Silenzio, parla Mario Draghi. Come nella pubblicità della pasta, la scena di oggi è sua. Toccherà infatti a lui fornire novità sulla dura salita al Colle durante la tradizionale conferenza stampa di fine d’anno del presidente del Consiglio. Ripeterà il mantra che la decisione spetta al parlamento o aggiungerà altro?

Come prologo, qualcosa ha fatto capire ieri nel saluto finale alla Farnesina, quando ha introdotto una distinzione importante. «Il Pnrr», ha detto, «non è il piano di rilancio di questo governo. È il Piano di rilancio di tutto il paese. E spetta a tutti – politici, funzionari, imprenditori, parti sociali – contribuire alla sua realizzazione in modo rapido, efficiente, onesto».

Allo stesso tempo, non c’è un uomo solo che si identifica con lo sforzo fatto. «In questi mesi», ha aggiunto il premier, «l’Italia ha dimostrato, ancora una volta, di saper reagire alle crisi più dure con coraggio, determinazione, unità». Supermario pone così le premesse per non essere inchiodato per sempre a palazzo Chigi, un ruolo che potrebbe diventare presto scomodo perché bersaglio dei partiti.

UN SIBILO CONTRO CARTABIA

Partiti che tradiscono una certa ansia in riunioni e vertici che si susseguono. Ieri il centrosinistra ha giocato d’anticipo sui dirimpettai del centrodestra: si sono visti infatti Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Tema: l’unità e la compattezza in vista del voto per il nuovo presidente.

Il ragionamento sarebbe stato: se Draghi lo chiede, dobbiamo eleggerlo. Il problema è chi andrebbe al suo posto al governo. Nomi? Secondo le cronache non ne sarebbero stati pronunciati, ma Il Fatto ritiene doveroso impallinare Marta Cartabia (che invece il titolo della Stampa dà come probabile) e promuovere Daniele Franco.

Scrive Luca De Carolis: «Perché un conto sarebbe una transizione morbida con l’attuale ministro dell’Economia, Daniele Franco, a Chigi. Un altro la nomina della ministra della Giustizia Marta Cartabia, “perché per noi non sarebbe accettabile” sibilano dai 5 stelle». Il sibilo di Travaglio?

MR. B È “IL CANDIDATO UNICO DEL CENTRO DESTRA”

A pensar male, c’è quasi da ipotizzare che la notizia sull’incontro tra Letizia Moratti e Giorgia Meloni sia stata fatta filtrare apposta. Perché il suo effetto, alla vigilia dell’incontro tra i leader del centro destra a Villa grande, si è risolto in una dichiarazione di appoggio incondizionato e senza subordinate alcune al Cav.

Letizia Moratti ha infatti voluto sostenere in modo deciso Silvio Berlusconi e sfilarsi completamente dalla corsa al Quirinale: «Credo che per il centrodestra l’unico candidato sia il presidente Berlusconi», ha detto ieri da Milano. Candidato unico e chi pensa ad altri nomi è un traditore.

ANCHE IL MAGGIO FIORENTINO CHIEDE IL BIS

Chissà se al Quirinale, da qualche parte, c’è una lavagna a muro. Tipo quelle che cui si scriveva una volta nella redazione dei giornali. Oppure se qualche funzionario delle relazioni con la stampa, alle dipendenze dell’ottimo Giovanni Grasso, discretamente conserva buona nota di tutte queste richieste in un file.

Nel caso accadesse, da ieri sera, l’elenco va aggiornato. A Firenze, nuovo auditorium del maggio fiorentino ci sono stati ovazione, applauso, grida di bis e anche un coro di “presidente, presidente”, lanciato secondo le cronache dal sindaco Dario Nardella.

L’ovazione fiorentina arriva dopo la richiesta di bis della Scala di Milano e dopo le molte altre manifestazioni di consenso per un doppio mandato di Sergio Mattarella (piazze sindacali e diplomazia vaticana comprese). Questo coro patriottico e quasi risorgimentale che sale dal Paese reale, e non dal Palazzo, cambierà qualcosa? Chissà.

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