Il caso del presidente della commissione Esteri del Senato del Movimento 5 stelle, Vito Petrocelli, continua a rimanere irrisolto, ma le dimmissioni della senatrice di Italia viva Laura Garavini, vicepresidente della commissione, potrebbero sbloccare la situazione. Per uscire dall’impasse di una presidenza ormai indesiderata ma inamovibile, infatti, restano solo le dimissioni in massa dei membri dell’organismo o la sostituzione del senatore che si oppone alla linea del suo partito sul conflitto ucraino e non ha ancora lasciato il suo posto.

La giunta per il Regolamento si è riunita nel pomeriggio per discutere «astrattamente» delle possibilità a disposizione, visto che in quel momento non erano ancora a disposizione fatti concreti, senza i quali non può pronunciarsi.

Oltre a Garavini, nel pomeriggio hanno intanto manifestato la disponibilità alle dimissioni dei membri della commissione anche M5s e FdI. Il Movimento, inoltre, starebbe valutando di boicottare i lavori della commissione, convocata per domani. 

I senatori che compongono l’organo costituzionale avevano già manifestato la loro preoccupazione la settimana scorsa in una lettera indirizzata alla presidente del Senato in cui vedevano come compromessa l’operatività della commissione.

Maria Elisabetta Casellati ha preso atto del testo, che è stato accompagnato da una seconda lettera firmata dai membri della Affari europei, ma non è previsto dal regolamento di palazzo Madama che possa intervenire per rimuovere un presidente di commissione che non si dimetta spontaneamente.

Le dimissioni

Oggi pomeriggio si è tenuta una riunione dei capigruppo in cui è emersa la disponibilità di tutti i partiti alle dimissioni di massa. L’unico a non dirsi d’accordo con questa possibilità è stato Emanuele Dessì, del nuovo gruppo Cal-Pc-Idv.

Per l’ex M5s la scelta delle dimissioni creerebbe un «precedente gravissimo» ed è soltanto un «escamotage squallido per punire politicamente un esponente che non la pensa come la maggioranza in questo momento. Bisogna rispettare la Costituzione, i regolamenti e le leggi e la Costituzione sulla possibilità di un parlamentare di esprimersi in dissenso è chiara».

La sostituzione

Secondo fonti parlamentari di centrosinistra, resta invece «la mia maestra» quella della sostituzione del senatore che ha votato contro il dl Ucraina ed è contrario alla consegna delle armi all’esercito di Kiev da parte dei Cinque stelle. Improbabile per il momento che accada, considerato che la capogruppo del Movimento, Mariolina Castellone, ha annunciato prima della riunione di «non voler forzare la mano» con il regolamento. Intanto, continua la procedura di espulsione del presidente di commissione dal M5s dopo il tweet in cui inneggiava all’invasione di Vladimir Putin con il suo simbolo, la Z, il giorno precedente alla festa della Liberazione. 

Petrocelli, da parte sua, stamattina ha ribadito di nuovo di non volersi dimettere «perché sento di rappresentare la Costituzione».

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