Il dem: «Ma con M5s dobbiamo provare a unirci. E fa bene Schlein a non alimentare polemiche». «Mi appello all’ex premier: l’Europa è valore non negoziabile, il tycoon ha un piano anti-europeo»
L’ultimo guaio in cui si è cacciata la premier Giorgia Meloni è la sua intenzione di partecipare alla kermesse trumpiana che si è aperta a Washington con un saluto nazista di Steve Bannon. Per questo, il lepenista Jordan Bardella ha deciso di disertare. «Se Meloni confermasse la sua partecipazione darebbe un messaggio sconcertante e devastante», secondo Piero De Luca, deputato Pd, dell’area riformista. Come «è già intollerabile il suo silenzio rispetto alle parole con le quali il presidente Donald Trump ha tentato di delegittimare l’Europa e Volodymyr Zelensky. Capiamo l’imbarazzo di Meloni, ma questo silenzio mette completamente fuori gioco l’Italia dalla scena internazionale. Dica chiaro da che parte sta: dalla parte di chi punta a indebolire e rendere subalterna l’Europa, o dalla parte dell’Europa? Guai se questo suo silenzio fosse un assenso al tentativo di disgregare l’Europa e consegnarla alla dottrina Trump e all’internazionale sovranista.
Conte invece parla chiaro e dice che Trump ha svelato il «bellicismo dell’Occidente».
Fra noi e quelle parole di Conte c’è una distanza siderale. Le parole di Trump sull’aggressione russa all’Ucraina sono una mistificazione storica. Guai ad avallare ricostruzioni che delegittimano la resistenza di un popolo che ha difeso la sua libertà, e l’aiuto che giustamente ha dato la Ue. Con l’Ucraina, abbiamo difeso la libertà e la democrazia, valori fondanti della Ue e non negoziabili. Dare ragione a Trump significa avallare il suo piano anti-europeo.
Quindi rompete con il M5s?
Quindi dobbiamo continuare il lavoro per accorciare questa distanza siderale in politica estera e costruire una coalizione progressista, alternativa a questo governo disastroso. Partiamo dai temi che ci uniscono già, la sanità, la scuola, un lavoro dignitoso. Aggiungo il Pnrr che questo governo sta insabbiando: è notizia fresca che rischiano di saltare 60mila posti negli asili nido. Ma con chiarezza dobbiamo dire che le forze progressiste difendono i valori progressisti e non negoziabili, e l’europeismo lo è, anche per difendere gli interessi nazionali. Senza autonomia strategica Ue non potremo affrontare le sfide energetiche, digitali, industriali, sociali, e non ci difenderemo dai dazi che colpiranno 44mila imprese italiane. Non ci sono alternative. Invito Conte a riflettere su questo.
Su questo Schlein invece non ha detto una parola a nome del Pd.
Anche io credo che non sia utile alimentare polemiche, tanto più mentre il governo si sfascia sulla politica estera. Schlein fa bene a mantenere la barra sui temi che toccano la carne viva dei cittadini. Ma quando c’è da fare scelte, la segretaria e il Pd le scelte le fanno. La settimana scorsa abbiamo discusso sul rapporto Draghi, la maggioranza non è stata in grado di presentare un testo proprio, le tensioni fra loro sono enormi. Dunque ai tavoli europei anche su questo l’Italia è muta.
Le opposizioni non hanno presentato una mozione unitaria.
Abbiamo presentato testi diversi, ma convergevano sul rafforzamento degli investimenti comuni, su sanità, spesa sociale, infrastrutture della sicurezza, mentre il governo pensa di delegare la sicurezza delle nostre comunicazioni a Musk. Il Next generation è stato un manifesto politico, e su questo siamo in piena sintonia con M5s, visto che l’abbiamo negoziato e ottenuto quando eravamo insieme al governo.
Anche sulle spese militari non siete in linea, sempreché il Pd abbia una linea unica.
Siamo tutti d’accordo per un salto di qualità diplomatico della Ue, per una pace e non una resa, ma se non avessimo difeso l’Ucraina, Kiev sarebbe russa da tre anni. Il Pd è unito sull’esigenza di rafforzare gli investimenti comuni nella difesa europea. Che non sono solo nelle armi, ma anche in tecnologia, ricerca, cyber-sicurezza. Anche su questo restano alcune distanze con il M5s, ma dobbiamo provarci fino all’ultimo.
Renzi dice che alla mobilitazione sulle bollette di Conte si deve partecipare. Ma se chiederà di tagliare la spesa militare, il Pd, ci va?
Sul tema delle bollette noi abbiamo presentato alcune proposte concrete. Il governo non ha fatto nulla: i costi aumentano, e aumenteranno il prossimo anno, sulla benzina hanno aumentato le accise. Il carrello tricolore sul costo della vita è stato un flop. Il fallimento di questo governo è innanzitutto sul piano economico, per coprirlo attacca la magistratura o alimenta favole su complotti e altri pasticci. Quanto al Pd, partecipiamo alle iniziative in cui c’è una piattaforma condivisa. I leader dei partiti si siedano a un tavolo e ne mettano insieme una.
Sempre Renzi segnala che l’alleanza di destra non si basa sulla politica estera. Farete così anche voi?
Non è credibile criticare la destra sulle proprie incoerenze e fare altrettanto, quindi rispondo no. Sarebbe velleitario volerla sconfiggere senza un’idea comune sul futuro dell’Italia e quello dell’Europa. Dobbiamo lavorare sui contenuti, è un lavoro difficile, ci vuole pazienza, ma senza la politica estera manca un pezzo rilevante di un programma comune. Faccio appello al senso di responsabilità di tutte le opposizioni.
Calenda vi dà un ultimatum: il Pd rompa con M5s, altrimenti Azione esce anche dalle alleanze locali.
Abbiamo il dovere di provare a fare una coalizione credibile e coesa fino all’ultimo, lavorando sui programmi e confrontandoci con il paese reale, non solo con le forze politiche. Quanto alle amministrative, in questi mesi è stato fatto un gran lavoro di sintesi, anche molto onesto nei territori, dobbiamo provarci ovunque. E comunque non c’è nessuna ragione per buttare via il lavoro già fatto.
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