Ci sono vicende complesse che però hanno un esito inevitabile: il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana deve dimettersi. Non soltanto perché la Regione da lui presieduta ha affidato il 16 aprile senza gara una commessa di 75 mila camici e 7mila set ospedalieri all’azienda del cognato, Andrea Dini. E neppure perché il governatore ha mentito più e più volte su quella vicenda, ha detto a Report di non saperne niente, ha detto di aver chiarito con l’azienda l’equivoco e di aver trasformato la commessa in donazione mentre in realtà stava provando a pagarla - per ragioni che dovrebbe spiegare - di tasca propria con 250mila euro.

Già queste sarebbero ragioni sufficienti, ma Attilio Fontana deve dimettersi perché considera normale avere un conto corrente alle Bahamas con dentro 5,3 milioni di euro. “Nei miei patrimoni non c’è nulla di nascosto”, dice al Corriere della Sera. Per lui è tutto normale: nel 2015 ha usufruito di uno scudo fiscale - informazione mai comunicata ai suoi elettori prima - e quindi ora quei soldi sono regolari.

Non perdiamoci nei dettagli della storia dei camici: da dove arrivano quei 5,3 milioni di euro? Secondo quanto sappiamo finora, i trust alle Bahamas sono stati aperti dalla madre di Fontana nel 2005 quando la signora aveva 82 anni.

Fontana è sempre stato il beneficiario di quei fondi che sono tornati pienamente in suo possesso nel 2015, quando la madre è mancata. La signora Maria Giovanna Brunella era una dentista, il padre di Attilio Fontana un medico di base. Come hanno accumulato 5 milioni di euro? E perché metterli in un trust alle Bahamas?

Negli anni in cui l’ottuagenaria signora Maria Giovanna, in base alla versione ufficiale, studiava la legislazione delle Bahamas per mettere al riparo (dal fisco italiano) il suo gruzzolo, Fontana era già un personaggio chiave della Lega: presidente del Consiglio regionale della Lombardia dal 2000 al 2005 e poi sindaco di Varese nel 2006. Incarichi impegnativi che rendono assolutamente impossibile ipotizzare che Fontana abbia accumulato quei soldi con il suo lavoro di avvocato.

Da dove arrivano quei soldi, caro Fontana? Come è possibile che nella sua famiglia qualcuno abbia accumulato un patrimonio di quella rilevanza? E perché non lo ha mai dichiarato pubblicamente?

Fontana dice che è tutto pubblico, ma il sito della Regione non brilla certo per trasparenza e di informazioni sul patrimonio del governatore non se ne trovano. E come si spiega il tentativo di pagare l’azienda del cognato con 250mila euro presi da quei conti svizzeri legati al trust delle Bahamas?

Se non ci fosse già stato lo scudo fiscale, il tentativo di bonifico del 19 maggio sembrerebbe un modo per rimpatriare soldi senza dare troppo nell’occhio. Chi mai fa caso a un’operazione del genere nel mezzo del disastro Covid? (A proposito: mentre i lombardi morivano a migliaia, il governatore Fontana non aveva niente di meglio da fare che andare direttamente in banca a fare bonifici?)

In ogni caso, qui si applica l’aura massima “prima dimettersi, poi spiegare”.

Nel 2013 il ministro francese del Bilancio Jérôme Cahuzac si è dimesso perché, dopo averlo negato, aveva dovuto ammettere l’esistenza di un conto segreto in Svizzera dal quale aveva riportato in Francia 600 mila euro. Il Partito socialista di Francois Hollande si rifiutò di ricandidarlo, la sua carriera politica è finita così. Matteo Salvini, leader di una Lega sempre più in difficoltà, invece difende Fontana.

Chiariamo una cosa: qui non si tratta di garantismo e giustizialismo. I pm che indagano faranno il loro lavoro e così gli avvocati del governatore, la vicenda penale farà il suo corso, prima o poi capiremo se i comportamenti del governatore sono reati o leciti. Ma gli elementi per aspettarsi le dimissioni immediate di Fontana ci sono già tutti: l’appalto senza gara all’azienda di famiglia, le bugie raccontare ai giornalisti, il tentativo di fare il bonifico dal conto svizzero e, soprattutto, il conto alle Bahamas con un tesoro di cui Fontana non ha mai parlato e di cui si ostina a non spiegare l’origine.

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