Giovanni Paglia, responsabile economia di Sinistra italiana, ha scritto l’emendamento al disegno di legge di bilancio insieme ai parlamentari e difende il testo: «Le persone normali saranno avvantaggiate da una proposta che fa pagare meno tasse a chi eredita una casa o ha da parte i risparmi di una vita». Giorgia Meloni (Fdi) invece per lui difende le lobby
Il responsabile economico di Sinistra Italiana, Giovanni Paglia, esce allo scoperto per difendere l’emendamento alla legge di bilancio che istituirebbe una tassa patrimoniale a partire dal 2021: «Spiace che molti parlino a caso della proposta. Nessuna nuova tassa che colpisca imprese, lavoratori e persone normali. Anzi, chi eredita una casa o ha da parte i risparmi di una vita di lavoro sarà avvantaggiato». Paglia è uno degli autori del testo, che vede come primi firmatari e presentatori in commissione Bilancio alla Camera Nicola Fratoianni (LeU) e Matteo Orfini (Pd).
Paglia critica soprattutto il ministro degli esteri Luigi Di Maio, che domenica si è detto contrario alla proposta con tutto il Movimento: «Spiace davvero che Di Maio si unisca al coro di quelli che parlano a caso di una proposta che non hanno letto (almeno spero).
Nessuna tassa che colpisca imprese e lavoratori: le prime non sono coinvolte, i secondi sarebbero al contrario premiati da una soluzione che azzera l’Imu sulle case ereditate e le tasse sui conti correnti».
Al contrario per l’opposizione, da Matteo Salvini a Giorgia Meloni, nessuno stupore: «Capisco che l’onorevole Meloni si senta chiamata in causa quando si parla di tassare i patrimoni milionari - prosegue l’esponente della segreteria nazionale di Sinistra Italiana - evidentemente guida un partito ben finanziato dalle lobby. Lo stesso dicasi per alcuni editorialisti e avvocati dei potenti».
Le «persone normali», conclude, invece saranno avvantaggiate: «Non possono parlare a nome delle persone normali, che saranno avvantaggiate da una proposta che fa pagare meno tasse a chi eredita una casa o ha da parte - dice Paglia - i risparmi di una vita di lavoro. Stiamo al merito, perché altrimenti diventa solo propaganda».
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