Matteo Renzi, il leader di Italia viva, ha detto che è pronto a lamentarsi con Sergio Mattarella: «Ci sono quattro posti di vicepresidenza per le opposizioni, due alla Camera e due al Senato, Pd e M5s ci hanno tagliato fuori». Ieri sono state votate le poltrone principali per il rinnovo del parlamento, in tutto quattro vice presidenze per Camera, sei posti da questore e otto da segretari, e sono state affidate dalla maggioranza ai propri parlamentari e all’ex alleanza giallorossa che si è ricompattata.

Quando in mattinata si sono chiusi gli accordi, il terzo polo, formato da Azione di Carlo Calenda e dal partito di Renzi, non ha preso niente nonostante la campagna dei giorni scorsi. Allora è arrivata la decisione di non partecipare al voto per protesta. «Questa cosa per noi non è rispettosa», ha detto Renzi uscendo da palazzo Madama. «Per mezza poltrona si sono messi d’accordo, ormai sono una coppia di fatto», ha detto il leader di Iv intercettato dalle telecamere fuori dal Senato.

«Abbiamo sbagliato», ammette senza volerlo il deputato Giuseppe Castiglione, ex alfaniano oggi eletto con il terzo polo, che poi si corregge: «Ci hanno tagliato fuori».

Il Quirinale

Matteo Renzi al Quirinale per le passate consultazioni con Teresa Bellanova e Maria Elena Boschi (Foto di Alessandro Serranò)

Il tema, ha detto Matteo Renzi in un video dal suo ufficio al Senato, «verrà posto al presidente della Repubblica». Sergio Mattarella riceverà tutti i gruppi in vista della formazione dell’esecutivo a partire da giovedì 20 ottobre. Ma Renzi per le consultazioni «non c’è», conferma l’ufficio stampa di Italia viva. Insieme a Calenda andranno al Quirinale i due presidenti dei gruppi di Camera e Senato, Matteo Richetti (Azione) e Raffaella Paita (Italia viva), e la presidente di Italia viva Teresa Bellanova.

I suoi parlano di un passo indietro, di cui però non approfondiscono il motivo: «Prima lo chiedono tutti, poi quando lo fa, tutti a dire “ma come mai non c’è Renzi”. Che sarà successo», dice Luigi Marattin.

Poco prima delle ultime consultazioni l’ex premier era dovuto tornare in fretta dall’Arabia Saudita dove si trovava in quanto membro del Fii Institute, controllato dal fondo sovrano saudita. Ma per il voto di fiducia in aula, ha assicurato, non sarà a Riyadh, anche se ha ben presente la grande conferenza che si terrà il 25 ottobre: «Credo che nello stesso periodo ci sarà dibattito parlamentare sulla fiducia al governo. E io devo parlare in aula». A fine mese comunque ha già confermato che sarà a Bangkok per un altro evento in cui incontrerà le imprese.

Il Pd festeggia

Il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano, dice che la colpa per la delusione di Renzi non è di nessuno se non del fatto che il terzo polo – arrivato quarto alle elezioni dopo centrodestra, centrosinistra e Movimento Cinque stelle - si è bloccato al 7,8 per cento: «A decidere sulle vicepresidenze non son stati fantomatici accordi per escluderli, ma sono stati gli elettori, perché l’unico criterio utilizzato, come da prassi, è il peso parlamentare».

Il Pd ha così avuto la vice presidenza del Senato, Anna Rossomando, e della Camera, Anna Ascani. Segretaria d’aula a palazzo Madama Valeria Valente, mentre è rimasto fuori Daniele Manc (Pd). Il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, ha ottenuto la vicepresidenza della Camera per Sergio Costa, e al Senato della capogruppo Mariolina Castellone. A cui si aggiungono Filippo Scerra deputato questore della Camera e i segretari d’aula al Senato Pietro Lorefice e Marco Croatti. Tutti Cinque stelle.

La maggioranza

LaPresse

In una giornata che ha riscritto ancora una volta gli equilibri parlamentari, nemmeno la maggioranza che aspetta l’avvio delle consultazioni di Mattarella festeggia fino in fondo. Il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Francesco Lollobrigida, ha comunicato in mattinata che a palazzo Madama i nomi scelti sarebbero stati quelli di Gian Marco Centinaio della Lega e Maurizio Gasparri di Forza Italia. A Montecitorio invece l’indicazione è stata per il forzista Giorgio Mulè e il meloniano Fabio Rampelli.

Segretari d’aula Fabrizio Cecchetti della Lega, Chiara Colosimo, Giovanni Donzelli, Riccardo Zucconi (tutti e tre di FdI) e Annarita Patriarca di Forza Italia. Questori per il centrodestra a palazzo Madama, Gaetano Nastri (FdI) e Antonio De Poli, Civici Moderati-Noi con l’Italia-Maie. Alla Camera Paolo Trancassini (FdI) e Alessandro Manuel Benvenuto (Lega).

Segretari d’aula al Senato Antonio Iannone (FdI), Erika Stefani (Lega), Marco Silvestroni (FdI), Andrea Paganella (Lega), Gianpietro Maffoni (FdI).

Centinaio e Stefani, entrambi vicini al segretario Matteo Salvini, speravano nel ministero dell’Agricoltura e in quello per gli Affari regionali. Anche Rampelli e Colosimo, parte dei “gabbiani” della storica sede missina di Colle Oppio, il gruppo della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ambivano al governo.

A breve le trattative ricominceranno per le presidenze delle commissioni, incluse quelle che vanno all’opposizione, la commissione di Vigilanza Rai e il Comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica (Copasir) che vigila sui servizi segreti. Il terzo polo ci spera ancora, ma dem e pentastellati ci stanno già lavorando. Di commissioni si parlerà solo dopo che il governo avrà ottenuto la fiducia, che, se il calendario delle consultazioni portasse a rapidi risultati, arriverà la settimana prossima.

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