Italia

Nessuno in Val Susa crede più all’anima No Tav del M5s

L’apertura del nuovo cantiere per la Torino-Lione è rimandata, ma in ballo ci sono appalti da oltre 3 miliardi e i finanziamenti del Recovery fund. Il Movimento perde pezzi sul territorio, ma alimenta la fronda nel governo

 

  • Domandarsi se la valle di Susa sia ancora la fortezza del M5s pone di fronte al destino politico di un partito che ha trasformato il suo architrave ideologico, il “no”, in una successione di “sì”.
  • Giorgio Bertola, già candidato Cinque stelle alla carica di presidente della regione Piemonte nel 2019, e Francesca Frediani, capogruppo del Movimento, si sono dimessi: la loro scelta è riconducibile alla rotta che il M5s ha vissuto sul tema della Torino-Lione.
  • E intanto in valle la devastazione continua, la repressione aumenta e si accanisce su persone a cui voglio bene. Amici, compagni di viaggio. Ma da troppo tempo sul mio territorio il M5s è assente, chi era accanto a me fino a qualche tempo fa è scomparso, disilluso se non proprio arrabbiato.  

Per continuare a leggere questo articolo