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Parla Milanese: «Ho trattato con Torzi per conto del papa. Sono altri ad avere fatto errori, non io»

LaPresse
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Giuseppe Milanese per la prima volta racconta il suo ruolo nello scandalo vaticano. «Accuse contro di me infamanti, ma ho spiegato ai magistrati ogni cosa». Il presidente della cooperativa Osa spiega che non fu lui a introdurre Torzi ed Intendente alla segreteria di Stato. «I pm e Peña Parra si sbagliano. Io ho tentato solo dopo di aiutare il papa a recuperare il palazzo di Londra»

  • Giuseppe Milanese, amico personale di papa Francesco, spiega il suo ruolo nello scandalo vaticano: «Non ho introdotto io Torzi in Vaticano. I pm e Peña Parra si sbagliano. Chiamato dal papa a dare una mano a dicembre».
  • Il presidente della cooperativa Osa racconta l’incontro tra Torzi e il papa del 26 dicembre 2018: «Proposi per il raider una piccolo guadagno affinché lui lasciasse le quote della società che controllava il palazzo».
  • La difesa: «Per me Torzi doveva avere massimo 3 milioni, non 15. Gli affari con lui e Tirabassi? Mai conclusi. Chiesi a Crasso i soldi, ma non quelli del Vaticano. I 350mila euro avuti dall’Obolo di San Pietro li ho spesi per bambini ed anziani».

«È falso che io abbia introdotto Gianluigi Torzi o persone con precedenti penali in Vaticano. Al contrario, io ho conosciuto Torzi solo il 12 novembre del 2018, quando l'affare londinese con il finanziere era stato definito già da altri». Giuseppe Milanese contesta una per una tutte le accuse fattegli dai promotori di Giustizia, e spiega che i magistrati del papa Francesco, «a cui mi lega una amicizia disinteressata», potrebbero essere incorsi in una serie di equivoci. «Credo che dopo i miei

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