La linea l’ha dettata il leader Matteo Salvini: i dati sono vecchi e non valgono.

Appena il premier Giuseppe Conte ha annunciato le regioni che saranno costrette a chiudere i negozi e gli spostamenti per limitare il contagio, i governatori di centro destra già in ebollizione dal pomeriggio sono esplosi. Il Dpcm ha fissato tre fasce di rischio e il ministero della Salute ha deciso. A partire da venerdì 6 novembre tra le regioni amministrate dal centro destra Lombardia, Piemonte e Calabria saranno in zona rossa, e Sicilia in zona arancione.

Lombardia

L’area rossa è la fascia più severa. Per primo si è ribellato Attilio Fontana, il presidente della Lombardia, nonostante sia la regione più colpita dal Covid-19, per lui è «inaccettabile» il fatto che, «da nostre informazioni, l'ultima valutazione della cabina di monitoraggio del Cts con l’analisi dei 21 parametri risale a circa 10 giorni fa».

 

Dopo le parole del premier, attacca: «Comunicare ai lombardi e alla Lombardia, all'ora di cena, che la nostra regione è relegata in fascia rossa senza una motivazione valida e credibile non solo è grave, ma inaccettabile». A suo dire, le richieste «non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita».

Piemonte

Anche in Piemonte, la pressione sugli ospedali non manca. Sono 233 i posti di terapia intensiva occupati, 20 nelle ultime 24 ore, e 146 i nuovi ricoveri in regime ordinario, con 3.525 pazienti in osservazione. Tuttavia Cirio assicura che la decisione non è comprensibile. Questa mattina ha sfogato la sua rabbia su Facebook: «È mattina presto, ma vi confesso che questa notte non ho dormito. Ho passato le ore a rileggere i dati, regione per regione, a cercare di capire come e perché il Governo abbia deciso di usare misure così diverse per situazioni in fondo molto simili».

Le decisioni, perciò, anche per lui sono state prese «sulla base di dati vecchi di almeno 10 giorni». E allude a scelte di colore politico chiedendosi come mai «in regioni con situazioni gravi si sia usato un metro diverso». Come gli altri chiede spiegazioni: «Voglio che mi si spieghi la logica di queste scelte. Il rispetto delle istituzioni fa parte della mia cultura. Ed io rispetto lo Stato. Ma anche il Piemonte merita rispetto. Lo meritano i Piemontesi e le tante aziende che forse non riapriranno. Ed io per loro pretendo dal governo chiarezza».

Calabria

Usa toni accesi anche il presidente calabrese facente funzione, Nino Spirlì, che ha preso il posto della presidente di Forza Italia recentemente scomparsa, Jole Santelli. La sua regione, che va incontro a una proroga del commissariamento con il dl Calabria, è risultata l’unica del sud in fascia rossa. «Costernazione, rabbia e sgomento», dice. E rincara la dose: «È un tentativo di piegare la schiena ai calabresi, che non si inginocchieranno neanche questa volta, come non hanno mai fatto».

Sicilia

Infine il presidente della regione autonoma, la Sicilia, Nello Musumeci tira in ballo anche l’autonomia, la regione infatti è a statuto speciale. Rispetto agli altri governatori di centro destra, e in zona arancione, una fascia che comunque prevede la chiusura di bar e ristoranti e il blocco degli spostamenti. «Ci hanno imposto la zona arancione. È un provvedimento unilaterale, non concordato. E a molti appare dettato più da motivazioni politiche che scientifiche» . «L'autonomia in questi giorni è in vacanza. Per il governo centrale lo è da un pezzo. Gli episodi sono tali e tanti da farmi convincere sempre più del fatto che siamo di fronte a un pericoloso ritorno al centralismo romano che tende a mortificare e avvilire le autonomie regionali».

Anche in questo caso, per il presidente i dati non spiegano la scelta: «Con i dati di queste ore dovremmo essere a un Rt pari a 1,2», continua Musumeci, ovvero più basso di quello che dovrebbe fare scattare la chiusure. «La Campania ha avuto oltre quattromila nuovi positivi, la Sicilia poco più di mille. La Campania ha quasi 55 mila positivi, la Sicilia 18 mila», ma «Campania e Lazio sono in zona gialla. Perché questa spasmodica voglia di colpire centinaia di migliaia di imprese siciliane? Al governo Conte chiediamo di modificare il provvedimento, perché ingiusto e ingiustificato».

La destra in zona gialla

Mentre loro si lamentano, due colleghi di centro destra mantengono un basso profilo scampati all’ultimo dai provvedimenti. Giovanni Toti, presidente della Liguria, e Luca Zaia del Veneto. Dati in zona arancione fino a poche ore prima della firma dell’ordinanza, all’ultimo sono rientrati nelle zone a basso rischio, le zone gialle. Per loro niente restrizioni, anche se la situazione abbia già presentato per loro stessa ammissione diverse criticità.

Zaia, intervendo a Radio Anch’io, ha dimostrato solidarietà: «Credo che sia legittimo che De Luca e Fontana protestino, tutti noi abbiamo qualcosa da dire. Io personalmente ritengo fondamentale il contraddittorio sul servizio di prevenzione. Non vengo a fare polemiche, ma dico che le cose non sono mai perfette». Zaia conclude: «Anch'io avrei cose da replicare, ma tutti abbiamo un obiettivo, cioè di uscire presto da questa crisi».

Toti si è limitato a difendere la posizione.

© Riproduzione riservata