I trasporti bloccano ancora il cammino del governo. Con un incrocio tra auto bianche e auto nere ad alto rischio di incidente politico, tra taxi e Noleggio con conducente, i cosiddetti Ncc, le due categorie audite in questi giorni in commissione Trasporti alla Camera, dove è in esame il disegno di legge sulla concorrenza. Il provvedimento governativo ha aperto un nuovo fronte di tensione, tra le divisioni nella maggioranza e, in alcuni casi, con le divergenze all’interno degli stessi partiti. La Lega, e in generale il centrodestra, sono schierati al fianco dei tassisti, che chiedono lo stralcio della norma contenuta nel provvedimento. C’è poi il Partito democratico che propone soluzioni differenti, oscillando tra la tentazione di appoggiare la causa dei tassisti e quella di portare avanti una riforma organica del settore, sostenendo la battaglia degli Ncc. Mentre nel Movimento 5 stelle si fa esercizio di equilibrismo con lo scopo di garantire un compromesso accettabile per tutti. Non il miglior viatico per arrivare a una soluzione.

Il lavoro del ministero

È un quadro che fa rivivere, seppure con sfumature diverse, quanto visto con le concessioni dei balneari. Anche per questo, il ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili (Mims), guidato da Enrico Giovannini, ha convocato, per lunedì 27 giugno, le due categorie.

L’obiettivo è di individuare una mediazione. Alle 10 toccherà ai tassisti, alle 14.30 sarà la volta degli Ncc. Il tavolo di confronto è aperto, ma gli spiragli di soluzione sono ancora pochi.

Il governo Draghi si ritrova così nel pantano della concorrenza, la sua strategia non ha funzionato: durante il confronto al Senato, alcuni nodi non sono stati sciolti, rimandando tutto alla Camera. L’atto di forza del presidente del Consiglio, che ha minacciato il ricorso alla fiducia per chiudere l’accordo entro fine maggio, è stato solo un rinvio. Di conseguenza diventa meno certo il timing che voleva l’approvazione definitiva del provvedimento prima della pausa estiva.

Le proteste silenziose

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I tassisti continuano a spingere forte sull’agitazione. Mercoledì hanno lasciato a piedi centinaia di utenti, causa assemblea. Le auto bianche erano irreperibili e chi ha avuto la fortuna di trovarne qualcuna, ha ricevuto il rifiuto di essere trasportato.

Nella giornata di giovedì, poi, hanno presidiato galleria Alberto Sordi, a Roma, a pochi passi da palazzo Chigi per far sentire la loro presenza al governo.

La contestazione che viene mossa riguarda l’articolo dieci del ddl Concorrenza sulla «materia di trasporto pubblico non di linea». Nel testo c’è un passaggio relativo alla «promozione della concorrenza», e i tassisti temono che la dicitura porti a una liberalizzazione che equipari la loro attività a quella degli Ncc e l’apertura del servizio al mondo delle applicazioni digitali, come Uber.

I noleggi con conducente

Il tema degli Ncc è il più problematico. A Napoli, mercoledì sera, sono state denunciate delle aggressioni da parte dei tassisti ai danni degli Ncc. Nello scambio reciproco di accuse, i rappresentanti dei tassisti sostengono che le auto di noleggio con conducente stanno approfittando dell’agitazione dei taxi per caricare clienti, applicando tariffe spropositate.

Una delle contestazioni storiche fatte dai tassisti è che gli Ncc possono conseguire la licenza in una città diversa da quella in cui operano. Possono prenderla a Roma per lavorare a Milano o viceversa. Un meccanismo che non è consentito invece ai taxi.

La sentenza

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All’inizio della legislatura, nel 2018, il governo formato da Lega e M5s ha provato a mettere mano alla legislazione. La riforma, fortemente voluta dal partito di Matteo Salvini, ha riscritto solo la parte relativa agli Ncc, prevedendo una serie di prescrizioni. Tra queste c’era l’obbligo di rientro in rimessa alla fine di ogni prestazione. Una mossa indigesta alla lobby dei noleggiatori.

La regione Calabria ha accolto i malumori della categoria, presentando un ricorso alla Corte costituzionale. Nella sentenza del marzo 2020 è stato dichiarata illegittima la misura del rientro in rimessa, considerata dai giudici un «obbligo sproporzionato». Il pronunciamento della Consulta ha reso monca la normativa.

Il governo Draghi ha quindi pensato di correggere le storture, inserendo un apposito articolo nel ddl Concorrenza. L’intento è quello di predisporre una normativa omogenea per l’intero settore. «Non capisco la preoccupazione di chi teme una liberalizzazione selvaggia», dice Enza Bruno Bossio, deputata del Pd che sta seguendo da vicino il dossier in commissione Trasporti alla Camera. «Nei principi di delega –  aggiunge la parlamentare – c’è l’esplicito riferimento ai titoli autorizzatori, che rimarranno validi. Lo scopo principale della delega è proprio quello di semplificare».

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