La rivolta di 67 parlamentari Cinque stelle sul fondo Salva stati ricorda quella del 2019 sulla Tav, una settimana prima della crisi
- Rientra la protesta M5S, ma non del tutto. E se i grillini che si autoaffondano sono un’ipotesi dell’irrealtà, il voto del 9 dicembre resta incerto. Stavolta tutto dipende da come Conte saprà governare la maggioranza.
- Il Pd non rinuncia alla possibilità di chiedere il Mes sanitario, anche se ormai non ci crede più nessuno. Il ministro Amendola e Vito Crimi al lavoro per far rientrare il dissenso. Il soccorso azzurro sembra impraticabile.
- Ma per il premier ormai sono troppi i fronti di fuoco, aperti tutti insieme, per un premier che consuma il suo tempo a risolvere i guai che lui stesso si procura.
«Rivolgersi a Conte. Noi siamo il Pd. Noi una risoluzione con dentro il no all’utilizzo del Mes non possiamo votarla». È la risposta secca che un alto dirigente del Pd oppone a chi gli elenca la lunga serie dei nodi della maggioranza che stanno venendo al pettine in vista delle risoluzioni sulla revisione del trattato Mes al voto il 9 dicembre alle camere. Ieri cinquanta deputati del M5s e diciassette senatori hanno firmato un documento contro la riforma. I termini non sono ultimativi, ma mai



