L’entourage di Matteo Salvini riserva sempre sorprese. Nei giorni scorsi, ad esempio, gli italiani hanno potuto conoscere Antonio Capuano, avvocato, ex parlamentare di FI, consulente del leader della Lega per la politica estera che ha lavorato all’organizzazione del suo viaggio, cancellato, a Mosca.

Meno famoso è invece Vincenzo Pepe, professore associato all’università Vanvitelli di Caserta, originario di Vatolla in provincia di Salerno, indagato per frode fiscale e truffa aggravata. Riferimento per quanto riguarda le tematiche ambientali (è il presidente nazionale di FareAmbiente, un’associazione che si occupa di ecologia con una visione di destra), ultimamente si è lanciato nella battaglia referendaria creando un Comitato per il sì a sostegno dei referendum sulla giustizia promossi dal partito e direttamente con Salvini concorda la propaganda.

Pepe ha sposato la causa leghista da un po’ di anni, si è avvicinato al partito tramite Armando Siri, l’ex sottosegretario nei guai per una doppia indagine a Roma e Milano. Pepe è un riferimento per le tematiche ambientali, adesso anche referendarie. 

«Partecipiamo al dibattito per una giustizia giusta, e l’ambiente è un valore trasversale, dove c’è la flora, la fauna, ma anche il benessere delle persone», raccontava Pepe durante la convention della Lega “È l’Italia che vogliamo”. Una giustizia che Pepe ha conosciuto da vicino, visto che i pm gli hanno da poco inviato l’avviso di conclusione delle indagini.

Davanti al bagno della Lanterna

Pepe, professore associato all’università Vanvitelli di Caserta, quando racconta la sua posizione sulla giustizia, ha appena finito di parlare davanti alla porta del bagno della Lanterna degli spazi televisivi garantiti per legge dalla Rai per la consultazione promossa dalla Lega con i Radicali: «Il segretario Salvini si è raccomandato di invitare persone competenti», spiega ancora qualche settimana dopo.

La Lega condivide le campagne che stanno a cuore a Pepe. FareAmbiente è un’associazione di “Guardie ecozoofile” con il simbolo di una tartaruga che si batte tra le altre cose per il ritorno al nucleare e sconfessare il referendum del 2011, la stessa battaglia che la Lega porta avanti incessantemente da qualche mese. Pepe insegna Politica ambientale nella scuola voluta dal coordinatore del programma Lega, Siri, dalla sua fondazione, nel 2017. Pepe ha personalmente finanziato la scuola di Formazione politica, si scopre da una segnalazione all’antiriciclaggio agli dell’inchiesta su Siri a Milano.

Il passato

Tra interviste alla Rai, convegni in parlamento ospite della Lega, e interviste sui giornali, a scavare nel curriculum di Pepe si trova anche l’indagine “Vico Nero”.

Pepe infatti presiede da anni l’associazione Giambattista Vico, realtà nota anche fuori dalla provincia salernitana, come mostrano le foto della visita a sorpresa di Vittorio Sgarbi.

Ospiti di prestigio ed eventi culturali, finché la guardia di finanza del nucleo provinciale di Salerno a marzo del 2020 ha eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per circa 1,8 milioni di euro. Indagati tra gli altri Pepe e i figli Alfonso e Luigi.

Da un controllo fiscale su dei finanziamenti erogati dalla Regione Campania per quasi 300mila euro riguardanti lo sviluppo di «imprese innovative nel settore del turismo sostenibile e rigenerativo e nelle attività correlate», riportano le cronache locali, le Fiamme gialle di Agropoli hanno accertato che la Fondazione tra il 2015 ed il 2017, ha utilizzato delle fatture false emesse da tre imprenditori cilentani (tra cui lo stesso figlio, Alfonso Pepe) per accedere al contributo regionale.

Sarebbe servito per comprare computer e arredi che, in realtà, i finanzieri non hanno trovato presso la sede della fondazione, e dunque non sarebbero mai stati realmente acquistati.

Si aggiunge il sospetto di evasione: secondo le indagini finanziarie la Onlus avrebbe omesso di dichiarare redditi per quasi 4 milioni di euro, con un’evasione di circa 1,5 milioni.
I rappresentanti legali della Fondazione hanno gestito i conti correnti in maniera «del tutto personale», con bonifici effettuati a proprio favore, «senza alcun motivo valido». La guardia di finanza ha infine accertato che uno degli amministratori ha ceduto 26 quadri di valore, di cui 11 di Giovan Battista Piranesi, e 10 cartine geografiche antiche, a una società in liquidazione, riconducibile a Pepe e alla moglie, senza che la Fondazione abbia ricevuto in cambio nessuna somma. La Onlus, concludono le ricostruzioni «veniva utilizzata come un bancomat personale dalla famiglia Pepe». Il sequestro dei beni è stato in parte confermato dalla Cassazione a dicembre scorso.

Il legame con Siri

Questo non ha scalfito la relazione con i leghisti. Le prime tracce risalgono ai versamenti sospetti di FareAmbiente all’Associazione Spazio Pin che gestisce la scuola della Lega nel 2017 e ammontano a oltre 30 mila euro. Nel 2018 il presidente di FareAmbiente si congratula ufficialmente con il leader della Lega per il suo risultato elettorale.

Salvini e Pepe sono stati immortalati insieme anche agli eventi mondani, nel 2019 si ritrovano nelle foto della cena “garantista” organizzata da Annalisa Chirico dalla sua associazione Fino a prova contraria.

E sempre a Roma Pepe si ritrova accanto al leader Salvini con l’immancabile Siri, il coordinatore del programma imputato per corruzione e organizzatore delle convention per preparare il programma della Lega verso le elezioni 2023.

Oggi Pepe denuncia la severità delle misure cautelari e della legge Severino: «Limitare la libertà delle persone con le misure cautelari così forti non va bene».

FareAmbiente conta oltre 50mila iscritti e opera in tutta Italia e la sua linea sulla giustizia è ben definita. Così con la Lega porta avanti la battaglia in Italia «per la giustizia giusta», ripete ancora una volta, il presidente: «Noi abbiamo competenze anche per stare bene».

«Siamo vicini alla Lega ma autonomi», ribadisce Pepe anche se «abbiamo fatto molte cose assieme». Al punto che, durante la convention leghista, il segretario della Lega, parlando della gestione degli spazi tv riservati alla propaganda referendaria, si raccomandava: «Eviterei di farlo troppo leghista».

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