Italia viva presenta i suoi emendamenti alla legge Zan. Di fatto ne smontan l’impostazione. E il Pd deve fare i conti con un alleato che ormai platealmente cambia fronte. Ieri pomeriggio, venerdì, è scaduto il termine per il deposito degli emendamenti alla legge Zan, un termine fissato al «tavolo di maggioranza» voluto da Lega e Italia viva per provare a trovare un accordo su alcune modifiche condivise al testo. Il capogruppo dei senatori renziani Davide Faraone e e il capogruppo in commissione Giustizia Giuseppe Cucca hanno depositato le loro proposte: quattro modifiche.C’è la soppressione dell’articolo 1, quello delle definizioni di sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere; l’art.2 viene semplificato il contrasto alla discriminazione e alla violenza per motivi «fondati sull’omofobia o sulla transfobia», ma resta il tema della disabilità; soppresso l’art.4, e cioè quello che fa «salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla li­bertà delle scelte»; e infine l’art.7, quello che istituisce la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia viene modificato inserendo il rispetto «della piena autonomia scolastica» per la scelta delle scuole di come organizzare «cerimonie, in­ contri e ogni altra iniziativa utile» a combattere le discriminazioni. 

Insomma un’altra legge. Se davvero votabile dalla destra di governo è da vedere. Certo è invotabile per il Pd, spiega Franco Mirabelli, capogruppo in commissione giustizia:  «Mettere in discussione l’identità di genere o escludere dalle tutele le persone in transizione per noi è inaccettabile. Le distanze  restano siderali e la via maestra resta l'aula il 13 luglio con il testo Zan Io mi aspetto che tutte le forze che hanno sostenuto e votato lo Zan alla Camera difendano il testo che insieme abbiamo voluto». Amareggiata anche Monica Cirinnà: le proposte Iv «sono radicalmente in contraddizione con i risultati chiesti e ottenuti dalla stessa Italia Viva alla Camera», e qui parla delle definizioni dell’art.1 del testo. Per questa ragione «si tratta di modifiche che farebbero esplodere il conflitto alla Camera, rendendo impossibile una terza lettura già di per sé lunare». Quato alla definizione dei crimini fondati su “omofobia e transfobia”, per la senatrice si tratta di «una formula di cui viene lamentata da anni l’assenza di precisione tecnica, e su cui sono naufragate quasi tutte le proposte di legge in materia di omotransfobia presentate e discusse nelle scorse legislature». Martedì 6 luglio alle 11 il relatore dovrà ufficialmente dire se su questi emendamenti c’è la convergenza di Lega e Forza Italia. E nel pomeriggio il voto d’aula sulla calendarizzazione della legge il 13 luglio. Sta a Italia viva però la maggioranza anche solo l’avvio dell’iter del testo non c’è più.  

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