L’economista Laura Pennacchi, già sottosegretaria del primo governo Prodi, racconta che per mettere insieme le tesi dell’Ulivo, a metà Novanta, ci vollero anni di lavoro. Poi le vittorie, le sconfitte, gli errori. Oggi, dice, «non dobbiamo difendere le piccole rendite di voti, dobbiamo progettare il nuovo. Decenni di pratiche di arretramento del pubblico, dalle privatizzazioni alla sanità, hanno depotenziato la pubblica amministrazione. E’ una delle ragioni per cui facciamo tanta difficoltà ad affrontare il Next Generation Eu». Risponde alla ‘sardina’ Mattia Sartori che ha raccontato la sinistra per come la conosce lui: «Troppe liste, poche persone. Troppe rivendicazioni, poche visioni. Troppe paure, poco coraggio. Troppe prime donne, troppe poche donne».

Saltando da una schermata all'altra si incrociano, imprevisti, duetti di questo genere. Così è andata ieri all’assemblea digitale di Equologica – in rete su varie piattaforme e siti, anche su quello di Domani –, atto primo di una futura rete rossoverde con l’intenzione di mettere insieme «la sinistra, l’ecologia, il civismo che si è organizzato in questi anni attorno ad esperienze amministrative e sociali». Un evento polifonico, 44 tavoli e otto panel, «una maratona», la definisce il presidente della Camera Roberto Fico, lunga un giorno intero, decine di migliaia di utenti unici. Paradossalmente il web accorcia le distanze. La trama di questa rete è da mesi in costruzione, ma anche gli ‘ospiti’ sono a loro agio. Ci sono i ministri Catalfo, Speranza e Manfredi, il sindaco di Istambul Ekrem İmamoğlu, quello di Milano Beppe Sala, un plotone di amministratori, e ancora il greco Alexis Tsipras, la spagnola Eugenia Palop (Podemos), Jean-Paul Fitoussi e Gunther Pauli. A sera arriva il «caloroso saluto» del premier Giuseppe Conte, che condivide e benedice «pienamente» lo spirito di Equologica. A organizzare la rete parlamentari, europarlamentari, amministratori e attivisti. Fra loro l’ex ministro ed ex grillino Lorenzo Fioramonti, Francesco Laforgia (Leu), Elisabetta Piccolotti (Si), Massimiliano Smeriglio, europarlamentare del Pd, Nicola Fratoianni (Leu), Massimo Zedda, capo dell’opposizione alla Regione Sardegna. Decine gli e le ospiti che si confrontano su come uscire dalle crisi ecologica e sociale, passando per «la libertà femminile», «la lotta ai cambiamenti climatici e alle diseguaglianze». «L’Ue vuole essere leader dei cambiamenti», spiega il presidente dell’Europarlamento David Sassoli, «vogliamo essere all’avanguardia e dobbiamo farlo per le generazioni future. Il Green Deal e Next Generation Ue sono le nostre opportunità, vogliamo correre». Andrea Orlando, vicesegretario Pd parla dell’esigenza «di costruire un campo di forze plurali che tra loro siano compatibili, altrimenti la credibilità non regge. Recuperare radicalità nel centrosinistra significa poter battere anche i populismi». «Scommettiamo sul collettivo», dice Smeriglio nella plenaria, «perché la politica è un processo collettivo, oppure non è. Noi abbiamo sviluppato inconsapevolmente negli ultimi anni l’idea della sinistra che parla alle minoranze. Non basta indignarci contro razzismo e sovranismo. Occorre sporcarci le mani, fare un corpo a corpo nelle fratture della società italiana».

Si confronta anche chi non ci starà. Come il verde Angelo Bonelli: «La vera innovazione sta nel costruire una forza ecologista e civica che non parli solo alla sinistra». O chi avverte, come Elly Schlein che «bisogna allargare, non serve l’ennesimo partito, e guai a dividersi in più liste alle amministrative». Ma le liste civiche unitarie alle prossime amministrative sono già all’orizzonte, spiega Amedeo Ciaccheri di Liberare Roma. Da oggi, giura Claudio Marotta, che che precede di poco la chiusura di Luciana Castellina, «parte il percorso per costruire una nuova forza. Coltivando il massimo grado di unitarietà del campo democratico e progressista, senza mai rinunciare alla propria indipendenza». «Abbiamo raccolto uno straordinario patrimonio di riflessioni e spunti, ora viene il tempo di tradurlo in battaglie e proposte politiche», secondo Betta Piccolotti, «Stasera non chiudiamo nulla, ma apriamo porte e percorsi. Ci rivediamo a gennaio, per una più classica assemblea in cui individuare e lanciare campagne, e scegliere le persone che le coordineranno». Prima le assemblee territoriali, «Equologica non è un partito ma non sarà solo un luogo di confronto culturale, sarà un luogo per l’azione coordinata nelle istituzioni e nella società».

© Riproduzione riservata