Pochi lo sanno, ma un primo confronto tra i nuovi candidati sindaco a Roma c’è già stato. Un confronto indiretto, a distanza. Ma nello stesso posto. Carlo Calenda, Enrico Michetti e Roberto Gualtieri si sono sfidati, in tre momenti diversi, sullo stesso territorio: il quartiere di periferia di Settecamini, poco fuori da Grande Raccordo Anulare. E parte del quarto municipio di Roma che è senza presidente da maggio del 2020, quando la Cinque stelle Roberta Della Casa è stata sfiduciata dalla sua stessa giunta. Qui i comitati di quartiere di Settecamini, Case Rosse, parco Tibur e Forno casale e dintorni, nell’arco di quattro giorni, hanno ricevuto i tre candidati che stanno lavorando per prendere il posto di Virginia Raggi. Per illustrare loro i problemi del quartiere, le disattenzioni dell’amministrazione e le mancanze strutturali che hanno reso Settecamini un quartiere isolato rispetto al resto della città. E abbandonato da istituzioni e politica.

Le tappe del degrado

«Quando ci sono venuta a vivere vent’anni fa, qui era un paradiso: verde, servizi, socialità… C’era tutto. Poi negli anni, pezzo dopo pezzo, ci hanno tolto tutto», racconta Patrizia Accorinti, una delle attiviste dei comitati che hanno organizzato l’iniziativa. La presidente del Comitato di quartiere di Settecamini e dintorni, Michela Esposito, ricorda le fasi del declino: «Nel 2006 il comune ha chiuso il principale parco del quartiere, che è stato occupato da un cantiere dei lavori sulla Tiburtina. In quel parco andavano i bambini a giocare, si facevano feste e ci si organizzavano incontri. Era un luogo importante per tutti». «Poi, nel 2014, è stato chiuso il consultorio, dove tutte noi avevamo fatto i corsi pre-gravidanza. E nello stesso anno è stato deciso di far passare il nuovo sottopasso della Tiburtina in mezzo al quartiere, spaccando di fatto a metà Settecamini». «Poi nel 2017 hanno chiuso il centro culturale. E alla fine nel 2018 hanno chiuso la stazione dei carabinieri, motivo per cui oggi qui da noi manca un presidio di legalità e sicurezza».

Sono solo alcune delle storie che gli abitanti hanno raccontato ai candidati sindaco: ma di fatto è il terreno di sfida su cui Calenda, Michetti e Gualtieri si sono scontrati, in una specie di gara a chi avrebbe fatto la migliore impressione ai cittadini del posto. O la migliore promessa.

Tre stili di promesse

Si è visto lo stile dei tre candidati verso lo stesso, complicato rebus.  Per esempio il candidato di Azione e Italia viva, Carlo Calenda, ascolta gli abitanti, si meraviglia quando deve meravigliarsi e si indigna quando gli viene raccontato di qualcosa che il Comune ha fatto male o non ha fatto. Poi, quando è convinto di aver sentito abbastanza, chiede ai presenti di pazientare un attimo, tira fuori di tasca il cellulare e inquadra prima la piazza, poi il giardino abbandonato della scuola, poi il centro sportivo abbandonato e, sempre con almeno una battuta ironica sull’operato della Raggi, registra un video in cui critica l’amministrazione. Il candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri, invece ascolta. Non ha bisogno di filmare perché ha al seguito un ragazzo, con treppiede e telecamera, che lo inquadra mentre si fa guidare dagli abitanti attraverso il quartiere.

Il candidato del centrodestra, Enrico Michetti, ascolta e poi tira fuori la sua soluzione: per la caserma dei carabinieri serve una normativa di sicurezza speciale, il centro sportivo abbandonato va affidato a qualcuno per almeno dieci anni, l’importante è che lo si riqualifichi. Prima di andarsene, consegna un messaggio: «Qui serve una buona amministrazione municipale. Voi dovete eleggere una persona di qualità. Una volta sindaco potrò fare stanziamenti, ma io non starò qua, sarò in Campidoglio».

Calenda e Gualtieri non hanno bisogno di ribadire questo punto, si presentano entrambi con il loro candidato al municipio. Quello di Azione e Iv, Federico Sciarra, segue Calenda nell’incontro con i cittadini. Il candidato al quarto municipio del centrosinistra, Massimiliano Umberti, fa da Cicerone a Gualtieri assieme agli abitanti, spiegando all’ex ministro alcune criticità della zona e quasi rubando un po’ la scena. Gualtieri guadagna l’attenzione dei cittadini solo verso la fine della visita, quando dà in anteprima la notizia che nel decreto infrastrutture di fine luglio ci sarà l’esenzione del casello autostradale Settecamini per i residenti. Gli abitanti della zona lo chiedevano da tempo.

Neanche i carabinieri

Così Gualtieri risulta «l’uomo delle istituzioni», il politico di professione che risolve i problemi. Michetti lascia il «tecnico», dalla parte dei cittadini. Calenda è invece è l’«outsider». Quando gli vengono posti i problemi non dà subito risposte, ma rimanda sempre ai piani che ha scritto per ogni municipio, chiedendo ai cittadini di andarli a leggere. Michetti si ferma a parlare con un cittadino dei rifiuti, e si prende una manciata di minuti per spiegargli come funzionano le sfere di competenze tra regione e comune sulla raccolta dell’immondizia. Gualtieri invece si è preparato: quando gli fanno vedere la caserma abbandonata, annuncia di essere già in contatto con governo e arma dei Carabinieri per trovare una soluzione, poco dopo si allontana per una telefonata e torna spiegando che la chiamata riguardava proprio la caserma. Alla fine lascia gli abitanti di Settecamini promettendo che non perderà tempo e non aspetterà di essere eletto, cosa su cui non ha dubbi: «Questi problemi cominciamo a risolverli anche dall’opposizione». 

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