Gli scandali che coinvolgono il Consiglio superiore della magistratura sembrano germogliare senza sosta. Dopo l'inchiesta perugina su Luca Palamara, le cui chat e intercettazioni hanno svelato una rete di giudici intenti in gran segreto a piazzare negli uffici giudiziari più importanti d'Italia nomi di giudici graditi a politici e ras delle correnti, nuovi fascicoli sono stati aperti da Nord a Sud del paese.

Alcuni di questi lambiscono la presidente del Senato Elisabetta Casellati. E coinvolgono direttamente un suo ex collaboratore, il funzionario del ministero dell'Interno Filippo Paradiso. La seconda carica dello Stato non è indagata né a Roma né a Potenza, ma il suo nome spunta nelle carte dei due procedimenti, che intrecciano stessi nomi e protagonisti.

La nomina di Capristo

Domani ha dato conto che l'ex membro laico dell'organo di autogoverno del potere giudiziario è stata sentita a luglio dai pm di Piazzale Clodio come persona informata sui fatti in merito a un'indagine su Paradiso e l'imprenditore Piero Amara. Gli inquirenti accusano entrambi di traffico di influenze illecite: Amara avrebbe girato denaro e utilità al funzionario per sfruttare le relazioni che Paradiso aveva con magistrati della Corte dei Conti e del Csm, «in particolare con la consigliera Elisabetta Casellati». Interrogata dal sostituto Paolo Ielo, la fedelissima di Berlusconi ha spiegato l’origine dei suoi rapporti con il poliziotto, e i motivi che nel 2018 la hanno indotta a nominarlo suo consigliere a Palazzo Madama. In più, ha aggiunto di non ricordare se avesse mai incontrato – attraverso la mediazione di Paradiso – Giancarlo Longo, un pm vicino ad Amara poi arrestato per corruzione.

Leggendo il verbale di assunzione di informazioni, però, si scopre che la procura di Roma le ha domandato anche della nomina di Carlo Maria Capristo. Non un giudice qualsiasi: amico di Paradiso ed ex procuratore capo a Taranto, il magistrato è stato arrestato qualche mese fa dalla procura di Potenza ed è ora a processo per tentata concussione: avrebbe provato a indurre una giovane pm, Silvia Curione, a indagare su una persona che alcuni amici di Capristo avevano «infondatamente denunciato per usura» in loro danno.

«Premesso che sono stata relatrice della pratica relativa alla nomina del procuratore generale di Bari, che era la nomina di Capristo, in quell'occasione la mia proposta risultò perdente. Poi Capristo venne nominato all'unanimità (in realtà due toghe di Area votarono no, ndr) a Taranto, anche se in questo caso non ero io il relatore. Paradiso per quanto io ricordi non ha mai interloquito con me in ordine alle domande presentate da Capristo».

La Casellati, nell'inchiesta di Roma, è il soggetto “trafficato”, cioè quello usato (questa l'ipotesi d'accusa, i pm decideranno ora se chiedere il rinvio a giudizio o l'archiviazione per i due indagati) da Paradiso per presunti fini illeciti. Ma anche nell'indagine di Potenza il nome del presidente del Senato – leggendo le carte del gip – viene accostato a quello del funzionario oggi collaboratore del sottosegretario grillino Carlo Sibilia. Amico da lustri pure di Capristo e citato da alcuni testimoni come un «lobbista» vicino ad Amara e alla Casellati, Paradiso per qualcuno sarebbe in grado di influire sulle nomine dei direttivi degli uffici giudiziari.

«Paradiso veniva usato da Amara come relation man dello suo studio» ha detto ai pm di Roma Giuseppe Calafiore, socio in affari di Amara. «Praticamente era quello che la mattina si alzava e aveva rapporti continui con un sacco di membri del Csm, e poi andava a riferire ad Amara». L’avvocato, che insieme ad Amara sta collaborando con gli inquirenti di mezza Italia per fare luce su alcune vicende oscure della storia recente del paese, ha poi aggiunto: «Amara mi ha detto che Paradiso era legatissimo a Capristo e questo legame si estrinsecò anche in occasione della nomina di Capristo a Taranto...Paradiso conosceva bene la Casellati: fu lui a organizzare l'appuntamento con Longo». Da parte sua, però, Amara ha sempre ribadito che lui ha avuto alcun un ruolo nella nomina di Capristo a Taranto, «e di non essere intervenuto con nessuno per favorirla».

Mistero Matera

Paradiso è certamente un personaggio che vanta rapporti importanti in Vaticano, nel mondo politico e giudiziario. Interrogata dal procuratore capo di Potenza Francesco Curcio, la Curione (che Capristo chiamava “bambina mia”, prima che lei lo denunciasse) ha detto a verbale che in un incontro a casa del magistrato Paradiso «ci disse, parlando in generale della procura di Taranto, che Pietro Argentino aveva ottime possibilità di diventare capo a Matera. Sul momento rimasi sorpresa dalla conoscenza di dinamiche della magistratura da parte di un dipendente di un altro ministero».

La battuta è stata confermata da un altro test, il pm Lanfranco Marazia, marito della Curione: «Paradiso parlava al plurale, come se lui ed altri si sarebbero potuti impegnare a favore dell'Argentino...Tempo dopo mi disse con aria soddisfatta che era stato durissimo, ma che ce l'avevano fatta a fare diventare Argentino procuratore a Matera, tanto che di lì a poco si sarebbe insediato». In effetti a luglio del 2017 il Csm, grazie ai voti di 11 membri, nominò Argentino capo della procura lucana. Possibile che Paradiso, con buoni rapporti anche dell'allora membro del Csm Massimo Forciniti, non c'entri però nulla? E che, fosse vera la testimonianza di Marazia, millantasse un potere di influenza che in realtà non aveva?

Ad oggi impossibile saperlo. Nell'inchiesta potentina il nome della Casellati viene fatto, infine, anche da un cancelliere intercettato al telefono: «Poi la Casellati è un'amica nostra...Vedi che quella quando stava al Csm gli fece (a Capristo, ndr) la relazione perché lui doveva andare a Bari. E devi vedere che bella relazione», si legge nelle carte del Tribunale del Riesame. «Gossip e chiacchiere», spiegano ora dall'entourage della seconda carica dello Stato. Che è certa di essersi sempre comportata, ai tempi del Csm, rispettando ogni regola e norma. 

 

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