Il popolo dei Cinque stelle ha parlato. O meglio, una minima parte degli iscritti a Rousseau ha cliccato: dei quasi 190mila utenti registrati nel sistema del Movimento, si sono espressi tra giovedì e ieri meno del 10 per cento, con un numero di voti che oscilla tra i 15 e i 16mila. Ben poca roba, non solo se comparata al numero di iscritti, ma anche alle altre votazioni effettuate sul sistema. Per capirci, il via libera al Conte II era stato da votato quasi 80mila persone.

Stati generali flop

Fonti di primo piano bollano il voto come «poco sexy», ma anche la kermesse organizzata da Vito Crimi non ha coinvolto gli attivisti dei Cinque stelle: a guardare il capo politico nello studio virtuale che si confrontava con i diversi iscritti a parlare c’erano solo 8mila persone. Decisamente poche, anche secondo i parlamentari, insofferenti di fronte a un risultato così misero.

La lettura principale è che il metodo Rousseau non paga più ed entusiasma ancora meno: la democrazia diretta a corrente alternata, evocata solo quando i dirigenti lo concedono, non incrocia più la stessa lunghezza d’onda degli attivisti. Resta poi la questione irrisolta dei quesiti: posti in maniera già orientata (la domanda di base era sempre la stessa, «condividi questa affermazione?») e scritti in maniera poco chiara, valgono al massimo come una ratifica.

Ora lo sguardo è rivolto al futuro, con i parlamentari che sperano di lasciarsi finalmente alle spalle il brutto capitolo degli Stati generali e la difficilissima settimana del voto sulla riforma del Mes, che ha visto l’addio di quattro deputati al gruppo (e comunque è costata dodici voti contrari e dieci astenuti). «Mi auguro che entro un mese si definisca una nuova struttura nel Movimento, abbiamo la necessità impellente di chiudere gli Stati generali e votare una leadership», dice Sergio Battelli, presidente della Commissione per le politiche europee.

La strada è ancora lunga, però. Mentre lo scontento nei confronti dell’eterno reggente Vito Crimi cresce, non ci si può aspettare nessun passo avanti di qui a un mese: le modifiche statutarie vanno infatti approvate dal Collegio di garanzia, formato da Crimi, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri. Dopodiché bisognerà definire le regole per le candidature all’organo collegiale: su questo aspetto non c’è ancora nessuna certezza, la decisione su chi determinerà incompatibilità e norme per l’elezione è in mano, ancora una volta, a Crimi.

Autocandidature

Intanto, gli aspiranti membri non perdono occasione per farsi notare. Come il ministro degli Esteri, che la prossima settimana inizierà il suo tour di “agorà”, i confronti coi cittadini inaugurati dai grillini agli inizi del Movimento: mentre Crimi discuterà ancora dei contenuti di programma con gli iscritti di Rousseau, i cittadini interessati di Campania, Puglia e Sicilia potranno interagire con Luigi Di Maio su Zoom.

«Guarda caso, le tre regioni con più iscritti», dice un parlamentare, «quelle che spostano i voti». Perché Di Maio di voti da spostare per competere con lo strapotere di Alessandro Di Battista tra gli attivisti, ne ha parecchi. Anche se i parlamentari già temono che si finisca per organizzare un bis del direttorio messo in piedi anni fa, poco operativo e in cui regnava un conflitto perenne tra i cinque membri, Di Battista, Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia. Un’esperienza alla fine dissolta per intervento del fondatore Beppe Grillo.

E poi c’è Davide Casaleggio, che ha inaugurato a sua volta un ciclo di incontri, ma che ormai si sta guadagnando la disaffezione di parlamentari e attivisti: «Adesso che sarà solo fornitore non potrà di certo organizzare iniziative che vedano un legame diretto tra Rousseau e il Movimento», dice una fonte qualificata.

 

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