Barricate contro la riforma della giustizia. Idea referendum ad aprile

La riforma della giustizia arriva martedì alla Camera per la seconda lettura, proprio quando l’Associazione nazionale magistrati ha annunciato la promozione del comitato per il No, “A difesa della Costituzione”. Il testo, già approvato in prima lettura, è in Aula dopo un passaggio lampo in commissione stigmatizzato dalle opposizioni, che avevano tentato di aprire una seconda tornata di audizioni. Invece la maggioranza ha stilato un calendario serrato dei lavori, con l’obiettivo di arrivare al sì entro giovedì e rispedire la riforma costituzionale al Senato per la definitiva approvazione in tempo per ottobre. Così si eviterebbe di farla finire nell’imbuto della legge di Bilancio. Soprattutto, si avrebbe la certezza che il referendum costituzionale venga fissato a giungo 2026, se non addirittura ad aprile visto che i tempi tecnici ci sarebbero. Le opposizioni, però, sono pronte a fare ostruzionismo contro una riforma approvata muscolarmente dalla maggioranza. Eppure la strada è lunga e soprattutto l’esito del referendum non è scontato. Quello dell’Anm è il primo comitato ufficialmente inaugurato e ha paletti molto precisi: potranno aderire solo singoli e non altre associazioni, divieto anche per chi ha e ha avuto incarichi politici. Il comitato è invece aperto a magistrati, professori, avvocati e cittadini. Caso Almasri, verbali inutilizzabili e garanzie violate: ecco la difesa di Bartolozzi «Temevamo, giustamente, che aprirci ad altre associazioni nel Comitato potesse essere tacciato di condizionamento ideologico», è stata la spiegazione del presidente, Cesare Parodi. Quello dell’Anm, tuttavia, non sarà certamente l’unico comitato per il No e «con tutti questi soggetti si potrà dialogare e fare un lavoro comune, potranno essere invitati a eventi organizzati dal Comitato». Chiara la ragione: ormai da mesi il governo ha messo in moto una comunicazione molto incalzante, in cui la principale accusa alle toghe – nonché ragione per la separazione delle carriere e il sorteggio dei membri dei due Csm – è quella di essere «politicizzate». La strategia dell’Anm è quella di non fornire nuovi pretesti. Del resto non passa giorno che il centrodestra non citi la riforma della giustizia e dunque il referendum come snodo fondamentale: Giorgia Meloni alla fesa dell’Udc ha spinto la riforma dicendo che «vogliamo spezzare quel sistema correntizio che ha umiliato la magistratura e rendere la giustizia più efficiente e più giusta per i cittadini». Questo è lo slogan dell’esecutivo: la riforma serve a ripristinare l’imparzialità delle toghe e non sarebbe contro la magistratura, ma contro le singole toghe politicizzate. «Rosse» secondo qualcuno che, come Matteo Salvini, ha scelto di definirle evocando il lessico berlusconiano. Il referendum La sfida per il No è complessa ma non persa in partenza. La «partita è aperta», ha detto Parodi. Il referendum costituzionale è senza quorum, dunque vincerà chi riuscirà a mobilitare il maggior numero di persone, e il voto degli elettori sarà condizionato dalla fase politica in cui ci si troverà tra nove mesi. Fuga da Nordio, Urso e Lollobrigida: il portavoce è un mestiere usurante Intanto, però, nello stesso mese di giugno 2026 la giustizia dovrà farsi trovare pronta a un altro traguardo: la scadenza del Pnrr. In questo caso sì, l’impatto sulla vita dei cittadini è tangibile, perché sarà necessario aver raggiunto gli obiettivi di riduzione di arretrato civile e penale e di disposition time delle cause. Soprattutto sul civile, la meta è ancora lontana e il governo ha trovato nel Csm una sponda per tentare di rispettare la scadenza. Proprio martedì, però, sciopereranno i 12mila addetti all’Ufficio del processo, assunti con i fondi Pnrr per smaltire l’arretrato e che rischiano di rimanere precari. La richiesta al governo è quella di mettere a bilancio le risorse necessarie per assumerli a tempo indeterminato, così da continuare il lavoro. A martedì, secondo la Cgil, ci sono risorse per stabilizzare soli 3mila posti e un impegno a farlo in futuro per altri 3mila.