Domenica e lunedì si vota a Genova e il centrosinistra spera nella storica vittoria. In maggioranza è ancora scontro in Trentino. Ciriani minaccia ritorsioni, Salvini ipoteca di nuovo il Veneto
La tornata di elezioni amministrative, insieme allo scontro nella maggioranza sul terzo mandato, restituirà il nuovo quadro politico in vista delle prossime regionali, che si annunciano combattutissime sin dalla scelta dei candidati.
Domenica e lunedì si vota in 117 comuni e quattro capoluoghi, ma la sfida più attesa è quella di Genova. A fronteggiarsi ci sono Silvia Salis, candidata per il centrosinistra allargato in un campo larghissimo che comprende Pd, Avs, M5s e Iv, e Pietro Piciocchi, espressione del centrodestra chiamato a difendere la poltrona di primo cittadino che è stata di Marco Bucci, ora presidente della Regione Liguria.
Proprio qui il campo progressista spera di strappare una vittoria storica, sull’onda del buon risultato alle regionali dello sconfitto Andrea Orlando, che nel capoluogo aveva superato l’allora sindaco Bucci 49 a 47 per cento e circa 7mila voti in più.
Così contesa, la città della Lanterna è stata luogo di passerella di tutti i big, da Elly Schlein a Giorgia Meloni fino a Matteo Salvini, che ha scelto proprio questi giorni per inaugurare nuovi tratti di strada e compiere sopralluoghi al porto.
Un turbinio di spostamenti per il vicepremier, che in questi giorni con la Lega è nel bel mezzo di due fronti caldi. Quello più istituzionale si è acceso con il Quirinale per il dl Infrastrutture, da cui Sergio Mattarella ha ottenuto di espungere una norma che collocava sotto il controllo del Viminale le verifiche antimafia per il Ponte sullo Stretto.
Salvini, però, ha dato segno di non voler demordere: dopo un venerdì in cui aveva reagito con veemenza, la serata si era conclusa con un messaggio di pace, in cui si leggeva che la Lega «raccoglie i preziosi suggerimenti del Quirinale. Nessuno intende venire meno alla piena collaborazione istituzionale».
Parole ispirate (o costrette) dalla premier Giorgia Meloni. In giornata, però, il vicepremier non ha rinunciato a tornare sul punto, con il puntiglio di chi non intende darla vinta. Così, in una nota del ministero, Salvini ha rivendicato «l’esperienza assolutamente positiva» dei controlli straordinari antimafia sperimentati «per Expo Milano e poi messi in campo per eventi quali le Olimpiadi Milano-Cortina».
Esattamente quelli che si volevano introdurre, in deroga, per il ponte. «Di queste esperienze il Mit intende fare tesoro in vista dei lavori dell’opera più rilevante d’Europa come il Ponte sullo Stretto». Un modo per ventilare che la Lega presenterà in parlamento l’emendamento espunto dal Quirinale.
Il terzo mandato
Se a livello nazionale il clima è questo, non è più sereno quello a livello territoriale in particolare nel Nord-Est. Lo scontro tra Lega e Fratelli d’Italia non accenna a placarsi in Trentino, dopo che il consiglio dei ministri ha deliberato (senza il sì dei leghisti) di impugnare la legge provinciale che consentiva il terzo mandato al governatore Maurizio Fugatti.
Incassato lo sgarbo e dopo essersene platealmente lamentato, Fugatti è passato alla rappresaglia: via l’incarico di vicepresidente alla meloniana Francesca Gerosa, declassata a semplice assessora. Una decisione, questa, che ha ulteriormente logorato i rapporti già tesissimi tra i due partiti di governo e che FdI non ha mancato di contestare.
Proprio da Trento, dove è in corso il festival dell’Economia, il ministro Luca Ciriani (friulano, colui che ha innescato una quasi crisi di giunta nella sua regione guidata dal leghista Massimiliano Fedriga) ha lanciato un avvertimento chiaro: «Noi non possiamo prendere schiaffi e non fare nulla, Fugatti si mette contro il governo, soprattutto contro Fratelli d'Italia, non staremo a guardare». Senza mezzi termini, Ciriani ha ribadito che il terzo mandato «non era nel programma, è stata una impuntatura di Fugatti» e «chi rompe paga e le conseguenze sono tutte sue».
Facile immaginare, dunque, giornate complicate per la provincia autonoma. Coincidenza, anche Salvini ha passato la giornata di sabato in Trentino e da qui ha ribadito non solo il sostegno a Fugatti sul terzo mandato - pur dicendo che «lascio le vicende locali alla gestione del territorio» - ma anche la volontà di mantenere la guida del Veneto per il dopo-Zaia, nonostante FdI reclami il seggio con il senatore Raffaele Speranzon: «Proporrò che ci sia continuità», ha detto. Certo è che proprio dalle regioni si sentono i primi scricchiolii interni della maggioranza, che per ora non hanno ancora toccato ma rischiano di arrivare anche a Roma.
«Il terzo mandato non lo vuole nessuno tranne noi. Per me è una sottrazione di democrazia», ha ammesso Salvini, e anche il ministro Roberto Calderoli ha sostenuto che la legge trentina sia legittima. Entrambi, tuttavia, ben conoscono la contrarietà sia di FdI che di Forza Italia. Una contraddizione che rischia di esplodere, in attesa della decisione della Consulta.
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