. Il soccorso azzurro sembra impraticabile.
  • Ma per il premier ormai sono troppi i fronti di fuoco, aperti tutti insieme, per un premier che consuma il suo tempo a risolvere i guai che lui stesso si procura.

«Rivolgersi a Conte. Noi siamo il Pd. Noi una risoluzione con dentro il no all’utilizzo del Mes non possiamo votarla». È la risposta secca che un alto dirigente del Pd oppone a chi gli elenca la lunga serie dei nodi della maggioranza che stanno venendo al pettine in vista delle risoluzioni sulla revisione del trattato Mes al voto il 9 dicembre alle camere. Ieri cinquanta deputati del M5s e diciassette senatori hanno firmato un documento contro la riforma. I termini non sono ultimativi, ma mai

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