La tensione tra la ministra Marina Elvira Calderone e il potente sottosegretario Claudio Durigon può diventare il preludio di un nuovo scontro tra Fratelli d’Italia e Lega. In mezzo c’è la presidenza di Mario Pepe alla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) che non è più solida.

Una granitica certezza, però, sovrasta tutto: la parola curriculum al ministero del Lavoro provoca più di qualche brivido lungo la schiena. A Calderone ricorda la vicenda della sua laurea, svelata dal Fatto quotidiano, e da qualche settimana pure la nomina dell’ex deputato Pepe, l’esperto di tiroide chiamato a vigilare su circa 340 miliardi di euro di fondi pensione, compresi quelli per le casse previdenziali professionali.

Il cv del berlusconiano della prima ora ha inizialmente sollevato dubbi nello stesso ministero: non sembrava adeguato al ruolo, come raccontato dalle inchieste di Domani. La responsabilità formale ricade su Calderone, che ha firmato il decreto.

A palazzo Chigi non è piaciuta la gestione del dossier, anche se era stato informato il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, che tuttavia ha solo dato il proprio assenso lasciando correre per il resto.

L’ultima settimana al ministero è stata caratterizzata da una forte agitazione con il tentativo di individuare una via d’uscita. La ministra è rimasta con il cerino in mano ed è molto irritata nei confronti del sottosegretario al Lavoro Durigon, che aveva garantito su Pepe per assecondare la proposta di Antonio Angelucci, imprenditore e deputato della Lega, amico e vero sponsor dell’ex parlamentare. Interessato alla vicenda anche alla luce della vicinanza tra fondi pensioni e sanità privata, business principale di Angelucci.

Piano B alla Covip

La ministra, nonostante gli uffici ministeriali avessero chiesto approfondimenti sui requisiti di Pepe, ha lasciato correre, come fa spesso sui dossier che la vedono più distante. È un modo per evitare troppi problemi. In realtà aveva altri piani per la Covip con l’indicazione di profili più vicini.

Dopo il confronto con Durigon la scelta è ricaduta su Pepe, che ha scalzato Antonio Maria Rinaldi, dato come favorito a pochi giorni dal Consiglio dei ministri decisivo. Calderone, dopo il polverone sul curriculum del presidente Covip, ha confidato il proprio turbamento nei colloqui privati. Teme che Giorgia Meloni, attraverso i suoi fedelissimi, possa chiederne conto.

La presidente del Consiglio ha avanzato un’unica pretesa a ministri e sottosegretari: creare meno problemi possibili. Molti fanno l’esatto contrario. Calderone, con la cerchia più stretta, starebbe addirittura valutando la possibilità di sostituire il presidente della Covip, appena insediato. «Cosa succederebbe di fronte a qualche scivolone di Pepe?», è il senso del ragionamento che circola nell’inner circle della ministra.

Una delle soluzioni prospettate potrebbe essere quella di garantirgli un altro incarico, magari nell’ambito sanitario più attinente a un medico di professione, specializzato in endocrinologia. Dovrebbe essere simile anche il compenso: da presidente Covip Pepe dovrebbe percepire 162mila euro (lordi) all’anno e dovrebbe rimanere in carica 7 anni.

Un ulteriore ostacolo sono le resistenze di Durigon, che continua a essere lo scudo di Angelucci sulla vicenda. Insomma, Calderone vuole uscire dal vicolo cieco in cui si è cacciata, magari cercando una sponda dentro Fratelli d’Italia per piegare i leghisti a difesa dell’endocrinologo. L’ennesimo scontro sotterraneo tra alleati.

Il caso alla Camera

Intanto dalle opposizioni è pronta la controffensiva. Il deputato del Pd, Arturo Scotto, ha prima chiesto una nuova audizione di Pepe per valutare i requisiti, denunciando «una rete potenziale di conflitti di interessi». Il presidente Covip ha rivendicato come competenze nella previdenza complementare gli appalti pubblici (con Inps, Inpdap e Ingv) ottenuti dalla Medical Service 88, la sua azienda di famiglia.

Scotto ha poi presentato alla Camera un’altra interrogazione che chiede esplicitamente se la ministra «non ritenga di dover riconsiderare l’opportunità di aver conferito l’incarico di presidente della Covip a una figura che, sempre più, non sembra essere in possesso dei requisiti di riconosciuta competenza e di specifica professionalità nelle materie di competenza della Covip». Non una domanda ma una precisa richiesta di passo indietro.

© Riproduzione riservata