Mentre il Pd deve gestire il caso del capogabinetto di Roberto Gualtieri, Albino Ruberti, e i commenti su Israele del candidato Raffaele La Regina, il segretario Enrico Letta cerca di riportare l’attenzione sul programma dedicando una conferenza stampa alle misure per i giovani.

Mentre Ruberti litigava in strada, a suo dire, su questioni calcistiche, il Giornale ha recuperato un post condiviso da La Regina – uno dei giovani capilista under 35 su cui Letta sta puntando in campagna elettorale – in un gruppo privato che ironizzava sull’esistenza di Israele. «Il Giornale di oggi mi accusa di negare l’esistenza dello stato di Israele, richiamando un meme che distrattamente e superficialmente ho rilanciato in un gruppo privato. Si trattava insomma di satira, non di una posizione politica. Un gesto comunque sbagliato, per cui chiedo scusa. Ma voglio essere chiaro, non ho mai messo in dubbio la legittimità dello stato di Israele, né in passato né mai, né il suo diritto a esistere». Una crepa nell’immagine dell’evento organizzato da Letta per i giovani, a cui partecipava anche La Regina.

Le sue parole, in ogni caso, «chiudono la polemica» secondo Letta. Al Nazareno stanno ancora limando le liste, potendo ora contare anche su Patrizia Prestipino, Enzo Amendola e Alessia Morani, che hanno deciso di accettare le candidature nei giorni scorsi. Ma ieri il segretario ha voluto parlare soprattutto di temi.

Le proposte

Nel programma un troncone intero è dedicato a «un paese a misura di donne e giovani». Comprende una lista di proposte per gli under 35 che il segretario ha presentato durante la conferenza stampa. Si va dal potenziamento del fondo di garanzia mutui per la prima casa al contributo affitti di duemila euro per studenti e lavoratori. Il Pd vuole anche lavorare per azzerare i contributi necessari per assunzioni a tempo indeterminato di giovani e abolire gli stage extracurricolari e potenziare l’apprendistato.

Torna poi la prima proposta lanciata da Letta dopo la caduta del governo Draghi, la dote di diecimila euro per i 18enni con redditi medio-bassi, sulla base dell’Isee familiare, da finanziare con una tassa di successione su importi superiori ai 5 milioni di euro. I dem vogliono garantire anche una pensione di garanzia per carriere lavorative discontinue e precarie e battersi per eliminare gli stage curriculari non retribuiti e quelli extracurriculari. Ultimo punto, il diritto di voto a fuorisede e 16enni. Una serie di misure che, spera Letta, riporteranno ai dem il voto giovane. «L’obiettivo che mi sono dato è stato quello di riportare il Partito democratico a essere il primo partito votato dai giovani» dice.

Peccato però che i giovani fuorisede, che un recente rapporto ha quantificato in quasi 5 milioni di persone, non potranno votare nella città nella quale vivono, ma per esprimere la loro preferenza dovranno per forza tornare nel comune di residenza. Per tutta la legislatura sono infatti rimaste ferme in commissione Affari costituzionali alla Camera cinque proposte di legge che avrebbero permesso – se approvate – un esercizio del voto più semplice.

Quella più avanzata era quella di Marianna Madia del Pd, ma l’esame si era interrotto a causa della stesura di uno studio complessivo richiesto dal ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’Incà. Poi, a un passo dalla calendarizzazione per la discussione in aula, è caduto il governo. Ora, nonostante gli sforzi in extremis della deputata dem Giuditta Pini (eliminata dalle liste elettorali del suo partito) e di Più Europa, che ha presentato un’interrogazione alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, il problema rischia di restare irrisolto. Tenendo così lontano dalle urne tutti gli elettori che Letta spera di conquistare.

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