Alla sinistra di Roberto Gualtieri non ci sarà una lista unitaria della sinistra. O meglio, ci sarà, ma nell’elenco dei candidati non ci sarà il professore Giovanni Caudo, presidente del terzo Municipio protagonista di un exploit alle primarie, quando a sorpresa ha preso il 16 per cento (7388 preferenze), secondo piazzato dopo il vincitore (oltre il 60 per cento con 28.561 voti), staccando di molti punti gli altri concorrenti.

L’idea di mettere insieme tutte le forze civiche e di sinistra era stata proprio di Caudo, ex assessore all’Urbanistica della giunta di Ignazio Marino, l’ex sindaco che lo ha sostenuto alle primarie. Ma è durata il tempo di tre riunione alla sede del comitato, nel quartiere di Portonaccio della Capitale. È finita che accanto al candidato del centrosinistra ci sarà una lista civica ecologista e di sinistra. Ma anche un’altra, civica lo stesso, «progressista», ispirata a Caudo, ma senza la sua diretta partecipazione.

Martedì la rottura. Gi altri co-protagonisti delle primarie non hanno potuto accettare il progetto della lista «Roma futura» che il presidente del Terzo Municipio aveva stilato. Bello, almeno nelle intenzioni. «Roma Futura è una lista civica che si propone di rappresentare all’interno della coalizione del centro sinistra una proposta politica alternativa ambientalista, femminista e di giustizia sociale offerta al fermento sociale che anima la città ma che non trova ancora piena rappresentanza e che intende affermare e consolidare i valori costituzionali dell’antifascismo e dell’antirazzismo e che fa proprie le lotte per i diritti delle persone Lgbt+», dice il manifesto. La città, continua, «è un prodotto sociale, collettivo e per questo contrastiamo l’uso di criteri “aziendalistici” per indirizzare e valutare le scelte del governo della città. Oggi Roma è contemporaneamente inefficiente e ingiusta. Noi vogliamo costruire una città più semplice ed equa. Per questo occorrono una semplificazione amministrativa, un decentramento di poteri ai Municipi, un meccanismo di negoziazione sociale con gli attori della città».

Fino a qui tutto bene. I guai arrivano verso la fine, quando si scende sul concreto, ovvero sul «patto di adesione» che deve firmare chi vuole partecipare alla corsa sotto queste insegne: nella lista «non ci devono essere esponenti politici che svolgono il ruolo di segretari di partito, funzionari di partito, leader di movimenti politici, o coloro che hanno svolto due mandati di rappresentanza nelle assemblee elettive nei diversi livelli istituzionali». Niente politici, neanche per passione, come uno statuto similgrillino (della prima ora). Insomma esclusa la gran parte degli aspiranti candidati.

Progetto bocciato, dunque, per impraticabilità materiale. La lista ecologista di sinistra ci sarà comunque, a partecipare saranno Liberare Roma, Articolo 1, Sinistra Italiana e Sinistra per Roma. Ma non è escluso anche l’ingresso di socialisti. Caudo non si presenta, come conferma a Domani, ma ispirerà un’altra lista, civica, la sua «Roma futura»: con lui sarà l’associazione Pop, forse i radicali di Roma. E forse i quattro consiglieri Cinque stelle che hanno abbandonato Virginia Raggi e deciso di ricandidarsi a sostegno di Gualtieri. Mario Ciarla, coordinatore del tavolo del centrosinistra, chiede di «decidere presto sull'organizzazione della coalizione».

Anche perché nel frattempo arrivano boatos sul possibile anticipo delle elezioni a metà settembre, anziché il 10 ottobre. Palazzo Chigi teme una terza ondata di contagi. Significherebbe chiudere le liste a Ferragosto, o la settimana dopo. Il Pd nazionale è favorevole «per ragioni sanitarie, non certo di convenienza», spiegano al Nazareno. Il Pd romano non si esprime, certo l’accelerazione organizzativa non è vista di buon occhio.

A Roma dunque il centrosinistra avrà almeno sei liste: quella del Pd, quella di Demos (guidata da Paolo Ciani, colonna della Comunità di Sant’Egidio), quella della sinistra ecologista, «Roma Futura», Verdi, e la civica per Gualtieri. Il candidato sindaco aveva immaginato una formazione un po’ più compatta, ma questa moltiplicazione di candidati lo aiuta a recuperare un po’ di voti.

A sinistra si mette la sordina ai malumori. Nessuno vuole fare polemica ora che la campagna elettorale è quasi a pieno regime. «Stimo e rispetto tutti e auguro il meglio a tutti i protagonisti della coalizione», premette Amedeo Ciaccheri, presidente del Municipio VIII e portavoce di Liberare Roma, «ma è curiosa la pretesa di comandare sugli altri peraltro senza esporsi», «Non funziona così e non funziona la furia anti politica con dieci anni di ritardo dall’exploit grillino. Le singole biografie sono importanti, innovare non vuol dire rottamare con un piglio da censura proto grillina».

Caudo respinge l’accusa di «antipolitica»: «Roma Futura è la declinazione romana del municipalismo ecologico, femminista, e del contrasto alle disuguaglianze che c'è nei grandi comuni europei, a Madrid come a Parigi», spiega, «Altro che rinuncia alla politica, una politica di sinistra e una comunità politica che si ritrova sui temi non sulle bandiere».

E chi ha respinto al mittente il suo manifesto «ha discusso per lo più del fatto che nell’ultima riga del testo c’era un accenno al ruolo dei segretari e dei funzionari di partito, invece di cogliere la sfida di una cosa diversa. Non si è aperto neanche il discorso, ogni volta l’incipit era “vogliamo i simboli della sinistra” perché sono essenziali. Essenziale è cosa fai e ancora di più come lo fai. Si è preferito federare quelli che c’è». La sua lista ci sarà, «il mio appello resta sempre aperto e valido anche oggi e domani, chi vuole contribuire a costruire un movimento politico su base mutualistica, municipale e di sinistra è il benvenuto». 

© Riproduzione riservata