Pil, l’Ocse smentisce il governo. La manovra sarà un’impresa

Il governo Meloni ha perso un altro strumento di propaganda: il racconto della crescita economica migliore rispetto a Parigi e Berlino. Solo a giugno, di fronte alla platea di Confcommercio, la presidente del Consiglio gongolava: «Facciamo meglio di Francia e Germania». Scatenando un tripudio tra i suoi fan. Fratelli d’Italia ha subito fatto battage a colpi di card sui social per descrivere l’Italia come la locomotiva d’Europa. Magari. La spinta si è infatti esaurita subito, il trend è stato momentaneo. Il sorpasso è stato, a conti fatti, frutto delle défaillance dei principali paesi europei, non c’è stato alcun miracolo italiano. Casa, lobby e lavoro: Meloni mette in moto la macchina delle bugie Controsorpasso A bollinare il bluff sono le stime dell’Ocse nell’Outlook intermedio: sia nel 2025 sia nel 2026 il Pil italiano aumenterà dello 0,6 per cento con un lieve ritocco al ribasso della precedente stima per il prossimo anno (era allo 0,7 per cento) e ancora peggio rispetto al Documento programmatico di bilancio firmato dal governo, in cui è formulata una previsione del +0,8 per cento per il 2026. Tedeschi e francesi, intano, preparano il controsorpasso. I primi vedranno una crescita dello 0,3 per cento nel 2025, quindi ancora inferiore all’Italia, ma con un balzo dell’1,1 per cento per il prossimo anno, mettendo alle spalle la crisi. E il nostro paese. Dal mito di Charlie ai pasticcini: la domenica bestiale di Meloni L’economia francese, nonostante le tensioni politiche e i vari cambi alla guida dell’esecutivo, crescerà come quella italiana nell’anno in corso e, per quello successivo, toccherà il +0,9 per cento. Lo storytelling meloniano rischia seriamente di invecchiare in pochi mesi. Ancora più impietoso è il raffronto con la Spagna dell’inviso (alla destra) socialista Pedro Sánchez, che vola al +2,6 per cento (con ancora il +2 per cento nel 2026), mentre nell’Eurozona viene stimato un Pil al +1,2 per cento per l’anno in corso. Una sequenza di numeri che gelano gli ottimismi governativi scatenati dall’Istat che, nella giornata di lunedì, aveva attestato all’1 per cento (rispetto allo 0,7) la crescita del Prodotto interno lordo italiano. Bpm, Unicredit rinuncia. Giorgetti ha vinto ma la partita è truccata «La narrazione trionfalistica del governo Meloni si scontra ancora una volta con la dura realtà dei dati ufficiali», ha detto la co-portavoce di Europa Verde, Fiorella Zabatta, sintetizzando i dati dell’organizzazione economica internazionale. L’unica parziale consolazione per Meloni e il suo ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è la conferma di un contenimento del debito pubblico, obiettivo riconosciuto anche dall’agenzia di Fitch. Ma senza effetti nell’immediato. «È fondamentale continuare a ridurre il debito pubblico, ancora elevato», ha detto il capo economista dell’Ocse, Alvaro Santos Pereira, sulla situazione italiana. Il punto riguarda la strategia per la crescita nell’anno in cui è destinato a finire in archivio il Pnrr, con il conseguente effetto che ha finora prodotto sull’economia. Agli atti resta il flop di Transizione 5.0, il sistema di incentivi ideati dal ministero delle Imprese di Adolfo Urso: su 6,2 miliardi di euro a disposizione, oltre 4 miliardi sono tuttora inutilizzati a causa di un meccanismo farraginoso. Moda, ex Ilva e incentivi fermi: fallimento Urso sull’industria I dati Ocse, comunque, non sono stati un fulmine a ciel sereno, i più avveduti conoscevano la situazione. Ma sono arrivati mentre gli uffici del Mef di Giorgetti stanno preparando il Dpfp (Documento programmatico di finanza pubblica), erede della vecchia Nadef, che sarà presentata il 2 ottobre alle camere. Sarà in quell’occasione che si capirà la traiettoria economica del paese in vista delle prime bozze della manovra, che nell’ultima metà di ottobre dovrebbe arrivare in parlamento per l’avvio ufficiale della sessione di bilancio. I margini sono stretti. E le notizie provenienti dagli osservatori esterni non danno fiato ad alcun entusiasmo. Tanto che, per fare cassa, bisognerà raggranellare in ogni angolo possibile le risorse economiche. Banche bancomat Addirittura il sempre cauto leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, non ha escluso «un buffetto» alle banche in riferimento alla possibilità di richiedere un contributo agli istituti di credito, diventati un bancomat, per mettere in cascina un po’ di soldi per trovare la quadra tra tagli dell’Irpef al ceto medio e la rottamazione delle cartelle. Ecco la manovra: tutto su missili e carri e briciole alla sanità Ma le opposizioni sono pronte a cavalcare le promesse mancate dall’esecutivo. «Il bonus del 50 per cento sulla ristrutturazione della prima casa è un’altra delle bugie del governo, perché non ci sono soldi», ha detto la capogruppo renziana al Senato, Raffaella Paita. Il debole aumento del Pil trascina con sé altri problemi. «La crescita dei salari reali rallenta, schiacciata da un’inflazione persistente, mentre l’aumento dei prezzi alimentari colpisce le tasche dei cittadini, costringendo molti italiani a rinunciare persino alle “pastarelle”, tanto care alla presidente del Consiglio», dice il vicecapogruppo alla Camera del Pd, Toni Ricciardi. Un colpo alla propaganda pop di Meloni in vista di delicati snodi elettorali. «L’informazione che piace alla premier»: Formigli risponde al messaggio di Meloni per il compleanno di Domani