«Ormai è il Pd il vero partito “No-Zan”. Se si vuole una buona legge i voti ci sono». Ormai incontenibile, Matteo Renzi fa girare sui social una “card” in cui, in sostanza, finisce con il sostenere che la legge Zan non è una buona legge. Dopo che il suo gruppo alla Camera non solo l’ha approvata, ma ha anche abbondantemente contribuito a scriverla, grazie alla collaborazione della ministra della Famiglia Elena Bonetti – i cui uffici legislativi hanno verificato con cura la (poi) contestata formula «identità di genere» – e le deputate Lisa Noja e Lucia Annibali. «Ormai siamo al paradosso: si può votare la legge in un pomeriggio», scrive Renzi nella enews numero 717, «ma i principali avversari di una legge sono diventati i, pochi, senatori più estremisti del Pd. Sempre meno, a dire il vero, perché nel Pd cresce il numero di chi vuole saggiamente un accordo».

Renzi ha gioco facile a parlare delle divisioni fra i senatori del Pd. Ormai non è più un segreto che una parte di Base riformista è apertamente favorevole a cambiare la legge, come propongono Matteo Renzi e Matteo Salvini. Nel corso dell’ultima riunione, giovedì scorso, una senatrice ha chiesto alla capogruppo Simona Malpezzi di impegnarsi a lavorare alle modifiche sin dal primo scacco della maggioranza giallorossa al voto segreto. Malpezzi è finita nel mirino dei suoi compagni di corrente per aver interpretato alla lettera il no alle modifiche indicato dal segretario Enrico Letta. Renzi intanto soffia sul fuoco: «Ho fatto un appello in parlamento, lo farò fino all’ultimo giorno». Propone di modificare gli articoli 1,4 e 7 e accusa i dem «di allungare i tempi per fare del ddl Zan la battaglia identitaria in vista delle amministrative».

In realtà uno slittamento a settembre dell’approvazione – o della caduta – della legge è nell’ordine delle possibilità, ammette Malpezzi: «Va tenuto conto che già dalla prossima settimana arriveranno dei decreti che avranno la precedenza e quindi potrebbe esserci uno slittamento dell’esame del ddl che non dipende dalla nostra volontà». Per il senatore fiorentino invece il Pd ha calcolato tutto: un rinvio consente di utilizzare la legge in bilico come una clava nella campagna delle amministrative. Martedì il termine della consegna degli emendamenti. E si vedrà se Iv presenterà i propri, su cui – secondo le convinzioni renziane – Lega e Forza Italia potrebbero convergere.

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