Il tribunale di Torino ha assolto Matteo Salvini «per la particolare tenuità del fatto» nell’ambito del processo in cui era imputato per vilipendio all’ordine giudiziario. I fatti contestati risalivano a un congresso della Lega che si era svolto a Collegno, nel torinese, nel 2016: «Difenderò qualunque leghista indagato da quella schifezza che si chiama magistratura italiana, un cancro da estirpare» aveva detto il leader del Carroccio. Il pm, Emilio Gatti, nel corso della requisitoria aveva chiesto una sanzione da 3000 euro. Le parole pronunciate in quell’occasione dal leader della Lega, ha detto, «sono oltraggiose», visto che nel suo intervento nel congresso «ha paragonato i magistrati a escrementi, la magistratura a qualcosa di ripugnante definendola “schifezza” e a una malattia, “un cancro” da estirpare, una chiara terminologia con cui solitamente ci si riferisce alla mafia».

Il tribunale gli ha dato torto e Salvini ha festeggiato dicendo che adesso bisogna smontare «il sistema» dell’ex magistrato Luca Palamara: «Sono contento, ringrazio giudice e avvocato. La Giustizia italiana va profondamente riformata, il “sistema Palamara” va smontato per il bene dei cittadini e dei tanti magistrati davvero liberi e indipendenti». Palamara, secondo quanto riporta un’intercettazione, aveva detto che bisognava perseguire Salvini, riferendosi però a un caso relativo alla gestione degli sbarchi dei migranti.

L’avvocata, Caludia Ecchera è «molto soddisfatta»: «Questa sentenza ripristina lo stato di diritto». Il giudice «ha contestualizzato correttamente le frasi pronunciate da Matteo Salvini in un consesso assolutamente privato all’interno di una riunione di un partito dove alla stampa era inibito l’accesso. Il giudice - ha concluso il legale - ha evidentemente anche verificato che queste parole, decontestualizzate, comunque hanno perso la loro carica offensiva».

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