Italia

Nei cimiteri ci sono lapidi coi nomi di donne vive

Una donna ha abortito in un ospedale di Roma. Sette mesi dopo ha scoperto che, su indicazione della Asl, il feto è stato seppellito in una tomba con il suo nome sopra. Il caso ora è oggetto di interrogazione parlamentare 

  • La legge prevede che il feto abortito meno entro la ventesima settimana venga disposto come rifiuto speciale; tra la ventesima e ventottesima settimana, invece, viene sepolto dai familiari oppure secondo le direttive della Asl.
  • Nel caso di Roma, se ne è occupata la Asl e, come da prassi nel Lazio, sulla tomba con una croce è stato indicato il nome della madre, in evidente violazione della privacy.
  • Dietro l’obbligo di sepoltura del feto sta il grande non detto: gli si dà una tomba perché non sarebbe un “prodotto del concepimento” ma un bambino mai nato. Lo stato ricononsce alla donna il diritto di abortire, ma impone come contropartita pubblica la posa di una lapide con il suo nome inciso sopra.

Nel cimitero Flaminio di Roma c’è un’ala particolare, un piccolo prato nel quadrante sud. Ospita una distesa di croci di legno a cui sono appese targhe con soli nomi femminili e sotto un’unica data. Ad essere sepolti in quelle tombe sono i feti abortiti tra la ventesima e la ventottesima settimana, i nomi sulle lapidi di fortuna sono quelli delle donne che non hanno portato a termine la gravidanza e formano una sorta di elenco pubblico a cielo aperto. I nomi sono quelli di donne che hanno ab

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