La nuova assemblea dell’Associazione nazionale magistrati, convocata nella giornata di sabato, si è conclusa con un nulla di fatto.
L’ipotesi di proroga dell’uscente Poniz non convinceva ma era l’unica sul tavolo. Sul suo nome, però, è stato ribadito il veto di Magistratura indipendente con i suoi dieci eletti che chiede prima di tutto «discontinuità» rispetto all’Anm uscente.
Altrettanta contrarietà sul metodo è stata esplicitata da Autonomia e indipendenza, quattro eletti, e il no più scontato e prevedibile, quello degli anticorrentisti di Articolo 101, quattro eletti, ha chiuso il cerchio.
Come nei più foschi ma realistici pronostici, l’assemblea di ieri dell’Associazione nazionale magistrati si è conclusa con un nulla di fatto. Stallo all’americana, condito da schermaglie che certificano che la tensione nel sindacato delle toghe è altissima. I cinque gruppi entravano in assemblea con un rompicapo di numeri: Area e Unicost, rispettivamente con 11 e sette eletti, chiedevano una gestione unitaria ma non erano disposti al passo indietro sul nome del presidente, l’uscente e più votato



