Tatjana Rojc, la scrittrice italo slovena che siede al Senato tra gli Europeisti, torna nel Pd, ma per Pasqua. Rojc a fine gennaio aveva lasciato i dem per entrare nel gruppo che avrebbe dovuto accogliere tutti i responsabili perché nascesse il Conte ter, il nuovo esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Il tentativo è fallito, ma c’è un accordo perché non vada via subito.

Gli Europeisti, guidati da Raffaele Fantetti (ex Fi confluito nel Maie), sono a caccia di sostituti. Se non ce la faranno il gruppo dovrà sciogliersi. Senza la scrittrice infatti verrebbe meno il numero minimo di dieci. Per il presidente Fantetti però, racconta Rojc, ci sono buone speranze che ce la facciano.

Le probabilità

«Era implicito – dice la senatrice -, il cambiamento era stato dettato dall’appello del presidente Mattarella. Parlando con il segretario Zingaretti mi era stato proposto questo prestito a tempo. Ora ho detto che è giunto il tempo di tornare perché la costellazione è cambiata». Ora, prosegue «c’è il presidente Mario Draghi», e il suo intervento politico «è più importante nel gruppo del Pd». Resisterà fin alla prima settimana di aprile. Rojc è stata eletta come indipendente nelle liste del Pd a marzo 2018. Quando a fine anno si è trovata a una manifestazione in Piazza del Popolo con il segretario di allora, Enrico Martina, sul palco «la piazza ha gridato “unità”, e vedere queste persone così partecipi mi ha spinta a iscrivermi».

Non ha preso male che abbiano chiesto a lei di fare il passo estremo per sostenere Conte, e non a un altro: «Mi sentivo responsabile per il bene del paese. Penso che io sia un esempio di europeismo vivente», visto che arriva dal Friuli Venezia-Giulia: «La mia famiglia è molto europeista, ho parenti tedeschi, boemi, italiani… In Friuli non rappresento solo il Pd, ma anche la comunità nazionale slovena». Quando ha dichiarato il suo voto di fiducia a Draghi lo ha fatto in italiano e in lingua slovena.

Rojc spera comunque che gli Europeisti reggano anche dopo la sua defezione: «Ho parlato con il presidente Fantetti in maniera molto esplicita- continua – . Lui mi ha assicurato che ci sono le probabilità che il gruppo si mantenga e ci siamo dati come termine temporale Pasqua. Mi auguro che il gruppo possa implementare il proprio numero». Fantetti dunque si aspetta nuovi ingressi a breve: «L’impressione è questa, il gruppo comunque fa parte della maggioranza, se qualcuno invece di confluire nel misto aderisse con convinzione al gruppo degli europeisti ne sarei contenta». Nessun nome: «Per pudore non li ho chiesti».

L’ironia

Il 5 febbraio erano partite le consultazioni di Draghi, e il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ha fatto un tweet su di lei: «Ma la povera Tatjana Rojc è rimasta ostaggio dei “Costruttori per Conte”? Liberatela!». Lei dice: «Ho preso tutto con ironia, è un uomo di troppa esperienza per non sapere. E credo che il messaggio di Gori non se la prendesse con me, ma con Zingaretti».

Rojc mantiene buoni rapporti con tutti. Nel nuovo gruppo «non mi sono mai sentita in imbarazzo, tutti sapevamo chi eravamo, credo sia stato un punto alto della politica». Ha capito Zingaretti, ed è propositiva con Letta. Il discorso programmatico prima che venisse eletto segretario le è piaciuto: «Soprattutto la parte del legame con il territorio, lui ha chiamato questo “Agorà”, questo è un punto su cui non si può glissare. Roma è molto distante dal territorio: non dalla base, ma dalle persone». Lei, nonostante ufficialmente non sia rientrata tra le fila del suo gruppo, ha continuato a partecipare alle assemblee. Anche a quella dove Letta ha chiesto il passo indietro al capogruppo Andrea Marcucci: «Non è stato semplice rientrare per Enrico Letta, ce lo ha detto ieri». Adesso ringrazia l’ex capogruppo e confida nelle future alleanze: «Io sono una persona di dialogo» e «credo che per il Pd sia importante allargare, credo nei movimento civici, ci sono tante persone che forse non si riconoscono in un partito». È contenta per l’arrivo come nuova capogruppo della sottosegretaria Simona Malpezzi, che lei comunque domani non potrà votare: «Mi è stata sempre molto vicina».

La politica, conclude, «è fatta dagli uomini per gli uomini, le donne devono fare molta più fatica». Letta ha fatto bene a forzare la mano per il rinnovo dei vertici? «Direi di sì. Si poteva fare anche in maniera diversa forse, ma per raggiungere un risultato si prende concretamente una strada». E le donne «in questo sono molto più pragmatiche».

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