La premier ha il dovere di opporsi alla coalizione di dittatori o aspiranti tali che sta cercando di ostacolare l’Ue, andando forse contro la sua storia e la sua intima, ma nota, natura. Ne sarà mai capace?
La premier Giorgia Meloni va a Washington senza il ministro degli Esteri, si vedrà se per sostenere decisa le ragioni della Ue o baciare – tranquilli – la pantofola. È fortunata, incontra un Donald Trump che ha posto in pausa l’importante tema dei dazi, ma la partita è più ampia, ormai esistenziale, non basterà spargere dichiarazioni che contentano tutti senza dir nulla. Il ghiaccio è troppo sottile per la pur abile pattinatrice.
Nei panni di Meloni
Mettiamoci nei suoi panni: l’estrema destra, per cui s’è battuta con passione per decenni nel sottoscala della politica ha ora il vento nelle vele, anche grazie a lei. Governa a Roma, in Slovacchia, Ungheria, Belgio, Olanda, forse in Austria e domani a Parigi. In Germania i suoi assalti sono stati respinti, ma Alternative für Deutschland guida nei sondaggi.
La Lega, suo partner essenziale, parla di pace ma fa l’occhiolino alla Russia, lei sì bellicista; attacca la Ue per erodere la base di Fratelli d’Italia, altrettanto ostile alla Ue. Il torpido europeismo di Forza Italia non può contrastare l’attrazione gravitazionale del vincente estremismo.
Autocrazia americana
Dopo tre mesi di Trump il quadro è chiaro. Egli invidia Vladimir Putin e Xi Jinping, presidenti a vita, e vorrebbe cambiare le regole per puntare al terzo mandato. Lo vuole e lo sappiamo, quel che vuole cerca di prenderselo comunque.
Gli Usa stanno mutandosi in autocrazia, dove si vota ma i rivali sono in ogni modo ostacolati, Si confrontano con due aperte dittature come Cina e Russia; la vicinanza di Trump alla seconda pare sospetta, fa supporre oscuri rapporti pregressi.
La Russia, dove il vero mercato non c’è mai stato, torna all’economia pianificata per la guerra. Se in Cina il partito governa il mercato, in Usa un gruppo di capitalisti, arrivato al governo, detta legge al mercato; i suoi capi senza pudore s’arricchiscono nel trionfo dei conflitti d’interessi. Vediamo l’apoteosi del turbo-capitalismo Usa oggi, domani forse la fine d’un modello di cui la disuguaglianza non è difetto, ma elemento base.
Baluardo europeo
C’è nel mondo una sola grande entità politica retta dalla democrazia liberale capace, se vuole, di contrapporsi al trionfo mondiale, senza più infingimenti, della legge del più forte, in economia e in politica.
È la nostra Ue, un grande spazio civile ed economico abitato da 450 milioni di persone che vivono in condizioni mediamente ben migliori rispetto a quei tre paesi. Qui gli stati risolvono i contrasti parlando, non sparando, nessuno teme l’arrivo della polizia alle 5 di mattina, i conflitti d’interessi sono contrastati per legge e, nei fatti, le disuguaglianze sono considerate un problema grave, la sanità pubblica è ritenuta essenziale, i legali sono liberi di difendere i clienti senza tema di poter domani subire la vendetta d’una controparte nel frattempo eletta presidente, o le sentenze d’una giustizia federale agli ordini diretti del presidente.
È l’unica grande entità politica i cui rappresentanti, eletti secondo regole perfettibili ma democratiche, dettano legge al mercato. Non per nulla fuori dalla porta c’è la coda degli stati confinanti desiderosi di entrare. Lo stesso Regno Unito, deluso da Washington e pentito della Brexit, ora stringe i rapporti con la Ue.
Dove si situi in questa partita esistenziale il nostro interesse di cittadini europei e italiani non è dubbio: lo dicono la storia, l’economia, il fitto intreccio dei nostri rapporti con le culture europee, gli interessi e i viaggi dei nostri giovani, ignari dei confini delle nazioni divenute pigmei fra giganti.
Cambiare pelle alla Ue
Per adeguarsi a questo nuovo mondo la Ue deve assolutamente mutare pelle, acquisendo anche in politica il peso che ha in economia. Bisogna dotarsi d’una capacità almeno di difesa anti-aerea e approvare modifiche istituzionali che snelliscano e rendano più efficace il lavoro della Ue.
Per i cambiamenti essenziali che non potranno essere condivisi da tutti i 27 stati si dovrà ricorrere alle cooperazioni rafforzate; si parte con un nucleo compatto e chi vorrà potrà sempre aggiungersi, come per la moneta unica.
Per ostacolare la Ue e condannarla all’irrilevanza le destre estreme anti europee non devono letteralmente far nulla, basta che si oppongano a quelle indispensabili modifiche istituzionali. Li incitano in tale direzione Putin e Trump, uniti contro di lei in coalizione.
Se questa è la situazione, Meloni ha il dovere di leggerla per quel che è, opporsi alla coalizione di dittatori o aspiranti tali, andando forse contro la sua storia e la sua intima, ma nota, natura. Ne sarà mai capace?
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