Senza fondi aggiuntivi, l’introduzione della figura del “docente di inclusione” al posto di quello di sostegno, si configura come una mera operazione di marketing politico. È un atto simbolico che perpetua il malfunzionamento, travestendolo da cambiamento
È una legge di due articoli. Ma basta leggerli per capire che il vero contenuto è altrove: nella rinuncia a qualunque impegno. Il disegno di legge A.C. 2303, depositato dalla Lega e ora all’esame della Commissione Cultura della Camera, propone di sostituire la definizione «docente di sostegno» con quella di «docente per l’inclusione». Il cambiamento, secondo i proponenti, «valorizza» la figura, la allarga, la modernizza. In realtà, introduce una ridefinizione ambigua, senza riformare nulla. Anzi



