Polizia, casa e opere pubbliche. Una manovra tutta tagli e tasse

Sembrano già lontanissimi i tempi in cui il governo imponeva la legge di Bilancio a emendamenti zero, mettendo la museruola ai parlamentari. La manovra dei tagli e delle tasse, targata 2026, è infatti destinata a finire sotto il fuoco di fila delle modifiche dei partiti di maggioranza. Una tensione dal sapore elettorale, nonostante il voto per le politiche sia previsto solo nel 2027. Vietnam Senato Nelle prossime ore inizierà l’iter in commissione Bilancio al Senato, ma il testo sta già facendo litigare, eccome. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha annunciato che Forza Italia «presenterà emendamenti sugli affitti brevi, sulla tassazione dei dividendi e sulle forze dell’ordine». Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha messo in chiaro che non si possono modificare i saldi: i senatori hanno a disposizione un plafond di 100 milioni di euro. Non un centesimo di più. I voti della manovra. Vince Giorgetti, Salvini merita un 3 E ha anche rivendicato le misure contenute dal provvedimento: «Nessuna distrazione sugli affitti brevi». Insomma, non c’è alcuna manina che ha inserito l’aumento della tassa (dal 21 al 26 per cento), ma esiste una precisa regia politica, evidentemente non concordato con il leader della Lega, Matteo Salvini, che si è detto contrario all’inasprimento delle tassazioni». Il vicepremier leghista ha quindi rilanciato la battaglia contro gli istituti di credito: «Chiederò che sul piano casa, scoperto nel 2026, una parte dei fondi arrivi con gioia ed entusiasmo da parte di un sistema che sta facendo margini importanti». Dunque, la richiesta di un prelievo potrebbe proseguire dopo la legge di Bilancio. Un tentativo di controffensiva, da parte di Salvini, allo stillicidio quotidiano che affronta: sfogliando gli allegati dei definanziamenti, spuntano altri tagli al ministero delle Infrastrutture. «Nella legge di Bilancio che il governo Meloni invierà al parlamento per l’approvazione definitiva c’è il taglio di 50 milioni di euro per la strada statale 106 (la Jonica ndr)», ha sottolineato il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Alla fiera dei tagli si aggiungono quelli ai comuni. Meloni al Quirinale? E Giorgetti fa il premier. La pazza idea a destra «Le scelte compiute dal governo Meloni negli anni precedenti prevedono, nel 2026, per i comuni un incremento dei tagli pari al 130 per cento delle entrate correnti che garantiscono stipendi e servizi, e un taglio del 90 per cento degli investimenti previsti per legge», hanno elencato i due leader di Avs, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Ma la questione non riguarda solo le infrastrutture. Tra gli scontenti ci sono gli imprenditori del mondo della cultura. L’ex presidente di Cinecittà e attuale numero uno dell’Associazione produttori audiovisivi (Apa), Chiara Sbarigia, ha lanciato l’allarme per un «taglio effettivo di 500 milioni, praticamente la metà dei fondi dedicati al settore» cinematografico. Con l’aggiunta preoccupante: «Prevediamo conseguenze drammatiche». Un grande caos in cui la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha difeso la misura sulle banche. «Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 ce ne mettono a disposizione circa cinque per aiutare le fasce più deboli della società, credo che possiamo essere soddisfatti», ha detto in un’anticipazione dell’intervista contenuta nel nuovo libro di Bruno Vespa. Meloni al Quirinale? E Giorgetti fa il premier. La pazza idea a destra E in un messaggio all’assemblea pubblica di Confindustria canavese, la premier ha parlato di un «impulso agli investimenti» a favore delle imprese, nonostante Istat e Upb abbiano certificato l’impatto nullo della finanziaria sulla crescita economica. Commissariato tagliato Il mantra di palazzo Chigi è quello di fare propaganda alla luce di una manovra anemica. Intanto, tra un taglio e l’altro – come quello di 50 milioni per la metro C a Roma – ci sono vecchi definanziamenti che colpiscono i servizi ai cittadini. E la sicurezza, tanto sbandierata dalla destra. È il caso del commissariato di Sant’Ippolito, a Roma, dove prestano servizio due agenti, Jacopo e Gaia, elogiati di recente da Meloni per aver salvato la vita a una bambina a rischio soffocamento. La premier, domenica scorsa, gli ha dedicato un post sui social. Manovra, difesa ed Europa: cosa deve fare adesso Meloni Ma, con il senno di poi, è stato un autogol: il commissariato di Sant’Ippolito si appoggia ad altri uffici, quelli dei colleghi al commissariato del Verano, in attesa di usare i 13 milioni di euro per la riqualificazione della struttura di via Achille Tedeschi. «Prima che arrivasse la presidente Meloni, il nuovo commissariato era stato finanziato con 9 milioni di fondi Cipe e 4 del ministero dell’Interno. Adesso che la destra è al governo questi fondi non ci sono più, il nuovo commissariato resta chiuso», ha denunciato il deputato del Pd, Andrea Casu, sollecitando risposte a due interrogazioni presentate alla Camera. Anche perché un’ampia zona di Roma, intorno alla Tiburtina, è sprovvista di un commissariato. Il presidente del municipio di Roma dove si trova il commissariato, Massimiliano Umberti, ha attaccato la presidente del Consiglio: «Dia i soldi, non faccia post social ridicoli», rilanciando la sfida affinché venga aperta la struttura per ospitare gli uffici degli agenti. Dall’America’s Cup alle caserme, la manovra è già piena di mance Ma con l’aria che tira nella manovra, è difficile immaginare a una retromarcia.