Un intreccio di poltrone rischia di rallentare le nomine, dal parlamento agli enti pubblici, previste a stretto giro. Il caso del presidente Istat, Gian Carlo Blangiardo, esploso in settimana, può scompaginare gli accordi che sembravano già conclusi.

A cominciare dalla presidenza della commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, meglio nota come vigilanza Rai, la più appetita tra tutte. Martedì 21 marzo è prevista la convocazione della prima seduta, seppure non ancora formalizzata. Ma cosa c’entra l’Istat con viale Mazzini? Per capire il puzzle occorre mettere insieme i fatti.

Nei giorni scorsi, la maggioranza si è resa conto, con ingiustificabile sorpresa, di non avere i numeri nelle commissioni affari costituzionali di Camera e Senato per avallare il parere sul rinnovo dell’incarico di Blangiardo.

Per il via libera è necessaria una maggioranza qualificata dei due terzi, quindi 20 voti favorevoli a Montecitorio e 14 a Palazzo Madama. E, nonostante la vittoria alle elezioni politiche, l’alleanza di governo non ha una supremazia così schiacciante: per questo tutto è slittato alla prossima settimana.

Il centrodestra, come raccontato da Domani, tiene molto alla riconferma di Blangiardo, tanto da aver inserito nel decreto Pnrr una norma apposita per garantire a un dirigente in pensione (il diretto interessato ha 74 anni) di restare al vertice di un organismo pubblico, in deroga alla legge Madia.

Da qui la necessità di stringere un patto con le minoranze. Ma non per forza in blocco. Servono, infatti, pochi voti per raggiungere l’intesa.

Alta tensione

In maniera sibillina il deputato della Lega, Igor Iezzi, ha lanciato un messaggio: «Facciamo gli accordi ad altri livelli», spedendo la palla nel campo dei leader dei partiti e soprattutto dei capigruppo.

L’interpretazione a queste parole, stando ad alcune indiscrezioni, svela che il centrodestra può usare l’Istat come merce di scambio, fino a sbarrare la strada all’accordo sulla presidenza della vigilanza Rai.

Il ruolo dovrebbe finire a Riccardo Ricciardi, deputato del Movimento 5 stelle, legatissimo a Giuseppe Conte. I voti di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sono decisivi. E il profilo di Ricciardi non è certo quello preferito.

La sua candidatura ha peraltro alimentato tensioni tra i pentastellati: l’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, e l’ex ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, non sono nemmeno stati inseriti nella lista dei componenti della commissione in quota 5 stelle.

Erano tra i candidati più solidi alla presidenza o comunque tra gli esponenti di spicco del Movimento, al pari di Alessandra Todde, destinati a presidiare la vigilanza Rai. Ma Ricciardi, con la spinta di Conte, vuole quella poltrona, consapevole del prestigio e della visibilità che garantisce.

Così per evitare incidenti, con Appendino e Patuanelli che potevano essere le scelte a sorpresa della maggioranza di centrodestra, i capigruppo Francesco Silvestri e Barbara Floridia non li hanno inclusi nel loro elenco, puntando su nomi meno noti come Anna Laura Orrico, Dario Carotenuto e Dolores Bevilacqua, che si aggiungono alla stessa Floridia oltre a Ricciardi.

In questo rimpallo c’è chi prefigura una possibile operazione a favore di Floridia.
Dalla partita interna si arriva a quella con le altre forze politiche.

Nell’intreccio di posti, il M5s potrebbe così cedere sul nome di Blangiardo, visto che – come hanno fatto notare in ambito parlamentare – è diventato presidente dell’Istat nel 2019, durante il primo governo Conte. Se il M5s dovesse tenere il punto sull’istituto di statistica, dovrebbe accettare il rischio di una ripicca della maggioranza.

A quel punto potrebbe essere eletta Maria Elena Boschi al comando della commissione vigilanza Rai, rispettando comunque la prassi di assegnare l’incarico a un esponente dell’opposizione. L’ex ministra ci spera, perché i giochi non sono fatti.

Gioco di incarti

Il terzo polo, pur con l’eventuale nomina di Boschi in tasca, non potrebbe ricambiare il favore, sostenendo la rielezione Blangiardo al vertice dell’Istat: in commissioni affari costituzionali ha 2 rappresentanti e occorrono tre voti.

D’altra parte, però, Fratelli d’Italia avrebbe l’occasione di garantirsi la presidenza della commissione di inchiesta sul Covid, che a breve si costituirà, senza dover rispondere alle richieste di Italia Viva, che accarezza l’idea di quella poltrona fin dall’inizio della legislatura.

Nel groviglio c’è una miriade di altri organismi parlamentari da far partire, ammesso che si trovi celermente l’intesa su presidenze e vicepresidenze

Ci sono l’antimafia, che fa gola a Meloni e vede in pole Carolina Varchi, e la commissione che punta a fare chiarezza sulla morte di David Rossi, su cui il nome in rampa di lancio è quello di Walter Rizzetto.

E ancora tante altre come la vigilanza su Cassa depositi e prestiti, la commissione federalismo fiscale e l’altra sulle banche in cui il gioco di incastri può trasformarsi in un gioco di “incarti”.

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