La maggioranza che sostiene il governo è la «più ampia possibile», dice Mario Draghi, intendendo che sarebbe meglio se fosse anche più ampia.

Chiarito che il premier intende il voto al Quirinale come un voto al suo governo, a chi altri potrebbe essere rivolto il messaggio di “allargamento” se non all’unico partito all’opposizione, Fratelli d’Italia?

Ora che il nonno al servizio delle istituzioni ha fatto capire che il Quirinale ha giardini perfetti per far scorrazzare i nipoti, per Giorgia Meloni si presenta la grande occasione di ripiegare i manifesti contro Soros, i banchieri e i tecnocrati e votare con trasporto Draghi al Colle.

Sarebbe un piccolo smacco identitario con evidenti vantaggi politici: Meloni avrebbe la legittimazione definitiva da parte di un supergarante delle istituzioni e farebbe un passo significativo verso quella ripulitura dalle scorie postfasciste che secondo lei è già avvenuta, ma non secondo i vari Jonghi Lavarini che ciclicamente appaiono a braccetto (teso) con quelli di Fratelli d’Italia.

Draghi farebbe a lei qualcosa di simile a quello che Helmut Kohl ha fatto a Silvio Berlusconi quando ha aperto le porte del Partito popolare europeo a Forza Italia, contro il parere di Romano Prodi. Il quale però oggi ammette che il cancelliere aveva ragione.

E la coalizione?

Contribuire all’elezione di Draghi al Quirinale significa per Meloni candidarsi a guidare un governo, quando l’occasione si presenterà, con un formidabile garante di presentabilità domestica e internazionale, che potrà intercedere perché quel passaggio da oscura forza sovranista a legittimo movimento conservatore non rimanga il vuoto proposito degli avventori del mercatino di Natale di Atreju, dove effettivamente non si trovava un libro di Julius Evola nemmeno a pagarlo.

C’è però il problema della coalizione, cioè Berlusconi, la cui lunare candidatura complica le cose per Meloni invece di semplificarle. Ma c’è tempo per convincere il leader di Forza Italia che è più conveniente mettere il cappello sull’elezione di Draghi che andarsi a schiantare con un progetto irreale. Gli alleati esistono per questo.

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