Le defezioni di alcuni partiti che raccomandano di non andare alle urne combinate con un regolamento che appaia “no” e astensione fa sì che FdI si ritrovi da sola nelle tribune. I meloniani godono di grande visibilità e fanno campagna contro il raggiungimento del quorum concentrando su di sé tutto il tempo che andrebbe a Lega, FI e Iv
Tribune monche: la Rai in tempi meloniani è anche questo. O meglio, è quello che la costringono a essere i partiti: Lega e Forza Italia hanno infatti deciso come linea di partito di non far partecipare i parlamentari alle tradizionali tribune elettorali che il servizio pubblico trasmette prima delle consultazioni referendarie.
La linea della maggioranza è nota: la destra tifa per l’astensione che invaliderebbe il referendum, come anche Ignazio La Russa, seconda carica dello stato, ha rimarcato, nonostante il suo ruolo istituzionale dovrebbe spingerlo a non fare appelli per il non voto.
Ma anche se la posizione è condivisa dagli alleati. Non tutti partiti della maggioranza si muovono allo stesso modo. Cartina di tornasole sono le tribune elettorali di Rai parlamento, che però continuano ad andare in onda nonostante le defezioni.
«Ci sono alcune rinunce: Iv non parla di due referendum su cinque, mentre Lega e FI hanno rinunciato a tutto» raccontano dal televisione pubblica. Il regolamento, votato all’unanimità dalla commissione Vigilanza, prevede che «l’eventuale rinuncia o assenza di un avente diritto non pregiudica la facoltà degli altri soggetti a intervenire, ma non determina un accrescimento del tempo loro spettante».
Tradotto: si va in onda. E allora, qual è la soluzione? Si trova poche righe più in basso nello stesso regolamento: «Il tempo complessivamente a disposizione dei soggetti che hanno preventivamente espresso una indicazione di voto uguale a quella del soggetto eventualmente assente deve corrispondere al tempo complessivamente a disposizione dei soggetti che esprimono opposta indicazione di voto».
Quindi chi si presenta beneficia anche del tempo che, altrimenti, andrebbe agli assenti. Per altro, osservano in ambienti riformisti, chi nel Pd ha votato a favore del Jobs act e non ha cambiato idea oggi si trova a vivere il paradosso di vedere la propria linea rappresentata da Iv e dalla destra.
A beneficiare della decisione di Lega e Forza Italia sono dunque Fratelli d’Italia e Noi moderati. Per esempio, nella tribuna andata in onda lunedì, Iv ha rinunciato al suo tempo nella discussione sul quesito sui reintegri e così facendo ha raddoppiato il tempo (e la visibilità) della deputata meloniana Marta Schifone, che si trovava da sola contro lo spazio sommato di Cgil e Pd.
L’inghippo
C’è però un altro tema delicato: il regolamento assimila l’astensione al “no”, motivo per cui ieri Schifone si è limitata a raccomandare di restare a casa. Una posizione terza che però rischia di invalidare tutta la consultazione, visto che compromette il raggiungimento del quorum.
L’opposizione si è attivata e chiede conto al governo della scarsa attenzione al tema da parte della tv pubblica, dove per il momento l’informazione si limita quasi solo alle tribune.
«Un blackout informativo che non è casuale. La Rai sembra aver scelto la linea di palazzo Chigi e del presidente del Senato: far finta di niente, scoraggiare la partecipazione. Sarebbe molto grave e per questo presenteremo un’interrogazione in commissione di Vigilanza» si legge in una nota del Pd.
Nonostante lo stallo in Vigilanza, bloccata ancora sulla conferma della presidente designata, le interrogazioni a risposta scritta continuano a ricevere risposta dall’azienda. +Europa, invece, comunica di aver già messo allo studio azioni legali «contro questo oscuramento che il governo, per mezzo dell’informazione pubblica, sta operando nei confronti del voto referendario». Un esposto giudiziario arriva anche dal presidente di +Europa Matteo Hallisey insieme al gruppo Instagram BoicotteRai. Qualcuno si muove anche per quanto riguarda l’assimilazione di no e astensione. «È ignobile, scriveremo all’Agcom», anticipa il capogruppo dem in commissione Vigilanza, Stefano Graziano. Resta il fatto che sulla carta, è tutto regolare.
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