Cento euro, una tantum, per risolvere il problema del vaccino. È questa la multa che si prospetta ai No-vax con più di cinquant’anni che dal primo febbraio (i lavoratori avranno tempo di mettersi in regola fino al 15) saranno sottoposti alle verifiche dell’Agenzia delle entrate. Il controllo avverrà con l’incrocio dei dati della popolazione residente con quelli risultanti nelle anagrafi vaccinali regionali o provinciali. Dopo la prima sanzione i lavoratori che non si saranno messi in regola entro il 15 febbraio riceveranno ulteriori multe (da 600 a 1.500 euro in caso di accesso ai luoghi di lavoro in violazione dell’obbligo) e saranno sospesi dal lavoro senza ricevere lo stipendio.

Le regole all’estero

La sanzione con cui il governo spera di spingere gli ultracinquantenni al rispetto dell’obbligo vaccinale sancito nel decreto del 5 gennaio è frutto di una mediazione politica, ma ha poco a che fare con le multe che hanno previsto gli altri paesi che stanno introducendo l’obbligo. Sembra che l’intento dell’esecutivo sia per il momento più quello di valorizzare l’obbligo che quello di introdurre l’elemento punitivo, proprio per non esacerbare ulteriormente gli umori nella maggioranza e nella popolazione.

In Austria, per esempio, dalle bozze della norma da approvare in parlamento e dalle spiegazioni dell’esecutivo emerge che è la multa di 600 euro può essere comminata periodicamente, fino a otto volte in due anni. La norma potrebbe subire dei ritardi per problemi tecnici per la creazione del registro dei vaccini, ma dopo otto verifiche fatte sempre incrociando i dati un trasgressore può arrivare a pagare fino a 4.800 euro.

Anche in Grecia la multa che riceveranno gli over 60 non vaccinati sarà periodica: il governo ne ha prevista una da cento euro per ogni mese di ritardo accumulato. A Jakarta, in Indonesia, sono previste multe da oltre 300 euro per chi non si vaccina.

La polemica

L’intenzione del governo italiano va nella direzione di non punire in maniera eccessivamente severa chi ancora non ha voluto vaccinarsi. La misura è stata ritenuta fin troppo lieve da molti esperti, che non la considerano sufficiente per convincere davvero gli scettici. «Se uno con 100 euro si libera del problema di vaccinarsi, a me viene da ridere. Trovo che sia una multa assolutamente ridicola, e questa misura non porterà ad ottenere il risultato sperato», ha detto Massimo Galli, già direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano.

Sui canali degli oppositori alle restrizioni anti Covid corre invece l’indignazione. C’è chi solleva il problema dell’immediata entrata in vigore che non darebbe il tempo di mettersi in regola, ma a tanti non piace il fatto che a irrogare la multa sarà l’Agenzia delle entrate. «Tutto questo richiede un sistema di verifica delle violazioni ed applicazione delle sanzioni molto collaudato: non per nulla il “sistema pass” è all’agenzia delle entrate, e non c'entra nulla con la sanità, è allo studio in ambito Ue già dal 2018 ed è esattamente analogo alla social card cinese da cui evidentemente hanno preso spunto. L’invito è sempre e comunque quello di resistere», si legge un un messaggio. E ancora: «Dati sensibili sanitari saranno resi disponibili all'Agenzia delle Entrate? Se così fosse, Garante per la privacy dove sei?»

Si accoda alla protesta anche Giorgia Meloni: «Il “governo dei migliori” ci fa sapere, come se nulla fosse, che i nostri dati sanitari sono a disposizione dell’Agenzia delle Entrate. Oggi per multare gli over 50 non vaccinati, domani magari per sapere chi è andato al ristorante col green pass. Fratelli d’Italia sottoporrà questa ennesima scandalosa violazione della tutela dei dati sensibili degli italiani al Garante della privacy. Perché non è stato ancora introdotto in Italia il modello cinese di controllo dei cittadini che tanto piace alla sinistra».

In realtà, il fatto di affidare il compito della verifica all’Agenzia è una scelta operativa. Certo, il governo avrebbe potuto scegliere le Asl come controllori, come era accaduto per esempio per le vaccinazioni rese obbligatorie dal decreto Lorenzin nel 2017. Tuttavia, il rischio che evocano gli scettici sulla condivisione di dati sensibili va considerato tenendo conto del fatto che l’Agenzia risponde al ministero dell’Economia, che a sua volta possiede il 100 per cento di Sogei, la società che fornisce il software di gestione e controllo del green pass. L’Agenzia emette anche la tessera sanitaria, di cui ha a disposizione le informazioni personali che riguardano l’anagrafica, il codice fiscale e le relative transazioni economiche.

Per accedere alle informazioni sensibili che riguardano il profilo sanitario, l’Agenzia avrà bisogno di un via libera da parte del ministero della Salute. Il garante per la privacy, spesso invocato dagli oppositori al vaccino, per il momento non interverrà: verosimilmente verrà interpellato in sede di conversione parlamentare del decreto.


 

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