Fabio Panetta parla, il ministero dell’Economia tace. L’unico messaggio arrivato in giornata nella chat del ministero è quello che comunica che il dicastero guidato da Giancarlo Giorgetti ha «inviato a UniCredit Banca la lettera con le conclusioni della prima fase relativa ai chiarimenti richiesti» dall’istituto guidato da Andrea Orcel sull’impiego del golden power per bloccare l’ops su BancoBpm.

Solo in coda al giorno in cui il governatore di Bankitalia comunica le sue considerazioni finali, arriva un timido messaggio di «apprezzamento» da parte del partito. Una scelta peculiare, che insiste sul punto a favore della Lega nel risiko bancario. La partita è tutt’altro che conclusa, ma nel frattempo, a mostrarsi particolarmente felici di commentare le considerazioni di Panetta sembrano essere i forzisti. Antonio Tajani, in particolare, arriva a sottolineare un passaggio che non è proprio in linea con le priorità del Carroccio: «Abbiamo certamente bisogno di immigrazione regolare» dice il vicepremier.

Il governatore ha fatto alzare sopraccigli in maggioranza anche per altre prese di posizione: ha ribadito per esempio che, complice l’invecchiamento della popolazione, è necessario creare opportunità che trattengano chi decide di lasciare l’Italia, ma anche riconoscere gli effetti positivi dell’immigrazione regolare in questo quadro economico. Ma Panetta ha raccomandato anche il bilanciamento del contenimento dei costi energetici con la decarbonizzazione, non proprio sovrapponibile al "liberi tutti” tra i desiderata della Lega in questo campo, e ha voluto riportare all’attenzione della platea il fatto che i salari italiani siano cresciuti in termini reali «molto meno che negli altri principali paesi europei» e restino oggi sotto i livelli del 2000. Parole che non devono essere piaciute particolarmente ad Astana, dove si trovava la premier, dante causa del governatore.

Lontano dalla Lega

Ma sono anche altri gli elementi del discorso di Panetta che non hanno incontrato del tutto il favore di palazzo Chigi. Il governatore ha ricordato l’incidenza negativa del debito pubblico sulla prospettiva dei conti italiani, ma soprattutto ha raccomandato di non aumentare le spese per la difesa a scapito della spesa sociale.

Musica per le orecchie delle opposizioni, che apprezzano anche il passaggio sull’opportunità di lavorare a livello europeo nella direzione di emissione di debito comune. «L’Unione europea rimane un baluardo ma non può permettersi di rimanere ferma» dice il responsabile economia del Pd Antonio Misiani. La premier, dal canto suo, da un lato ha scelto di non attivare la clausola di salvaguardia europea che concede di estrapolare dal bilancio nazionale le spese per la difesa e dall’altro sta cercando di costruire un rapporto con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che di emissione di debito comune non vuole sapere, foss’anche soltanto per tenere a bada il suo partito, affezionato all’austerità. E poi, la raccomandazione all’azione univoca dell’Europa nei confronti degli Stati Uniti di Donald Trump sui dazi, su cui invece Meloni avrebbe voluto giocare un ruolo da fantasista: l’Ue, infatti, per Panetta «deve avere la capacità di superare i particolarismi nazionali».

Insomma, resta poco del discorso del governatore da far proprio per il partito della premier. Il fatto che il governatore sia il secondo timoniere di un authority “presidiata” da un uomo di maggioranza a deludere la destra dopo Paolo Savona alla Consob, tuttavia, non passa inosservato. L’ingrato compito finisce in capo a Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera e braccio armato di palazzo Chigi nel dossier delle banche. Il meloniano parla di parole che «fanno ordine nell'apparente caos del “risiko” e richiamano tutti i protagonisti alle loro responsabilità dinanzi all'interesse nazionale. Ben venga un processo di consolidamento del settore, stavolta finalmente “dal basso” e non sulla base di spinte europee».

Che il riferimento sia alla manovra di Mps su Mediobanca, operazione favorita dal governo è fuor di dubbio. Certo, Panetta ha raccomandato anche di lasciar giudicare al mercato la bontà delle operazioni, non esattamente un endorsement dell’utilizzo indiscriminato del golden power. Ha voluto dire la sua sul tema anche lo spettatore interessato Carlo Messina, che ha colto al balzo il passaggio del discorso di Panetta sulle aggregazioni che devono creare valore non solo per gli azionisti ma considerare anche «elementi che riguardano la sicurezza nazionale piuttosto che il risparmio considerato come tema di sicurezza nazionale». Tradotto, la presunta non italianità di Unicredit addotta dal governo come motivazione per bloccare l’ops su Mps sarebbe del tutto giustificata, nonché particolarmente comoda.

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