Sono più importanti le elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia che il Consiglio europeo straordinario. Un summit che, tra le varie cose, affronterà il tema della guerra in Ucraina e la strategia da seguire sulle politiche migratorie. Ma al parlamento italiano non interessa. Poste di fronte alla scelta se dibattere dei contenuti del vertice Ue in aula, mettendo ai voti le risoluzioni come da tradizione, o se concentrarsi sulla campagna elettorale per il voto del prossimo fine settimana, le conferenze dei capigruppo di Camera e Senato hanno optato per la seconda. Il dibattito è limitato a due commissioni.

Tutti uniti, maggioranza e opposizione nel proposito di lasciare per una settimana semideserti Montecitorio e palazzo Madama, benché la tornata elettorale riguardi solo Lazio e Lombardia. Dalla Sicilia al Veneto, gli altri eletti non hanno granché da fare. La constatazione non ha fatto breccia: non ci sono lavori in aula perché l’attenzione è concentrata completamente sull’eventuale conquista della guida del Pirellone o della Pisana. Mettendo da parte questioni di portata storica in Europa e nel mondo.

Fitto in commissione

Oggi, mercoledì 8 febbraio, sono in programma le comunicazioni del ministro per gli Affari europei, politiche di coesione e Pnrr, Raffaele Fitto, in vista del Consiglio europeo straordinario in calendario domani e venerdì, a cui presenzierà la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, proprio in compagnia di Fitto. Già il fatto che sia un ministro e non la premier a relazionare è apparso come una diminutio dell’attenzione sull’appuntamento, anche se si tratta del titolare degli Affari europei. La cosa, all’atto pratico, non sorprende: il dibattito non avverrà infatti in assemblea, seguendo la prassi consolidata, ma ci si limiterà a una seduta delle commissioni congiunte di Affari esteri della Camera e Politiche Ue del Senato.

Addirittura i parlamentari interessati potranno, come previsto dai regolamenti, ascoltare gli interventi in streaming. Il motivo? Non è prevista alcuna votazione.

Dalla guerra alle migrazioni

Eppure a Bruxelles all’ordine del giorno ci sono temi cruciali per l’Europa e, di conseguenza, per l’Italia. Su tutti spicca il conflitto in Ucraina e il sostegno da fornire ancora a Kiev in vista della nuova offensiva di Mosca. Il Consiglio straordinario arriva, peraltro, a pochi giorni dal vertice tra Ue e Ucraina. Il «primo vertice tenutosi dallo scoppio della guerra della Russia e dalla concessione all’Ucraina dello status di paese candidato all’Ue nel giugno 2022», sottolineano da Bruxelles.

I leader dovranno quindi decidere come orientarsi sull’integrazione europea e il processo di adesione dell’Ucraina, oltre che in che modo bisognerà proseguire nella risposta all’aggressione della Russia. Infine, più in generale e sempre connesso al conflitto, si discuterà della sicurezza alimentare mondiale, minata dalla guerra. Non solo le bombe saranno al centro del summit.

Un altro punto in agenda è quella della migrazione con la decisione «sul controllo efficace delle frontiere esterne, sul rafforzamento dell'azione esterna e su aspetti interni». Un argomento che scalda molto la politica italiana, maggioranza e opposizione, seppur su fronti diversi. Ma l’interesse è forte solo quando non sono previste scadenze elettorali. Nel ricco menu del vertice c’è poi l’economia, duramente colpita dal rincaro dei prezzi delle materie prime.

Opposizioni in vacanza

Un ordine del giorno che avrebbe richiesto un dibattito approfondito in parlamento, nell’ottica della valorizzazione delle camere. Così non è stato per una scelta condivisa. Tuttavia, se per il centrodestra si tratta di un intralcio in meno, sorprende che le opposizioni abbiano avallato la decisione di non prevedere anche una sola seduta in Aula per ascoltare la posizione del governo sul Consiglio europeo straordinario, cercando di portare i propri temi in agenda.

Dal Terzo polo all’alleanza Verdi-sinistra, passando per il Movimento 5 stelle e il Partito democratico, c’è concordia sul fatto che basti la comunicazione in commissione. «Del resto è un consiglio straordinario», fa sapere in via informale una fonte del Pd per giustificare la scelta presa nella conferenza dei capigruppo. Come se la straordinarietà potesse depotenziarne l’importanza.

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