Il senatore Matteo Renzi rischia di perdere pezzi. Dopo l’attacco durissimo a Conte nel corso del dibattito al Senato prima del voto di fiducia ha chiesto ai suoi di dire no, ma a quel punto il suo gruppo di senatori ha rischiato di sfaldarsi ancora prima che finisse la seduta: una parte di loro si è rifiutata, di questi alcuni erano per la linea dell’astensione, pochi per il sì. Di fronte alla spaccattura Renzi e i suoi fedelissimi hanno cambiato strategia e chiesto di mostrare compatezza: dunque tutti astenuti. 

All’interno di Italia viva alcuni senatori non hanno digerito quella riunione dell'ex premier. Per questo, riferiscono fonti autorevoli del Pd, un gruppo di almeno quattro senatori sarebbe pronto a tornare nell’alveo della maggioranza. Timori, peraltro, che circolano anche nelle chat del gruppo di Italia viva.

Insomma, in queste ore si è passati dalla conta al Senato alla conta di Renzi, tanto che domani ci sarà una riunione del leader di Italia viva con i gruppi di Camera e Senato.

L’astensione

Nel corso dell’animato dibattito dopo le comunicazioni di Conte, prima del voto finale, Renzi ha convocato una riunione d’urgenza dopo il suo intervento. Il suo discorso contro Conte in Aula ha reso chiaro che le intenzioni del rottamatore potevano andare ben oltre la semplice astensione.

Da Italia viva e dal Pd raccontano adesso che il tentativo di fare cadere il governo effettivamente c’è stato, ma ha fatto più male all’ex sindaco di Firenze che a Conte. Il leader di Italia viva si è trovato a gestire i senatori in aperto dissenso. Da una parte i fedelissimi, come Teresa Bellanova e Davide Faraone, pronti ad andare fino in fondo con lui, dall’altra i senatori che non vogliono andare all’opposizione.

La conclusione è stata tornare a chiedere la compattezza almeno nell’astensione, che alla fine c’è stata se si esclude Riccardo Nencini del Psi.

A quanto riferiscono fonti dem ci sono quattro nomi dei ribelli pronti a passare di nuovo con la maggioranza: Eugenio Comincini, Leonardo Grimani, Annamaria Parente e Laura Garavini, ma potrebbero essere di più.

Ore decisive

Contattata da Domani, Garavini risponde sinteticamente: «Non sono in uscita», ma secondo altre fonti si tratterebbe solo di cautela, e il suo nome viene dato per certo. Che il gruppo sia nutrito d’altronde lo ha fatto presagire Comincini, che intervenendo a Un giorno da pecora su Radio uno oggi ha detto: «Se Iv andasse all'opposizione non me la sento di andarci anche io: questa è la dichiarazione di chi vuole fare tutto il possibile per ricucire lo strappo che ci è stato».

A quello scenario, ha aggiunto, «io spero non si arrivi, ci sono diversi colleghi animati dal convincimento che bisogna fare di tutto per ricucire», una constatazione che è anche un avvertimento per Renzi.

L’ex premier continua a dire a Conte che fa «la mossa dell'arrocco» per non dimettersi, ma a scacchi si gioca in due: ancora è presto per dire chi ha fatto la mossa sbagliata.

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