La vicenda di Astrazeneca preoccupa per due motivi. Il primo è stato ampiamente ricordato: se venissero a mancare le dosi del vaccino anglo-svedese non avremmo quote sufficienti per raggiungere in breve tempo l’immunità di comunità (meglio conosciuta come “di gregge”), e questo rallenterebbe in modo rilevante la campagna di vaccinazione. Pochi invece si sono soffermati sul secondo motivo: gli eventi degli ultimi giorni hanno rivelato improvvisamente un problema che sinora era sempre rimasto sottotraccia, ma che, inevitabilmente, doveva prima o poi diventare di attualità: quale vaccino?

Nel momento in cui nell’opinione pubblica si diffonde la convinzione che un vaccino sia peggiore di altri, ciò modifica le dinamiche di comportamento individuale. È un vaccino peggiore quello che protegge con minore efficacia, che non protegge nei confronti di alcune varianti, e che soprattutto, è più rischioso di altri. Poco importa che sia oggettivamente difficile parlare di vaccini migliori o peggiori, dal momento che non sono stati fatti confronti e le popolazioni della fase 3 sono differenti per i tre vaccini. Dobbiamo comunque chiederci come questa percezione impatta sulle dinamiche di comportamento individuale nei confronti della vaccinazione.

La gara

Nella grande gara per la vaccinazione, non parleremmo più di una competizione, ma di due. La prima consiste nel vaccinarsi prima possibile, la seconda nel vaccinarsi con il prodotto migliore.

L’esito complessivo deriva dall’importanza relativa che ciascun individuo attribuisce ai due fattori sopra indicati, con due atteggiamenti antitetici agli estremi.

Quello che tutti vorrebbero, ovviamente, è essere vaccinati per primi con il prodotto migliore (come giustamente accade con gli over 80). Quello che nessuno vorrebbe è essere vaccinato per ultimo con il prodotto peggiore. L'aspetto più controverso è come sempre la conquista del centro: è preferibile essere vaccinati subito con il prodotto peggiore o più tardi con quello migliore?

L’impressione è che, sino a pochi giorni fa, molti avrebbero accettato di vaccinarsi subito con il prodotto che veniva percepito come lievemente peggiore, ma comunque accettabile. Mentre d’ora in avanti è possibile che la maggioranza scelga di aspettare (il che significa due cose: non prenotarsi per la vaccinazione, ma anche non presentarsi per la vaccinazione). Se davvero l’orientamento della maggioranza diventasse quello di saltare il turno in attesa di vaccini migliori, l’intera campagna di vaccinazione sarebbe a rischio.

È giusto sottolineare come la vera notizia di questi giorni sia che gli organismi di controllo funzionano bene. Altrettanto giusto è lamentare la carenza di alfabetizzazione scientifica della popolazione italiana e la tendenza scandalistica (questa davvero scandalosa) degli organi di informazione del nostro paese.

Addio obbligatorietà

Ma si deve essere consapevoli del fatto che l’esitazione di molte persone non può essere addebitata esclusivamente a qualche forma di irrazionalismo “no vax”. E che, in queste condizioni, il problema di un’eventuale obbligatorietà diventerebbe molto difficile da giustificare: pochi accetterebbero di essere obbligati a vaccinarsi con un vaccino peggiore di altri.

Dall’impatto che avrà il caso Astrazeneca sulle aspettative individuali si gioca il futuro della campagna vaccinale, cioè di buona parte della lotta alla pandemia.

Personalmente resto fiducioso nell’operato degli organismi di controllo e sono convinto che la vaccinazione sia un dovere morale per tutelare la salute di tutti.

Ma temo che se la maggioranza si convincesse davvero che esiste un vaccino peggiore di altri, saranno pochi quelli che accettano di usufruire di quel prodotto anziché aspettare tempi migliori.

Si è parlato molto negli ultimi mesi della necessità di una maggiore trasparenza comunicativa (trasparenza nella comunicazione dei dati, trasparenza nella de-secretazione dei contratti).

In questo momento sarebbe auspicabile una comunicazione istituzionale più efficace e tempestiva di quella messa in atto sino ad ora – per esempio un discorso del presidente del Consiglio Mario Draghi che rassicuri gli italiani chiarendo i punti controversi di questa delicata vicenda.

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